Riscrivere la storia
Cosa pensereste se saltasse fuori uno sconosciuto dicendovi che l’uomo aveva fondato una civiltà sviluppata già migliaia di anni fa? Probabilmente lo guardereste storto. Ma se lo sconosciuto mostrasse delle prove ufficiali, riconosciute dalla scienza, e non si basasse su un «sentito dire»? Fino a qualche tempo fa questo tipo di rivelazioni venivano messe al bando dall’accademia, ignorate e – spesso – anche messe a tacere: altre volte perché mancavano prove, a volte semplicemente per orgoglio.
I tempi, però, stanno cambiando e sembra che ci sia una maggiore (e lenta) apertura mentale. Gli studi su Göbekli Tepe, un sito archeologico conosciuto già dal 1963 ma messo in seria lavorazione solo nel 1995, potrebbero farci trovare un punto di incontro e costringerci a retrocedere la civilizzazione dell’uomo di diverse migliaia di anni. Addirittura di 7 mila anni. Tra poco vedremo perché sta provocando un vespaio.
Storia e pseudoarcheologia
La storia – quella appresa a scuola, per intenderci – vi insegna che l’uomo migliaia di anni fa era un nomade e che attorno all’8.500 a.C. ha deciso di stabilirsi e di mettersi a coltivare la terra. Dobbiamo però aspettare fino al 4.000 a.C. (e oltre) perché si formino le prime civiltà evolute, sopra a tutte gli antichi Egizi, che hanno dato origine a monumenti maestosi come le piramidi e gli obelischi.
Questa la versione ufficiale. Poi è arrivata la pseudoarcheologia, quella branca che mette in dubbio i libri di storia, cercando indizi su presunte civiltà che erano tecnologicamente avanzate già 10 mila anni fa. Abbiamo visto qualche esempio di pseudoarcheologia parlando delle Pietre di Ica, ma potrei citarvi anche il continente perduto di Atlantide, le centinaia di antiche piramidi che costellano il nostro mondo (date un’occhiata alle straordinarie misure della Grande Piramide), i megaliti, le ricerche su presunti “visitatori dallo spazio”.
Sin da piccolo sono sempre stato affascinato dalla pseudoarcheologia e ho raccolto diverso materiale a riguardo, ma per quanto queste storie nascondano un fondo di verità, spesso mancano di prove e sono quindi da prendere con una doverosa cautela. In questo articolo però non ci occuperemo della pseudoarcheologia, su cui ognuno può avere una propria opinione, ma di Göbekli Tepe e delle sue possibili ripercussioni.
Göbekli Tepe: il più importante sito archeologico del mondo
Pilastri di giganti
Göbekli Tepe si trova in Turchia e al confine con la Siria, su una collinetta artificiale alta 15 metri, vicino alla valle dove oggi sorge la città di Harran. Occupa un’area dai 300 ai 500 metri quadri. Gli scavi, ancora incompleti, hanno portato alla luce centinaia di statue e di steli enormi con faccia umana o animale. Tra queste troviamo anche una quarantina di pietre a forma di “T” alte oltre cinque metri e pilastri dal peso di oltre 15 tonnellate.
Se vi trovaste davanti a delle sculture di pietra giganti, forse la prima cosa che vi verrebbe da pensare è che siano state costruite da un qualche strumento, seppure rozzo, perché a mani nude è impensabile modellarle. Il vostro secondo pensiero, di conseguenza, è che non possono essere più antichi del 4.000 a.C., visto che secondo la storia non esistevano civiltà capaci di simili imprese prima di questa data. È lo stesso motivo per cui gli storici sono convinti che le piramidi di Giza debbano per forza essere nate attorno a quel periodo: non abbiamo prove certe (anzi, alcuni indizi lasciano presumere il contrario), ma in mancanza di conferme si usa il buon senso; e la storia dice che niente di evoluto esisteva prima di 6 mila anni fa.
Göbekli Tepe è stata datata dagli archeologi al 9.600 a.C., cioè quasi 12 mila anni fa. Ben 6-7 mila anni prima di qualsiasi civiltà avanzata. A dirlo non è un archeologo di passaggio, ma l’Istituto Archeologico Germanico che stava scavando sul posto da 15 anni e a cui non manca esperienza nel settore. Le rilevazioni al radiocarbonio eseguite sui resti non sembrano lasciare dubbi sulla data.
Le conseguenze sulla storia
Retrocedere di 6 mila anni l’evoluzione della civiltà umana porta a conseguenze non da poco: ecco perché gli esperti prendono ancora le rilevazioni con le pinze.
Se seguiamo la storia ufficiale, Göbekli Tepe esisteva prima che nascesse la scrittura. A quel tempo gli uomini avrebbero dovuto essere nomadi e invece li ritroviamo sedentari a costruire statue gigantesche. Inoltre, in quel periodo l’uomo non avrebbe dovuto conoscere la ruota: ma per trasportare le pietre pesanti svariate tonnellate dalla cava vicina avrebbe dovuto conoscere un mezzo di trasporto e possedere degli animali robusti per trainarle (il condizionale è d’obbligo, perché le pietre potrebbero essere state trascinate su tronchi paralleli: scomodo, ma fattibile).
Conoscenze a catena
Il motivo per cui le costruirono, in questa sede, non ci interessa: l’importante è che abbiano avuto i mezzi per farlo. Avevano conoscenze di base di ingegneria e di lavorazione della pietra. Perché non avrebbero dovuto conoscere anche le basi della matematica e della scrittura? E se esiste una società così avanzata, non è probabile che nello stesso periodo ce ne possano essere state delle altre? Quanti altri errori ci siamo lasciati sfuggire nella nostra storia ufficiale?
I dubbi che la datazione di Göbekli Tepe ci impone sono molti e pericolosi, perché mettono delle mine su un terreno che si credeva già controllato. Soprattutto, dà un certo credito a chi sosteneva che in passato fossero esistite delle civiltà avanzate ormai sepolte dalla polvere del tempo – anche se in questo caso si parla di civiltà estremamente evolute: entriamo fino al collo nella parte più “profonda” della pseudoarcheologia.
Perché abbiamo perso tracce di queste civiltà, se sono davvero esistite? In realtà alcune tracce esistono. Ma questa è un’altra storia, che va affrontata in separata sede.