Clonazione naturale e artificiale
La clonazione, intesa come “copia” di un intero organismo vivente, è una cosa che già esiste in natura. Parliamo ovviamente di piante e di animali piuttosto semplici: organismi unicellulari e certi invertebrati come il Phylum Plathelminthes.
Di fatto, quando un organismo è clonato, diventa in tutto e per tutto identico all’originale. Se qualcuno vi clonaste, vi ritrovereste a parlare con un’immagine identica di voi. Solo le esperienze di vita e il diverso ambiente che vi circonda farebbero la differenza; ma se per assurdo viveste un’esistenza esattamente identica, senza interazioni esterne, non ci sarebbe modo di distinguere voi dalla copia, né in prima persona né tanto meno in laboratorio.
Questo “se” è importante, perché è l’ambiente a formare un individuo e anche una piccola variazione può contare (motivo per cui è normale pensare che non esisterà mai un individuo perfettamente identico a un altro). Ma il punto cruciale è: l’uomo può davvero essere clonato?
Per rispondere alla domanda, diamo un’occhiata a cosa si è già fatto nel settore della clonazione. Ci sono stati alcuni successi in mezzo a tanti insuccessi, e alcuni studi recenti lasciano immaginare che presto saremo in grado di riportare in vita specie animali estinte da milioni di anni.
La pecora Dolly, il primo vero successo
In gran parte delle specie viventi il comando «clonati» non è presente, per cui l’unico modo per clonare effettivamente un soggetto è di farlo in laboratorio, in modo artificiale, che sia una pianta o un animale. In questo caso ci serve un “pezzo” dell’originale, nello specifico un nucleo di somatocita (in pratica una sua cellula contente il DNA, che ci rende unici in tutto il mondo). Il nucleo andrà poi impiantato in un uovo della stessa specie, dove nascerà e crescerà fino all’età adulta.
Dirlo è facile, farlo è tutt’altra cosa. I primi esperimenti, infatti, furono un disastro. Nel 1952 R. Briggs e T. J. King cercano di clonare una rana leopardo, sulla base delle idee proposte dallo scienziato Hans Spemann ancora nel 1938. Il risultato furono dei girini clonati, ma che morivano prima di diventare adulti. Anche gli esperimenti dei decenni futuri si basavano su embrioni e lasciarono qualche dubbio sulla loro validità.
La storia: da Dolly a oggi
Dobbiamo aspettare oltre 40 anni per arrivare a una clonazione vera e propria, che a suo tempo ha fatto uno scalpore non da poco: Dolly è la prima pecora a essere stata clonata a partire da cellule adulte. Ian Wilmut e il suo team di ricerca ottennere a buon diritto un articolo sulla famosa rivista Nature.
Per creare Dolly furono trasferite 277 cellule somatiche in altrettanti ovociti appartenenti a percore di razza black-faced. Solo 29 raggiunsero lo stadio voluto (quello di blastocisti) e furono pertanto messi nell’utero di 13 femmine.
Ma solo Dolly riuscì a nascere. Clonata. Identica a sua madre.
Da qui in poi fu tutto in ascesa, anche se con problemi non ancora del tutto risolti. Nel 1998 fu la volta dei topolini. In seguito toccò ai bovini. Fu su quest’ultimi che si notò un’anomalia: dopo il trasferimento del nucleo, il DNA presente nei mitocondri era minore rispetto al nucleo originale. Ancora oggi non è del tutto chiaro il motivo, ma è logico pensare che questo tipo di DNA si eredita con meccanismi che non conosciamo.
E, infine, il 22 maggio 2013 è stato scoperto un mammuth in Siberia, congelato con il sangue integro ancora disponibile. Viveva in un periodo tra i 10 mila e i 15 mila anni fa. L’idea della clonazione si è subito affacciata tra gli scopritori.
La clonazione dell’uomo
Anche in Italia ci sono centri specializzati dediti agli esperimenti. AVANTEA è arrivata a clonare un toro e diversi maiali.
Fin qui tutto a posto. Ma quando si inizia a parlare di «clonazione umana» cominciano i problemi. La legge 40 del 2004 è molto severa: chi effettua un qualsiasi esperimento sugli embrioni umani rischia dai 50 mila ai 150 mila euro di multa e fino a 6 anni di carcere. In casi gravi, il medico responsabile può essere sospeso fino a 3 anni dalla sua professione.
La clonazione dell’uomo fa parte dell’immaginario fantascientifico da diversi decenni e ne troviamo traccia tanto nei libri quanto nei film (il più famoso è Blade Runner, basato sul romando Il cacciatore di androidi del grande Philip K. Dick). Gli Stati sono piuttosto divisi sull’accettare o meno la sperimentazione per la clonazione umana. Non riuscendo ad arrivare a un accordo, l’ONU ha creato semplicemente delle raccomandazioni. Nessuna legge vincolante, per cui ogni Stato pensa per sé.
Incognite biologiche
Da un punto di vista medico, l’idea è di prelevare le cellule staminali da un uomo (cioè un embrione) e coltivarle fino a genere organi e organismi interi. Il problema è che non si conoscono ancora le conseguenze. Negli animali clonati non possiamo studiare la nascita di patalogie come la dislessia o l’autismo. Gli organismi clonati potrebbero avere errori non ancora studiati.
Inoltre, se prendiamo le cellule di adulti per dare il via alla clonazione, queste sono già “vecchie” di anni e “amputate”: anno dopo anno, infatti, le nostre cellule perdono un pezzo (i telomeri) dai cromosomi. Questo significa che il clone nascerà con cellule già vecchie e con un’aspettativa di vita inferiore.
Perché clonare: i vantaggi
Poniamo il caso che la clonazione diventi una realtà su vasta scala. Quale sarebbe la sua utilità?
Dal punto di vista razionale, la clonazione potrebbe aiutarci a risolvere alcuni problemi (spesso causati da noi stessi), primo tra tutti il reinserimento di specie scomparse a causa dell’azione dell’uomo. Il concetto è semplice: l’uomo ha estinto alcune specie animali che non doveva toccare? Poiché è sua la responsabilità, allora deve porvi rimedio.
La clonazione, però, può avere utilità in altri campi. Se un animale non ha la possibilità di riprodursi, perché sterile o per malattie (o perché il proprietario ha deciso di castrarlo), clonarlo sarebbe come mettere al mondo un figlio identico a lui. Ancora, l’uomo è soggetto a malattie spesso difficili da curare per mancanza di materie prime. Potrebbe quindi sfruttare animali e piante, inserendo in questi dei geni che producono molecole utili per curare le sue patologie. Clonando questi animali “modificati”, l’uomo avrebbe a disposizione una cura teoricamente infinita.
E per quanto riguarda la clonazione dell’uomo? Chi non vorrebbe avere un proprio sosia con cui conversare, che pensa e agisce in modo simile? Chi non vorrebbe avere un corpo “in più” a disposizione per ricevere in caso di bisogno lo stesso gruppo sanguigno? Ognuno di noi potrebbe avere un proprio gemello – con i vantaggi e gli svantaggi che ne derivano.
Perché non clonare: gli svantaggi
Arriviamo subito alla questione. Fin dove dovrebbe spingersi la mano dell’uomo? In tutto quello che crea o manipola, come sappiamo, all’uomo viene istintivo spingersi fino al limite. Le domande e i dubbi sulla clonazione sono molti e questo è il motivo principale per cui gli scienziati non hanno ancora il via libera sull’uomo.
Cosa succederebbe se chiunque potesse clonare se stesso? Non parliamo solo di organi e tessuti, ma di un organismo intero, libero, pensante, pieno di doveri e diritti come chiunque altro. La prima cosa che salta all’occhio nei possibili svantaggi è il traffico di organi (come ipotizzato per esempio dal libro Ricambi di Michael Marshall Smith, dove ognuno alla nascita creava un clone per poterne poi “rubare” gli organi all’occorrenza, dato che non ci sarebbero problemi di rigetto).
Ma senza arrivare a situazioni così estreme, possiamo immaginare truffe per scambi di identità. Se a rubare fosse un nostro clone, come si farebbe a dimostrare che le impronte digitali trovate non sono nostre? E dal punto di vista della sicurezza informatica, le cose si farebbero disastrose in futuro, visto che i sistemi di protezione migliori si baseranno sulla biometrica (per esempio, l’accesso ad aree riservate dopo aver scansionato la nostra retina, che è unica nell’essere umano).
Le difficoltà etiche
Se entriamo poi nell’etico, entriamo in un circolo da cui non c’è uscita. Per dare vita a un solo clone senza difetti saremo costretti a usare molti embrioni, che poi saranno irrimediabilmente uccisi. Questo è da considerarsi come omicidio di una possibile vita futura oppure no? È giusto, poi, che l’uomo giochi a essere Dio, decidendo quali specie estinte riportare in vita e quali invece dimenticare? Le creature estinte in modo naturale (leggi, i mammuth o i dinosauri) non dovrebbero rimanere tali, visto che hanno fatto il loro corso?
Inutile dire che la religione (non solo cattolica) condanna pesantemente la clonazione. Il papa ha addirittura promulgato una dichiarazione ufficiale nel 2008 dove stabiliva che la clonazione era una «grave offesa alla dignità della persona come anche verso la fondamentale uguaglianza di tutte le persone».
A ognuno il suo pensiero. Almeno fino a quando la scienza, come sempre è successo in passato, non deciderà di ignorare l’opinione pubblica e di fare quel balzo in avanti che sembra sempre inevitabile.
E voi, cosa ne pensate?