Cosa dicono le profezie dei Maya – Il calendario, le date e il mito della distruzione

9 Gennaio 2012 | Miti e religione

Una scadenza fasulla

Da diversi anni, e con l’avvicinarsi del momento fatidico, si è diffusa tra la gente la voce di una profezia pronunciata niente di meno che dall’antico popolo dei Maya, vissuto nell’area del mesoamerica a partire dal 1500 a.C. circa. La profezia si rifà a un mito piuttosto interessante, che andremo a vedere nei dettagli in questo articolo, e parla di un (presunto) evento catastrofico che dovrebbe coinvolgere il mondo intero nella data esatta del 21 dicembre 2012.

Niente di più sbagliato. Al di là del fatto che è estremamente improbabile che una catastrofe di proporzioni mondiali si verifichi (come potete leggere in questo articolo), anche il significato del calendario Maya è stato frainteso. Tra poco vedremo il perché.

Non manca poi molto alla data ed è probabile che, a partire da questo gennaio, la gente abbia cominciato a informarsi sul motivo di tanto interesse a riguardo di un semplice mito. Dopotutto, esistono delle intere comunità che si stanno adoperando per creare dei rifugi anti-apocalisse.

A dire la verità, i movimenti “pro-maya” sono attivi già da tempo e si rifanno spesso alle vecchie teorie sulla fine del mondo. Naturalmente non c’è la stessa paranoia che colpiva il popolano del medioevo: quando appariva una cometa in cielo o, peggio, quando la fine del millennio era alle porte, nascevano vere e proprie fobie e psicosi, che arrivavano a volte a gesti estremi. La differenza con il medioevo? L’uomo moderno è più pratico e meno propenso a credere alle favole. Forse.

Vediamo di capire da dove deriva questa credenza della “fine del mondo”. Prima di tutto, diamo un’occhiata al mito dei Maya che ci interessa da vicino e che parla di “Ere distrutte” da catastrofi naturali. In secondo luogo, è indispensabile conoscere come i Maya calcolavano il loro calendario. In base a questo, ci sarà facile collegare l’idea dei “Soli distrutti” e della nascita del “nuovo Sole” (nella pratica, l’inizio di una nuova Era).

Il mito dei Quattro Soli che ci hanno preceduto

Le Ere precedenti

I popoli del mesoamerica (come gli Aztechi e i Maya) erano convinti che la storia procedesse per cicli. Alla fine di un grande ciclo (o “Sole”) ci sarebbe stato un cambiamento, una sorta di ritorno alle origini, al quale sarebbe seguito il ciclo successivo. Secondo questa visione, noi stiamo vivendo nel Quinto Sole.

Che fine hanno fatto i “Soli” precedenti? Il Primo Sole (chiamato nella loro lingua Matlactili), ha avuto una durata di 4008 anni. A quel tempo abitavano i giganti, che si nutrivano di mais. Fu un diluvio (apachiohualiztli) a distruggerlo, nel giorno 10 Acqua (Matlactli Atl): dopo questo evento gli uomini furono costretti a trasformarsi in pesci, a eccezione di una coppia (alcuni dicono sette coppie) che si protesse all’interno di una caverna. La vicenda non vi ricorda forse il diluvio universale della Bibbia? Per dirla tutta, quasi ogni mito di quasi ogni religione ha una proprio versione del diluvio universale. Anche qui andrebbe aperto un lungo paragrafo, che è però fuori tema con l’articolo.

Il Secondo Sole (Ehecatl) è durato 4010 anni. È scritto che ci si nutriva del frutto selvatico acotzintli. Quest’Era fu distrutto dal dio del vento Ehecoatl nell’anno 1 Cane e gli uomini divennero scimmie e si ritirarono sugli alberi per salvarsi. Alla distruzione, come dopo la prima, si salvò una coppia.

Il Terzo Sole (Tleyquiyahuillo) durò 4081 anni; gli uomini si nutrivano del frutto tzincoacoc. Fu il fuoco a distruggerlo, proveniente dal cielo. Se dovessimo interpretarlo, probabilmente lo assoceremmo a una colata di lava. Gli uomini si trasformarono in uccelli.

Infine, l’ultima Era, il Quarto Sole (Tzontililac). La sua durata fu di 5026 anni e sembra sia stata iniziata da un certo Tula. L’Era prese il nome di tzontililac, cioè «chioma nera». Le cause della sua distruzione? Un inferno di fuoco e di pioggia di sangue, che portò alla morte degli uomini per fame.

Il Quinto Sole

Come si può vedere, gli antichi spiegavano i fenomeni naturali come se fossero opera degli déi e li tramandavano a voce perché ne restasse memoria. Se voi non aveste le nozioni del mondo moderno, come interpretereste l’esplosione di un vulcano o un’inondazione? Con il tempo la storia diventa mito, il mito diventa leggenda, e questa leggenda è arrivata fin da noi con i suoi cupi risvolti.

Finita la quarta Era, infatti, un nuovo Sole si è affacciato all’orizzonte: il nostro. Gli Aztechi lo chiamavano Tonatiuh, che tra l’altro era il loro dio del Sole in persona. La paura di una nuova fine del mondo (una nuova catastrofe naturale) spinse i mesoamericani a “placare la sua ira” attraverso i sacrifici di prigionieri umani.

Non scendo in profondità sull’argomento: faccio solo notare che il rito del sacrificio, per noi barbaro e sanguinario, era un fatto comune al pari della guerra tra gli Aztechi e interpretato in modo del tutto diverso da come lo vediamo noi. Inga Clendinnen nella sua meravigliosa opera, Gli Aztechi, ci dà una chiara idea del significato di “sacrificio” presso i mesoamericani.

Perché gli studiosi sono convinti che i Maya abbiano previsto la fine del Quinto Sole (la nostra Era) proprio il 21 dicembre 2012? Per avere una risposta, a questo punto dobbiamo “sfogliare” il loro calendario e agganciarlo al mito.

Il calendario Maya

Nell’America centrale era diffuso un calendario molto complesso, che si basava su tre cicli particolari. La presenza di un calendario tanto elaborato può far capire come la civiltà dei Maya fosse evoluta in campo scientifico. Servirebbe qualche riga di troppo per spiegare il grado di progresso dei mesoamericani: qua mi limito a osservare che avevano conoscenze estremamente avanzate in campo matematico, astronomico e nell’architettura, tanto da creare opere meravigliose come il complesso di piramidi di Teotihuacán.

Una nota: questa sezione non è indispensabile da leggere, ma aiuta a capire il seguito. Chi non ha tempo o voglia, può saltarla e continuare a leggere direttamente dal prossimo capitolo. Consiglio comunque di dare una letta veloce alla parte che riguarda il calendario del lungo computo, che è il “cuore” dell’articolo.

Le suddivisioni del calendario

Iniziamo con qualche termine che ci tornerà utile tra poco. Il singolo giorno era chiamato kin. Un uinal corrispondeva a un mese fatto di 20 giorni. Un tun corrispondeva a 18 uinal e pertanto era composto da 360 giorni. Un katun era un periodo di 7.200 giorni (20 tun). Il numero 72, seguito o meno da zeri, è un numero ricorrente nelle mitologie. Se prendiamo venti katun abbiamo un periodo di 144.000 giorni, chiamato baktun: si tratta di un altro numero ricorrente – lo troviamo, per esempio, nella Bibbia (Apocalisse 14:1):

Poi guardai ed ecco l’Agnello ritto sul monte Sion e insieme centoquarantaquattro mila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo.

Sulla base di questi numeri, diversi studiosi, esperti e meno esperti, hanno elaborato teorie sul possibile significato della numerazione maya, spaziando dalla religione a un possibile mistero racchiuso tra le cifre. Alcuni punti di vista sono interessanti, coinvolgono anche altre civiltà antiche, e magari in futuro creerò un articolo per riunire le varie ipotesi.

Tre cicli del calendario

Come dicevo all’inizio, il calendario era diviso in tre cicli. Il tzolkin era il ciclo di 260 giorni ed era usato per questioni religiose. Si basava su due cicli più brevi:
– uno da tredici giorni (numerati da 1 a 13)
– uno da venti giorni, che avevano nomi ben precisi: Ahau, Imix, Ik, Akbal, Kan, Chicchan, Cimi, Manik, Lamat, Muluc, Oc, Chuen, Eb, Ben, Ix, Men, Cib, Caban, Etznab, Caunac.

Ognuno di questi due cicli avanzava di uno ogni giorno, il che significa che il primo giorno del ciclo era “1 Ahau”, il secondo giorno “2 Imix” e così via. Il giorno 1 Ahau, quindi, si ripresentava solo dopo un tzolkin (cioè dopo 260 giorni). Se moltiplichiamo 13×20 otteniamo, infatti, 260 giorni.

L’haab era invece simile al nostro calendario gregoriano. Contava 360 giorni, ai quali si aggiungeva cinque giorni chiamati uayeb (che, tra l’altro, erano considerati al punto sfortunati da costringere la gente a rimanere nelle loro abitazioni). Era diviso in 18 mesi in cui nomi erano Pop, Uo, Zip, Zotz, Tzec, Xul, Yaxkin, Mol, Chen, Yax, Zac, Ceh, Mac, Kankin, Muan, Pax, Kayab, Cumku. Ogni mese era composto da venti giorni, numerati da 0 a 19 (18×20=360 giorni).

Infine, il lungo computo era il ciclo più complicato da calcolare. Più che un calendario vero e proprio era un “conta giorni”. Era formato da cinque cifre (posizioni) che nell’ordine rappresentavano:
baktun: come visto sopra un baktun corrisponde a 144.000 giorni. Il suo conteggio parte dal 3114 a.C. e questa posizione assume un valore che va da 1 a 13, poi si resetta e riparte dall’inizio. Da precisare che siccome in questo caso lo zero non è contemplato, il numero 13 assume il valore di “zero”: questo significa che il primo baktun, nel lungo computo, aveva valore “13”.
katun: ogni katun conta 7.200 giorni. Questa posizione è contrassegnata da un numero che va da 0 a 19, dopodiché si azzera e si passa a un nuovo baktun.
tun: ognuno conta 360 giorni. Anche questa posizione va da 0 a 19, dopodiché si entra in un nuovo katun.
uinal: ognuno conta 20 giorni. Questa posizione va da 0 a 17, dopodiché si passa al tun successivo.
kin: vale un giorno dei nostri. Questa posizione va da 0 a 19, quindi si passa all’uinal successivo.

Facciamo un esempio completo. Nei tre calendari, il 26 dicembre 2011 corrisponde a:
7 Caunac nel tzolkin
7 Kankin nel haab
12.19.18.17.19 nel lungo computo

Il primo giorno del lungo computo, corrispondente forse al 6 settembre 3114 a.C., era quindi rappresentato da 13.0.0.0.0

21 dicembre 2012: la distruzione del Quinto Sole?

Da quanto visto sopra, possiamo immaginare che i Maya ritenessero molto importante la matematica e le “coincidenze” numeriche. In particolare, con l’inizio di un nuovo lungo computo la festa doveva essere grandiosa – visto che nessuno aveva mai avuto occasione di assistervi.

Perché la data del 21 dicembre 2012 ha attirato così tanto l’attenzione? Semplice: il prossimo lungo computo inizia esattamente il 21 dicembre 2012. In questa data, infatti, il calendario maya ritornerà ad avere valore 13.0.0.0.0. Trattandosi di una data rara e importante, ecco nascere le mille ipotesi su un radicale cambiamento nel mondo. Unendo questo fatto con il mito maya (che abbiamo visto a inizio articolo), ne esce una buona carrellata di catastrofi.

Ma è davvero così? La data in questione è davvero il 21 dicembre 2012?

Premesse sbagliate

Per rispondere mancano due dettagli. Primo, i Maya erano convinti che il loro mondo (meglio, la loro “Era”) fosse iniziato il 6 settembre 3114 a.C. (che, come abbiamo visto, corrisponde all’inizio del conteggio del lungo computo).

Secondo, se calcoliamo la durata di un lungo computo, moltiplicando tra loro la “lunghezza” delle sue posizioni, abbiamo:
13x20x20x18x20 = 1.872.000 giorni
che corrisponde a circa 5125 anni nel nostro calendario gregoriano.
Se proviamo a partire dal 6 settembre 3114 a.C. e ci aggiungiamo questi 5125 anni, andremo a finire più o meno al 21 dicembre 2012.

Anche se avete la pazienza, come ho fatto io, di fare qualche calcolo, vi renderete conto che il conto non è dei più facili. Dobbiamo infatti tenere conto degli anni bisestili. La riforma giuliana è avvenuta soltanto nel 46 a.C.: prima di questa data il calcolo risulta piuttosto complicato.

In realtà, il vero problema è un altro: la data del 6 settembre 3114 a.C. non è del tutto certa. Alcuni studiosi propongono come data l’8 settembre: in questo caso l’inizio del nuovo lungo computo sarebbe il 23 dicembre 2012. Altri ancora l’11 agosto. Ma studiosi più arditi, come i fratelli Bohumil e Vladimir Böhm, tirano fuori l’11 novembre 3374 a.C., che sposterebbe la data fatidica di ben 260 anni.

Qualche conclusione: distruzione, cambiamento o un semplice mito?

Vediamo di trarre una conclusione. Innanzitutto, i dati che abbiamo a riguardo del 13° baktun risalgono tutti a una tavoletta di pietra ritrovata a Tortuguero, in Tabasco (uno Stato messicano), identificata come “Monumento 6”. La tavoletta è danneggiata e gli studiosi si basano sulle traduzioni di Stephen Houston e David Stuart, due universitari che nel 1996 lessero tra le righe dell’arrivo di un dio alla fine del 13° baktun.

Non si sa cosa implica l’arrivo del dio. Gli studiosi, quindi, immaginarono che sulla tavoletta fosse scritta una profezia. Ma i dati successivi, sempre a opera dei due universitari, sembrano confutare anche l’idea della profezia (chi mastica l’inglese può leggere l’articolo approfondito sul loro blog). La traduzione della tavoletta è qualcosa del genere:

Ecco, il 21 dicembre 2012 il dio scenderà sulla Terra per cominciare un ciclo nuovo, morirà il vecchio mondo e nascerà un mondo nuovo.

Come vedete, non si parla direttamente né di distruzione, né di una “catastrofe” con il fuoco, di cui tanto si parla in giro per la rete. Sostituite la parola “mondo” con “Era” e la profezia assumerà un altro spessore.

Complicare le cose semplici

I Maya erano convinti che il Quinto Sole (la nostra Era) fosse iniziato almeno nel 3114 a.C. Naturalmente, i dati del mito non possono essere “diretti” ma tramandati nel tempo: anche se fosse cominciato davvero cinquemila anni fa, nessuno era lì per registrarlo e per sapere la data effettiva. La logica, quindi, fa immaginare che si tratti di una data scelta casualmente o in base ad altri dati (per esempio astronomici, visto che i mesoamericani avevano molto a cuore i moti del cielo).

Ma se anche la quinta Era fosse iniziata nel 3114 a.C., la fine del Quinto Sole è preannunciata da un fatto che non ha nessuna conseguenza logica: semplicemente, termina un ciclo di calendario. Perché ritenere che il mondo venga distrutto a causa della fine di un ciclo di calendario? Soltanto perché risulta bello da pensare che il lungo computo riparta da zero? L’uomo ha da sempre una fissazione naturale per i numeri. I numeri tondi o con particolari “disegni” ci affascinano istintivamente: questo non vuol dire che abbiano un significato materiale. È successo forse qualcosa nell’anno 1000 o 2000 del nostro calendario?

Infine, ponendo validi i due punti precedenti – l’inizio del Quinto Sole nel 3114 a.C. e il fatto che il calendario segni effettivamente il 21 dicembre 2012 come data di fine -, sembra che i Maya non abbiano previsto una vera e propria distruzione, ma soltanto un cambiamento. La parola “cambiamento” significa tutto e niente. E non dimentichiamo che esiste la concreta possibilità che la data iniziale del 3114 a.C. sia sbagliata.

Quale sia la risposta, qualsiasi sia la data che inizi il nuovo lungo computo, la domanda principale è: credete davvero che qualcuno in passato abbia avuto la capacità di predire una catastrofe di livello mondiale a distanza di millenni? Se lo credete, iniziate a prepararvi anima e corpo: la data fatidica è ormai alle porte.

Fonti principali
Adrian G. Gilbert e Maurice M. Cotterell, «Le profezie dei Maya»
Graham Hancock, «Impronte degli dei»
Etichette
Etichette:, , ,
Ultimi Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.