Origami come forma d’arte
Nella storia gli origami hanno attraversato diverse fasi, passando dalle semplici figure in due dimensioni fino ad arrivare alle sculture in tre dimensioni. L’arte di piegare la carta è davvero complessa: come abbiamo visto in un articolo precedente, ci sono interi manuali e tutorial sparsi per la rete che insegnano le tecniche per costruire queste opere d’arte.
Ma agli origami sono legate anche leggende famose, per lo più di origine orientale. Una di queste viene riportata in un libro scritto nel 1797 da Sembazuru Orikata, Piegatura delle mille gru. Le gru sono sempre state un simbolo di immortalità nella cultura orientale e il libro spiegava che «chiunque riesca a piegare mille gru, vedrà esauditi i desideri del proprio cuore».
La leggenda diventa storia
La leggenda fu presa seriamente un paio di secoli dopo, nel 1945, quando una bambina di nome Sadako Sasaki fu vittima delle radiazioni della bomba atomica sganciata su Hiroshima. Sadako a quel tempo aveva solo due anni e al momento dello scoppio della bomba si trovava a circa 2 km di distanza. Come purtroppo sappiamo, era una distanza insufficiente per sfuggire alle radiazioni.
Sadako non presentò problemi nella prima infanzia. Ma nel 1954, all’età di undici anni, gli effetti delle radiazioni si presentarono all’improvviso, mentre era intenta in una gara di corsa, e la bambina cadde a terra colta dalle vertigi. La malattia la costrinse all’ospedale.
Fu la sua migliore amica, Chizuko Hamamoto, a parlarle della leggenda e di come realizzando mille gru con gli origami avrebbe potuto esprimere un desiderio. Come prova di fede, Chizuko realizzò per lei la prima gru in origami. In Sadako si accese la speranza di poter tornare a correre; ma la bambina aveva un desiderio più profondo, legato probabilmente alla sua condizione: eliminare la sofferenza dal mondo intero e riportare la pace. Si mise quindi a costruire gru con qualsiasi carta a disposizione, confezioni dei farmaci comprese.
Le mille gru
A questo punto la storia diventa incerta. Una versione vorrebbe vederla vincitrice e segnala che la piccola Sadako riuscì a completare ben 1300 gru. Un’altra versione, descritta nel romanzo Sadako and the thousand paper cranes («Sadako e le mille gru di carta») di Eleanor Coerr, si rivela che la bambina completò soltanto 644 gru e che i suoi amici si diedero da fare per creare le restanti 356: le mille gru furono poi sepolte con la ragazza.
In una versione Sadako non si limitò soltanto a creare gru, ma scrisse anche una haiku che tradotta è all’incirca:
Scriverò pace sulle tue ali
Intorno al mondo volerai
Perché i bambini non muoiano più così
Quale sia la versione corretta, comunque, il finale si conclude sempre allo stesso modo: la morte della bambina. Ma la tristezza non è il punto chiave della vicenda. Alla scomparsa di Sadako, gli amici e i compagni di scuola pubblicarono una serie di lettere per raccogliere dei fondi. Raggiunta la cifra voluta, crearono la statua che potete vedere nell’immagine a inizio articolo: un monumento in onore della ragazza e delle vittime di Hiroshima, le cui mani aperte e la gru in volo rievocano il desiderio di pace e di libertà.
Questo monumento fu posto nell’Hiroshima Peace Memorial e, ancora oggi, è usanza per i visitatori lasciare un messaggio e una gru di carta in un’urna, simbolo di pace.
La targhetta sotto il monumento recita:
Questo è il tuo pianto. La nostra preghiera. Pace nel mondo.