Una vittoria dopo l’altra
Può un cavallo diventare leggenda? Se lo chiediamo a un australiano, probabilmente vi risponderà che una simile leggenda è già stata creata.
Siamo nel 1930. L’Australia, come gran parte dei Paesi del mondo, da un anno è coinvolta nella Grande Depressione economica dovuta alla caduta della borsa di Wall Street. Una famiglia su tre è ridotta alla fame e in disoccupazione. In questo clima, gli australiani si buttano nella loro grande passione: lo sport, soprattutto in quella parte che riguarda la corsa dei cavalli.
È allora che fa la sua comparsa un nuovo purosangue destinato a entrare negli annali della storia. Il suo nome è Phar Lap e in breve conquista una vittoria dopo l’altra nelle corse, superando nettamente i suoi avversari.
Biografia di un campione
Phar Lap era nato a Timaru, in Nuova Zelanda, il 4 ottobre 1926. A dire il vero, nelle sue prime gare non fece faville, anzi: alla Nursery Handicap di Rosehill arrivò persino ultimo, ma era solo questione di crescere e di adattarsi. Il 14 settembre 1929, dopo un lungo periodo di riposo, arriva secondo alla Chelmsford Stakes di Randwick e pochi giorni dopo vince la Rosehill Guineas con una distanza di 3 lunghezze e mezzo, lasciando sbalordito anche il suo allenatore Harry Telford.
Il suo enorme talento arriva all’apice nel 1930, quando Phar Lap vince senza alcuno sforzo la Melbourne Cup (conosciuta ancora oggi come “la corsa capace di fermare una nazione”). Nel 1931 vince la Futuriy Stakes a Caulfield trasportando 10 pietre da 1,36 kg (il massimo consentito dalla gara), nonostante la pioggia e nonostante avesse concesso 91 metri di vantaggio agli altri avversari
Nel 1932 dimostra tutta la sua potenza nella Agua Caliente Handicap, una corsa che si disputava nel Nord America. Phar Lap era diventato un autentico eroe, con 36 vittorie su 41 gare disputate: un vero record. Gli australiani lo chiamano “il cavallo meraviglia” o “terrore rosso”.
La scomparsa e l’inizio della leggenda
Ma un eroe non diventa leggenda in vita. Purtroppo, in quello stesso anno, Phar Lap morì in seguito a una lunga agonia per una malattia sconosciuta, pochi giorni prima di gareggiare ad alcune corse a cui era stato invitato in America. Si parlò di complotti economici, di avvelenamenti da parte di scommettitori americani invidiosi del suo talento (o soltanto desiderosi di liberarsi di uno scomodo avversario). Nel 2006 uno studio sul corpo rilevò una morte per avvelenamento da arsenico, ma niente di certo la mise in relazione con i gangster criminali.
Era un purosangue così amato e famoso, che oggi il corpo di Phar Lap è visibile, imbalsamato, al Melbourne Museum, mentre il cuore si trova al National Museum of Australia e lo scheletro è stato rimandato nella sua terra natia: la Nuova Zelanda. Il suo cuore pesava quasi il doppio di un cuore equino medio: 6,2 kg contro 3,2 kg.
Su di lui sono stati fatti dei film e delle inaugurazioni, sono stati stampati dei francobolli con la sua effige e creata una statua in bronzo dal costo di 500 mila dollari australiani, come si conviene a una vera stella nazionale.
Tra il popolo circola ancora un detto: «Phar Lap first, daylight second» («Prima arriva Phar Lap, poi arriva la luce del giorno»).