Introduzione
(per sapere cosa puoi fare per aiutare la tutela delle tartarughe marine, vedi in fondo all’articolo)
150 mila tartarughe finite nelle attrezzature da pesca ogni anno nel Mediterraneo
40 mila tartarughe marine morte ogni anno nel Mediterraneo
1 sola specie di tartaruga marina (Caretta caretta) rimasta a nidificare in Italia
I dati sopra parlano chiaro: dopo 150 milioni di anni di esistenza, le tartarughe marine si avvicinano ogni estate all’estinzione. È in questo periodo, infatti, che si riuniscono sulle spiagge per deporre le uova. Ed è in questo periodo che i turisti si affollano su quelle stesse spiagge, non rendendosi conto che la sola loro presenza può bastare per disturbare questo delicato periodo di riproduzione.
I danni sono spesso involontari, s’intende, ma ci sono. Le reti da pesca catturano fino a 40 mila tartarughe ogni anno solo nel Mediterraneo, che finiscono per morire a causa delle ferite riportate. I rifiuti da spiaggia non sono meno letali: le tartarughe scambiano facilmente i sacchetti di plastica per calamari o meduse e finiscono per ingoiarli – con conseguenze immaginabili.
La conseguenza: su tre specie presenti nel Mediterraneo, solo una depone le uova nelle nostre coste, perché le spiagge sono inquinate e assediate dai turisti. Chi riesce a deporre non è al sicuro. I mezzi per la pulizia delle spiagge, il cambio di temperatura per le ombre gettate dagli ombrelloni e i rifiuti mescolati alla sabbia possono distruggere le uova.
Credete sia finita qua? Sbagliato. Le poche uova sopravvissute possono essere ingoiate o distrutte dai gabbiani e dai cani, sempre più numerosi sulle spiagge. I piccoli di tartaruga che abbandonano il guscio, poi, rischiano di essere depistati dalle luci artificiali e di finire in strada invece che in mare – dove, se evitano le auto, si ritrovano a fare i conti con nuovi predatori naturali.
La vita di una tartaruga marina
Qua sotto trovate un video interessante che spiega, in breve, l’affascinante esistenza di una tartaruga marina (dura meno di 7 minuti). Le parole chiare della commentatrice vi farà apprezzare questo simpatico animaletto, che ha un lungo viaggio da compiere ogni due anni.
La vita è dura e incerta, per una tartaruga marina. C’è qualcosa che possiamo fare, oltre a fare attenzione quando andiamo in spiaggia? Naturalmente sì e il WWF, come sempre in questi casi, ci allunga una mano per indicarci la via.
Un aiuto diretto dal WWF
Il WWF Italia si occupa da oltre 30 anni del problema “tartarughe marine”, che diventa sempre più grave con il passare del tempo. Qualche numero positivo:
13 gruppi di lavoro attivi, per un totale di oltre 50 persone
30 esemplari curati ogni anno nei loro centri
100 pescatori ogni anno sono sensibilizzati all’uso di strumenti meno invasivi nella pesca
I membri del WWF si danno da fare ogni anno, in questa stagione, per identificare i luoghi dove le uova sono sepolte in modo da poter isolare l’area e proteggerla. Nessuna scomodità per il turista, che può continuare a godersi le sue ferie senza impegni.
Tra l’altro alcune tartarughe, crescendo, acquistano una certa “misura” (anche fino a un metro di lunghezza) e hanno bisogno di vasche adeguate perché possano vivere tranquillamente in cattività fino alla guarigione.
Cosa puoi fare
L’attività del WWF ha un costo. Le emergenze si moltiplicano e gli strumenti per curare le tartarughe ferite vengono a mancare.
Se volete dare un aiuto concreto e partecipare alla loro protezione nel “Progetto Turtle”, potete fare una donazione direttamente a questo indirizzo.
L’operazione è semplice e veloce: potete decidere se fare una donazione singola (pagate quest’unica cifra e basta), oppure se farla bimestralmente o annualmente. L’importo parte da un minimo di 30 euro, ma non ci sono limiti. Una volta fatta la scelta, dovete inserire i vostri dati (ovviamente veritieri per poter risalire a voi in caso di bisogno) e scegliere il metodo di pagamento: carta di credito, PayPal, bonifico bancario o postale, ecc.
Un altro aiuto più concreto, per chi gestisce strutture o edifici nei pressi delle spiagge, è di abbassare o eliminare totalmente la luce durante i periodi di schiusa delle uova di tartaruga, oppure di far uso di luci colorate – gialle, ambrate o rosse – in modo da impedire che i piccoli le scambino per il chiarore della Luna.