L’orso polare – Descrizione di una specie a rischio di estinzione

28 Aprile 2013 | Animali e piante

Introduzione

(per sapere cosa puoi fare per aiutare la tutela dell’orso bianco, vedi in fondo all’articolo)

Il riscaldamento globale sta mietendo delle vittime, non è una novità: i giornali, gli studi scientifici, la televisione e i blog della rete insistono su una situazione che, invece di ridursi, si aggrava sempre di più. Che la colpa sia interamente dell’uomo o soltanto in parte è ancora dibattuto, ma resta il fatto che diverse specie animali sono state costrette a cambiare habitat, spostandosi in zone più adatte a loro a livello di clima.

Un’altra cosa risaputa è che il surriscaldamento sta sciogliendo i ghiacci e riducendo l’Artico a delle isole sparse nell’oceano. Non ce ne rendiamo conto, ma la perdita dei ghiacci non significa soltanto aumento del livello marino: molti animali migrano, non trovando più una temperatura adatta, e i predatori di questi finiscono per perdere la loro principale fonte di sopravvivenza.

In questo cambiamento, tra l’altro piuttosto rapido, alcune specie animali non fanno neppure in tempo ad adattarsi (o non ne hanno la possibilità). È il caso dell’orso polare (Ursus maritimus), che più di tutti ha sofferto la rovina del proprio ecosistema. Come vi sentireste se la casa in cui vivete crollasse a pezzi nel giro di pochi mesi? Oppure se foste costretti a cercarvi da mangiare a distanza di chilometri perché non trovate più di che nutrirvi vicino a voi?

I numeri di una specie in estinzione

Perché i ghiacci sono tanto importanti per gli orsi polari? La risposta è molto semplice: agli orsi serve una terra per procreare, per cacciare e per sopravvivere alle rigide temperatura invernali. Durante l’estate devono recuperare ben 2 kg di grasso di foca al giorno per sperare di sopravvivere all’inverno.
Purtroppo, è proprio durante il periodo estivo che i ghiacci vengono a mancare e che la caccia si rende quindi difficoltosa.

Rispetto al 1979 il Polo Nord ha il 40% in meno di ghiaccio a disposizione. Questo significa che da circa 7 milioni di km2 di ghiaccio, misurati nell’estate del 1979, a settembre 2012 ne sono rimasti soltanto 3,41 milioni di km2.

Non dobbiamo pensare che il calo dei ghiacci sia semplicemente una “sofferenza”: per l’orso polare significa la morte. Per quanto siano degli ottimi nuotatori, gli orsi non possono muoversi in acqua per tutto il giorno: hanno bisogno di riposare, ma senza una terra finiscono per rimanere isolati e per annegare. La fame li spinge spesso in situazioni disperate.

Al giorno d’oggi sono rimasti in vita soltanto 22.000 orsi polari e si stima che entro il 2050 scomparirà il 75% dei sopravvissuti. I più colpiti sono ovviamente i cuccioli, che non riescono a sopportare lo sforzo. I cuccioli nascono durante l’inverno, ciechi e quasi nudi, e dovrebbero rimanere al sicuro dal freddo all’interno di tane scavate, proprio perché la loro pelliccia non è sufficiente a proteggerli. Ma senza neve, non esiste tana da scavare.

Naturalmente c’è poi la mano diretta dell’uomo, che rappresenta una vera e propria scure per quegli orsi che, spinti dalla fame, si avventurano nel villaggio degli uomini. Spaventati o per legittima difesa, gli abitanti finiscono spesso per ucciderli. Più di 1.000 orsi vengono uccisi ogni anno dall’uomo, in parte dagli esquimesi (che ne hanno bisogno per sopravvivere) e in larga parte dai cacciatori (che ne possono fare a meno).

Aggiungiamo che lo scioglimento dei ghiacci apre le strade alle compagnie petrolifere, che stanno aspettando soltanto le concessioni governative per sfruttare la nuova zona sgombra di iceberg.
Potete immaginare cosa succederebbe se una di queste petroliere (come è già successo altrove nel mondo) perdesse il suo carico e contaminasse la zona.

Gli orsi bianchi: meraviglie della natura

L’orso bianco non è un animale qualsiasi: è una creatura straordinaria, con delle capacità sorprendenti persino in natura. Non ha predatori a minacciarlo se non la mano dell’uomo e non teme nessuno se non qualche vecchio tricheco o i branchi di bui muschiati. Dopotutto, la sua forza fisica è tale che riesce a sollevare una foca di 90 kg attraverso i fori aperti nei ghiacci per respirare, tra l’altro spezzandole la colonna vertebrale e uccidendola sul colpo (può sembrare crudele, ma in natura non esiste una morte “aggraziata” quando ci sono di mezzo prede e predatori).

La sua utilità non si ferma a se stesso. Quando non è affamato, uccide le foche e prende da loro il grasso (indispensabile per sopravvivere al freddo), lasciando il resto ad altri predatori come le volpi artiche che altrimenti dovrebbe accontentarsi di prede più piccole.

Alcuni maschi raggiungono i 720 kg di peso e una lunghezza di oltre 3 metri. In un solo giorno riesce a percorrere oltre 20 km di strada e in acqua, sulla superficie, può raggiungere una velocità di 10 km/h per 30 km di distanza senza mai fermarsi.

È anche piuttosto ingegnoso nella caccia. Oltre ad aspettare le foche che risalgono per respirare, a volte si mimetizza nella neve spargendosela sul naso, l’elemento scuro più visibile. Ancora, può uccidere un tricheco spaccandogli sulla testa un blocco di ghiaccio o una foca lanciandogli contro dei pezzi ghiacciati.
E come sa dove le foche riappariranno in supeficie? Usa l’intelligenza: ottura gli altri buchi nelle vicinanze e si apposta vicino all’unico libero.

Cosa puoi fare

La chiama Last Ice Area («l’ultima zona di ghiaccio») e comprende 1,3 milioni di km di ghiaccio che si estende tra la Groenlandia e il Canada. È l’unica area che può essere salvata, ovvero l’ultima zona di ghiacci che potrebbe ancora resistere allo scioglimento.
L’ultima speranza per gli orsi polari e per la fauna del nord, in definitiva.

Giusto quest’anno, il WWF festeggia i 40 anni dall’accordo con gli stati internazionali stretto nel 1973 a protezione dell’orso bianco e ha quindi diffuso una campagna di sensibilizzazione.

Come sa chi lo segue, il WWF è un’organizzazione competente e usa sempre le sue risorse al meglio. Lo abbiamo visto per le tartarughe marine, per il rinoceronte e per il leopardo, tutte specie minacciate.
Lo scorso anno è riuscito a fare in modo che nessun orso polare in Canada sia ucciso a causa del contatto con l’uomo: un traguardo straordinario.

Le operazioni hanno un grande costo. Devono essere fatte opere di prevenzione, con l’acquisto di collari per il monitoraggio e attraverso pattuglie di controllo. Devono essere create riserve naturali e predisposte riunioni per sapere dove intervenire con le nazioni e i pescatori.
Ecco perché l’organizzazione chiede aiuto anche agli utenti.

Per aiutare il WWF basta acquistare uno dei kit direttamente sul suo sito. La donazione può essere fatta online o direttamente in banca.

Fonti principali
«Il Grande Libro degli Animali», Reader’s Digest

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