L’ultima tra le sette antiche meraviglie
La Grande Piramide di Giza è sicuramente il più conosciuto tra gli enormi monumenti costruiti nell’antichità. Su questa enorme struttura – un miracolo architettonico – sono stati fatti innumerevoli studi, sono state avanzate miriadi di teorie e combattute battaglie tra esperti che mettevano a confronto i dati storici con le idee tipiche della pseudoarcheologia (quella branca di archeologia che la scienza rifiuta ufficialmente).
Da chi fu eretta la Grande Piramide?
Attribuita a Cheope (o Khufu o Khufwey), faraone della IV dinastia collocabile tra il 2630 e il 2510 a.C., è l’unica tra le sette meraviglie del mondo antico a essere sopravvissuta alla storia. L’assegnazione della piramide a Cheope deriva da rilevazioni effettuate sui libri dello storico greco Erodoto, che vide il monumento nel V secolo a.C., e dal ritrovamento di geroglifici su alcune pietre interne alla piramide.
In realtà, uno dei dubbi verte proprio su chi sia il vero possessore della Grande Piramide: la camera funeraria è stata trovata senza iscrizioni e decorazioni, un fatto piuttosto singolare considerando la grandezza del faraone e la quantità di iscrizioni trovate sulle altre opere costruite dallo stesso Cheope; senza contare che era usanza degli antichi egizi ricoprire ogni architettura costruita con incisioni e nomi destinati a essere ricordati nei secoli.
Un furto sospetto
Inoltre, la camera funeraria era completamente spoglia. Tutte le camere funerarie dei faraoni, com’era tradizione, erano colmate di tesori e di oggetti vari (persino mobili e letti intarsiati in oro) per accompagnare il sovrano nell’oltretomba.
La domanda sorge spontanea: come hanno potuto i ladri di tombe trafugare tutti questi tesori, in una stanza che si trova a 45 metri di altezza e che è accessibile attraverso un’unica galleria otturata da pesanti blocchi di granito? Aggiungiamo che la pendenza della galleria per arrivarci è di ben 26°, il che avrebbe reso problematico il trasporto dei tesori, spesso molto pesanti.
Le risposte possono essere due soltanto: quella camera funeraria non è mai stata usata né riempita di tesori, oppure i ladri hanno usato una tecnica che dopo anni di ricerche ancora ci sfugge.
Ma le stranezze di questa piramide non finiscono qua, anzi. La parte migliore esce quando iniziamo a considerare le sue maestose misure matematiche, un vero e proprio mistero di perfezione che, a tutt’oggi, possiamo replicare soltanto facendo uso di una tecnologia avanzata. Vediamo qualcuna delle sue misure.
La perfezione scritta nella matematica
Altezza
146,6 metri era l’altezza originaria. Oggi misura 136,86 metri.
Area di base
53.074,94 m2
Lunghezza dei lati
Lato nord: 230,2505 metri
Lato ovest: 230,3565 metri
Lato est: 230,3905 metri
Lato sud: 230,4535 metri
Angoli interni ai lati
Sud-est: 89° 56′ 27″
Nord-est: 90° 03′ 02″
Sud-ovest: 90° 00′ 33″
Nord-ovest: 89° 59′ 58″
Angolo di inclinazione
51° 50′ 35″ per tutte e quattro le pareti.
Blocchi
2,3 milioni di blocchi di pietra calcarea e granito, con peso dalle 2,5 alle 70 tonnellate. In totale la piramide pesa 5,7 milioni di tonnellate.
Rivestimento
115.000 lastre di calcare bianco, di 10 tonnellate l’una (oggi non più presenti a causa della mano dell’uomo e di un terremoto avvenuto nel 1301 a.C.). Le lastre erano così coperte di geroglifici che sarebbero servite migliaia di pagine per copiarli. Le lastre erano poi accostate con tanta precisione da lasciare spazi inferiori a 0,2 mm. La loro lucentezza rendeva la piramide visibile anche dalla Luna.
Osservazioni
Nella matematica della Grande Piramide è racchiuso un enigma, un mistero se vogliamo, che la scienza non può nascondere. Se date un’occhiata ai numeri qua sopra, capirete che sembra tutto sin troppo perfetto. Pochissime sbavature, imperfezioni quasi trascurabili. Per esempio, gli angoli interni alla base del monumento disegnano un angolo retto (90°) con un’imprecisione di soli 2″ d’arco. Niente male, per un popolo vissuto 5mila anni fa.
Un’altra domanda naturale: come facevano gli antichi Egizi a possedere tecniche così accurate di intaglio della pietra? Tra l’altro, gli angoli di inclinazione delle pareti sono identici e questo dimostra una conoscenza profonda del pi greco (che ha un valore all’incirca di 3,14). Con quali strumenti quel popolo avrebbe potuto misurare gli angoli con tanta precisione?
Numeri meno evidenti
Elaborando i numeri visti sopra con un po’ di (a volte tanta) immaginazione si possono identificare altri dati significativi. Li riporto in lista. A volte sono visibilmente “tirati” (il classico cercare il dato anche dove non esiste), ma se la matematica non è un’opinione, questo elenco come minimo fa riflettere.
In un precedente articolo abbiamo visto che cos’è il famoso phi, chiamato anche “proporzione divina” o “numero aureo”. Si tratta, riassumendo, di un numero che si trova spesso in natura che è associato a elementi considerati belli o piacevoli. Il suo valore è di circa 1,618. Se prendiamo la Camera del Re e sommiamo l’altezza delle pareti laterali con metà lunghezza del pavimento, risultano 16,18 cubiti reali (un cubito reale corrisponde a 52,3 cm).
La somma dei lati della piramide è pari a 921,44 metri. Se la trasformiamo in pollici egizi (un pollice equiale a 2,5228 m) risulta un valore pari a 365,24, ovvero il numero di giorni che compongono l’anno del nostro calendario.
La somma delle diagonali, cioè 25826,6 metri, si avvicina al valore della precessione degli equinozi, un dato astronomico che non è per niente facile da calcolare con strumenti antichi.
Se raddoppiamo il perimetro si ottiene 1842,88 cioè un valore vicino a 1/60 di grado alla latitudine dell’equatore (che è 1842,78).
Se dividiamo il perimetro per l’altezza e moltiplichiamo il risultato per due si ottiene 3,1416 cioè un numero vicino al pi greco, che come abbiamo visto è determinante tanto nella geometria quanto nella costruzione delle piramidi.
La Grande Piramide? Un mondo in scala ridotta
Le misure della piramide sono anche una mappatura geografica della Terra su piccola scala.
Se facciamo il rapporto tra la piramide e l’emisfero settentrionale del pianeta risulta 1:43200. Senza entrare troppo nel merito, il numero 43200 (e sue varianti) ricorre molto spesso nelle antiche mitologie, di diversi popoli sparsi nel pianeta.
I lati obliqui formati dall’incontro tra le facce e i lati sono allineati ai punti cardinali, con un’approssimazione di soli 3′ 6″.
Tanto la Grande Piramide quanto la Terra emettono segnali della frequenza di 7 Hz.
Moltiplicando il peso della piramide, di circa 5,273 milioni di tonnellate, per un miliardo si ottiene il peso approssimativo della Terra.
Se dividiamo la circonferenza della Terra all’equatore (40.077 km) per 43.200, otteniamo come risultato 0,9277 km (in metri 927,7). La base della piramide misura un perimetro di 921,45 metri, un errore di appena 0,75%. Allo stesso modo, se rapportiamo il raggio polare della Terra (6.356 km) con 43.200 otteniamo 0,1471 km. L’altezza della piramide è di 146,6 metri, un errore di soli 0,20%.
La piramide si trova a 1/3 della distanza tra l’Equatore e il Polo Nord, e il meridiano passante per il vertice taglia la Terra in due parti quasi identiche, mancando di soli 5 km il polo.
Se moltiplichiamo per 109 l’altezza della piramide si ottiene la distanza tra il Sole e la Terra: 10 a 9 è anche il rapporto tra l’altezza e la larghezza della piramide.
potevano essere l’animale chi entravano e uscivano dai cunicoli, e obbedivano al costruttore
Non credo che le abbiano costruite loro.
È lo stesso pensiero dei vari autori di pseudoarcheologia che si occupano dei popoli antichi e dei testi mitologici. Le misure (e i dubbi) che ho riportato nell’articolo le ho ricavate da varie letture di questi autori, ma in molte parti non sono condivise dagli archeologi ufficiali, che le considerano spesso delle “forzature”.
Questo discorso vale ancora di più per il popolo che dovrebbe aver costruito le piramidi. La pseudostoria si spinge persino a considerare l’intervento di una civiltà antica, forse addirittura di origine aliena, che abbia istruito gli Egizi su come costruire i monumenti e abbia donato loro le conoscenze avanzate sulla scienza e sull’astronomia.
A chi dobbiamo credere? Diciamo che le pseudoscienze sono affascinanti e spesso riprendono dati che sembrano plausibili e forniti da autori che hanno una cultura di tutto rispetto e con approfonditi studi alle spalle, ma il fatto è che questi dati non sono mai confermati. Interpretando una citazione famosa: «Da grandi affermazioni, derivano grandi dimostrazioni».
Quindi, fino a prova contraria, si dovrebbe sembra ritenere la storia ufficiale come valida perché supportata da esperimenti e test riconosciuti. Invece come dice la parola stessa, la pseudoarcheologia comprende dati e fatti non accettati ufficialmente.
Comunque per chi vuole approfondire le pseudoscienze e farsi una propria idea, oltre alle letture di Bauval e Hancock, si possono recuperare i libri di Zecharia Sitchin (in particolare «Il pianeta degli dei») e di Mauro Biglino.
Ciao caro, sì conosco Biglino e Sitchin, e le loro affermazioni e scritti si basano su traduzioni scientifiche di testi antichi scritti in aramaico.
Non mi piace il termine screditante “pseudo”, in quanto etichetta e giudica ingiustificatamente studi non ritenuti ufficiali poi da chi? Dalla scienza finanziata?
Gli egizi non avevano tecnologia per costruire in quel modo.
Atlantide è citata in diversi versi di Platone.
Molti testi come le Upanishad citano veicoli volanti.
Gli stessi sono stati raffigurati in molti quadri in diversi periodi storici.
Etc.etc.etc. 🙂
Ci sarebbe da aprire un lungo discorso su ognuno dei punti che hai segnalato, per cui mi focalizzo solo su un aspetto: l’interpretazione. Prendiamo Sitchin, per esempio. Sulla sua competenza non c’è niente da dire, è stato chiaramente un uomo di cultura e che si è informato prima di parlare. Ma quello che dice è basato sulle sue interpretazioni: non ha fatti concreti per dimostrarlo, si basa soltanto su testi mitologici (scritti tra l’altro secoli fa e quindi senza testimoni oculari).
Se non puoi dimostrare qualcosa, può essere vero come falso, ed è per questo che la comunità ufficiale non accetta le teorie senza prove. Tenere la mente aperta è ottimo, non bisogna mai escludere niente, però servono dimostrazioni.
Le interpretazioni sono soggette a errori, senza prove. Sitchin, per esempio, ribadisce che i Neanderthal e i Sapiens sono stati creati in modo diverso, mentre la genetica ha dimostrato che sono due sottospecie umane strettamente legate. Sitchin ha sbagliato poi varie interpretazioni sulle masse dei pianeti, sugli effetti che avrebbe il passaggio periodico di un enorme pianeta nel Sistema Solare, ecc.
Puoi trovare varie critiche motivate soltanto leggendo su internet. Un esempio:
https://www.nibiru2012.it/le-falsita-di-sitchin-prima-parte/
condivido alla grande quanto afferma Francesco. Gli egizi del III millennio A.C non erano in grado di edificare la grande piramide. La costruzione risale a molti secoli precedenti. La data sino ad oggi indicata è un falso ” archeologico”
Chi ha edificato e progettato la grande piramide possedeva conoscenze matematiche e geografiche superiori per non parlare di statica e scienza delle costruzioni
La scienza ufficiale dovrà prima o poi arrendersi ed accettare le nuove scperte e le ricerche documentate in tutto il mondo. Perchè si insiste sul fatto che l’attuale sia il ” primo saliente ” ?
Un saluto alla vs pubblicazione
difficile approdare alla verita’……io credo risalgano a 700 o 800 anni prima di cheope…gli egiziani devono avere conosciuto gli antichi costruttori(uomini non alieni)….anche se non sono riuscite a replicarle si sono poi distinti egregiamente in altre costruzioni vedi karnak…..
È una teoria valida, può essere che sia esistito un popolo pre-egiziano che abbia tramandato loro certe conoscenze, oppure anche che le abbia costruite e sia semplicemente scomparso lasciando la zona agli Egizi. Abbiamo altri esempi di civiltà che hanno ereditato la cultura di popoli precedenti, per esempio gli Aztechi dell’America centrale che sono seguiti ai Toltechi.
Chiunque sia stato il popolo, è comunque straordinario che sia riuscito a costruire delle opere del genere con gli strumenti che aveva a quell’epoca.
La cosa più straordinaria della grande piramide di Ghiza è la reazione, che essa suscita nella cosiddetta “comunità scientifica”degli egittologi. È di una evidenza lampante che chiunque abbia costruito questa piramide possedesse conoscenze scientifiche, matematiche, così come tecnologie, che gli antichi egizi o anche gli antichi romani non potevano nemmeno sognarsi. Eppure si continua ancora a raccontare che intorno al 2500 a.C. un faraone di nome Cheope realizzò una costruzione, che lascia noi stessi, uomini del XXI sec., a bocca aperta e senza parole. L’ostinazione, con la quale si rifiuta una simile evidenza, può solo far pensare ad un meccanismo di completa rimozione di un qualcosa di estremamente doloroso da accettare, ovverosia la nostra totale ignoranza della storia dell’Homo Sapiens antecedente il 3000 a.C. È durissimo doverlo ammettere per noi, che ci illudiamo di sapere tutto…, ma purtroppo è così!
Buongiorno Manuel.
Cercando le misure della grande piramide sono approdato a questo tuo articolo.
Lessi, anni fa, L’impronta degli dei. Un libro che cattura e che, di fondo, prova a spiegare le più evidenti incongruenze della “storia” raccontata dai egittologi.
Le ipotesi di Graham Hancock possono considerarsi più o meno fantasiose, ma il vero valore di quel libro sta nel fatto che allinea le incongruenze della storia raccontata dagli egittologi. Troppe, per citarne anche solo una.
Un’altro punto cruciale è che, di fatto, nell’era delle meraviglie tecnologiche (nella quale ci si auto incensa, con apologeti del “progresso scientifico”, ponendoci al vertice della storia della specie -caratteristica quest’ultima comune a tutte le epoche in ogni latitudine), non comprendiamo nulla, o quasi, delle piramidi, a cominciare dai principi ingegneristici, per non parlare dei fini, degli scopi e dei significati.
Le ipotesi di Graham Hancock restano ipotesi; la storia delle piramidi raccontata dagli egittologi e insegnata nelle scuole è invece venduta come storia, cioè come fatti. È questa dunque che dovrebbe produrre prove anziché favole.
Buongiorno Francesco,
ero rimasto incantato anch’io da “Impronte degli dei”, non solo dal contenuto ma anche dallo stile di scrittura (dopotutto, Hancock è un giornalista e sa come parlare al pubblico). I dati che riporta mettono in luce i numeri più straordinari della piramide e, che io sappia, nessuno ha messo in dubbio almeno buona parte di essi. Che la Grande Piramide sia un’opera unica per il suo tempo non ci piove.
Negli anni successivi ho letto diversi altri libri di storia ufficiale e non ufficiale. Mi sono fatto delle mie idee, come tutti: discuterne può essere produttivo fino a un certo punto in mancanza di prove definitive, per cui su questi argomenti di solito evito di ribattere e mi limito ad ascoltare.
Quello che è certo è che esiste una rigidità di pensiero da entrambe le parti, e non va bene per niente. Da una parte c’è chi vuole assolutamente credere e si affida a ogni aggancio pur di dimostrare la propria ragione, quando invece si dovrebbe mettere sempre e continuamente in discussione i punti poco chiari (=senza prove certe). Spesso cercano soltanto di dimostrare che i “tanti” hanno torto e i “pochi” anticonformisti sono nel giusto.
Dall’altro c’è l’arroganza di molti storici che rifiutano le anomalie perché risultano scomode da gestire e quindi non vogliono nemmeno approfondire o mettere in discussione i loro dati. Anche questa chiusura mentale è pessima: nella storia, così come in varie branche della scienza, ci sono stati dei clamorosi errori che si sarebbero potuti evitare con un po’ di sforzo.
Nella teoria il procedimento corretto è piuttosto semplice: si parte dalle prove, si definiscono le certezze e si delineano le ipotesi su quello che non è certo. Purtroppo, a volte si procede proprio nel verso opposto, partendo dalla mancanza di prove e dalle ipotesi.
Assolutamente d’accordo! Che ancora oggi in totale assenza di prove venga insegnato nelle scuole che la grande piramide di Giza fosse la tomba di un faraone, lo trovo, a dir poco, grottesco!