Bambini sfruttati
Vi lamentate del vostro lavoro, delle vostre 8 ore giornaliere trascorse in continuo movimento o seduti come manichini davanti ai tavoli? Un lavoratore del 1800 avrebbe dato qualsiasi cosa per essere al vostro posto. Non sto parlando di un adulto: anche un bambino avrebbe fatto la firma per un posto in un’azienda moderna.
Propri i bambini erano tra i lavoratori più apprezzati. Erano piccoli, passavano in posti stretti e potevano essere facilmente sfruttati. Soprattutto, si ribellavano meno alle punizioni. Se arrivavano in ritardo sul posto di lavoro, la punizione minima era una cinghiata. Toccava di peggio a chi si addormentava a rallentava il ritmo del lavoro – che era sempre e solo a catena di montaggio: bastonate, capelli rasati a zero, mani infilate sotto le filatrici fino a farle sanguinare.
Ci sono documentazioni che parlano di bambini appesi per i polsi sopra alle macchine in movimento.
Non importava l’età del bambino; e non importava il fatto che fosse sfinito dall’orario di lavoro, che poteva andare dalle 5 di mattina alle 9 di sera.
Giornate infinite e Chiesa compiacente
I lavori erano dei più degradanti: a filare tra le macchine tessili, oppure nella semioscurità dei cunicoli in cerca di carbone, a respirare l’aria malsana di zolfo e metano. Le malattie polmonari erano comuni. La vita media sfiorava i 45 anni. Le fabbriche tenevano aperte per 18 ore al giorno. Il 75% degli operai erano bambini e donne (addette soprattutto alle filande, dove la temperatura arrivava a 30°C e i residui delle fibre andava a intaccare i polmoni).
Come reagiva l’opinione pubblica a tutto questo? Il popolo aveva ben poco tempo per lamentarsi: lavorava tutto il giorno, i soldi scarseggiavano e i padri e le madri erano costretti a inviare i figli nelle aziende in tenera età. Il capitalismo avanzava e le macchine a vapore chiedevano, spietate, carbone e metano senza sosta.
E la Chiesa? Come sempre, si adattava ai tempi: vendeva gruppi di orfani alle fabbriche con contratti che potevano durare per 7 anni. La giustificazione avanzata era che «il lavoro li avrebbe sottratti ai vizi della strada».
In definitiva, il lavoro del 1800 era simbolo di degrado, di sfruttamento e di depressione. Tutto questo portò all’aumento di luoghi malfamati, all’abuso di alcool e dei prostriboli. Fu il periodo in cui il capitalismo si spinse all’estremo. Solo con il Factory Act si stabilì che l’età minima di un bambino per lavorare era di 9 anni e che l’arco di lavoro giornaliero non potesse sforare le 12 ore.
Dopo aver letto questo articolo, ritenete ancora che il vostro lavoro sia tanto male?
Molto interessante e completo.