I numeri e i motivi del bracconaggio
(Se vuoi contribuire alla tutela del rinoceronte, vedi in fondo all’articolo)
193 rinoceronti uccisi in Sud Africa nei primi sei mesi del 2011.
333 rinoceronti massacrati nel 2010.
126 rinoceronti caduti nel Kruger National Park, dove già nel 2010 erano scomparsi in 146.
Il bracconaggio, soprattutto in Africa, miete vittime a centinaia. Non si tratta soltanto di una “caccia senza controllo”: i bracconieri fanno uso di armi sofisticate, di vere e proprie armi automatiche e di costosi elicotteri. È chiaro che non si tratta di un piccolo commercio fatto per arrotondare, ma di un business in grande stile e largamente finanziato.
Il corno, un’illusoria panacea per le malattie
Perché darsi tanto da fare, assalendo dei grossi mammiferi quando l’Africa pullula di animali ben più piccoli e facili da catturare? La risposta sta nel corno. Secondo la medicina orientale, il corno triturato e lavorato è capace di curare alcune malattie degne di nota come la malaria e l’epilessia, motivo per cui già mille anni fa la Cina ha visto sparire il suo ultimo rinoceronte. Risultato? Il corno dei rinoceronti africani si paga fino a 3 dollari al grammo, mentre quello dei cugini asiatici fino a 66 dollari al grammo, che corrisponde a circa sei volte il prezzo dell’oro.
Dal punto di vista scientifico, il corno sembra effettivamente capace di far abbassare la febbre, ma nessuno studio ha chiarito se sia in grado anche di curare le malattie. Fino a prova contraria, rimane una panacea di poco conto e di sicuro non giustifica la caccia indiscriminata dell’animale.
Una questione di denaro
Naturalmente questa “divinizzazione” del corno ha fatto nascere un business su altri fronti: nello Yemen, per esempio, con il suo materiale si fanno dei pugnali ricurvi molto venduti, che hanno portato alla morte del 90% dei rinoceronti in tre Stati diversi. Grazie alla CITES, che ha vietato il commercio del rinoceronte, lo sterminio nello Yemen è diminuito: ma è rimasto attivo il bracconaggio.
A questo punto nasce spontanea un’altra domanda: perché uccidere l’animale e non limitarsi a esportare il corno (operazione, comunque, molto dolorosa)? Si tratta di puro egoismo commerciale: se uccido l’esemplare a cui tolgo il corno, sono sicuro di non inseguirlo in futuro e di non ritrovarmi a pedinare un esemplare da cui non ricavo niente. A ogni modo, già togliergli il corno mette a rischio la sua riproduzione (i rinoceronti lottano tra loro per accaparrarsi il “premio” femminile).
Si sta già facendo molto per fermare lo scempio, ma occorre un enorme finanziamento per combattere i bracconieri sul loro campo e per spingere le associazioni a intervenire. Il WWF, per esempio, si sta adoperando per tutelare i rinoceronti nei Parchi Nazionali di Etosha (in Namibia) e di Garamba (in Congo) e ad aiutare gli enti dei vari Stati nella lotta contro il bracconaggio.
Cosa puoi fare
Per aiutare il WWF in quello che ha chiamato «Progetto Rinoceronte» potete fare una donazione direttamente sul suo sito a questo indirizzo.
L’operazione è semplice e veloce: potete decidere se fare una donazione singola (pagate quest’unica cifra e basta), oppure se farla bimestralmente o annualmente. Una volta fatta la scelta, dovete inserire i vostri dati (ovviamente reali per poter risalire a voi in caso di bisogno) e scegliere il metodo di pagamento: carta di credito, PayPal, bonifico bancario o postale, ecc.