Introduzione
Sono anni che in rete circolano storie di complottismo, che cercano di “smontare” lo sbarco sulla Luna avvenuto nel 1969. Autori, giornalisti e ricercatori si sono datti da fare per confermare o smentire i retroscena. Paolo Attivissimo, in particolare, ha pubblicato un libro sul web liberamente scaricabile in cui tratta uno per uno gli elementi di complotto, offrendo solide argomentazioni e spiegazioni che non sembrano lasciare dubbi sul fatto che lo sbarco sulla Luna sia effettivamente avvenuto.
Una delle obiezioni tanto care ai complottisti si può riassumere in una domanda: « Non è strano che la missione sia riuscita al primo colpo e non abbia riscontrato nessun problema, soprattutto visto che si trattava del primo sbarco “umano”? ».
La domanda è lecita, ma non tiene conto di un elemento fondamentale: l’interesse delle parti in gioco. La “corsa alla Luna” non è stato altro che una questione di prestigio e di economia da parte delle superpotenze americana e russa, che a quel tempo si divertivano a “buttare” denaro pur di dimostrare un ruolo di preminenza nei confronti dell’avversaria. Anche a costo di rischi non calcolati e di vite umane (sulla rampa di lancio dell’Apollo 1 morirono i tre astronauti White, Grissom e Chaffee), a volte evitate soltanto grazie all’abilità dell’equipaggio.
Paolo Attivissimo mette in chiaro, senza mezzi termini, che non fu affatto una missione semplice e senza problemi: quasi tutte le missioni precedenti hanno dovuto confrontarsi con gravi anomalie, provocate spesso alla scarsità di controlli e alla fretta.
Riporto qui sotto, estratti pari pari dal suo libro, i disastri riscontrati dai vari Apollo. Leggete soprattutto i dati relativi all’Apollo 11, il modulo lunare che portò l’uomo a compiere il primo passo sulla Luna (e l’ultimo per numerosi anni avvenire): vi accorgerete che la perfezione dello sbarco, in realtà, è stata soltanto un’illusione accuratamente nascosta dalla NASA.
Apollo 7
In cabina si formarono accumuli d’acqua provenienti dagli impianti di raffreddamento: rischio grave, in un ambiente pieno di circuiti elettrici. L’equipaggio fu colpito dalla stitichezza e da un raffreddore che bloccò le vie nasali: problema serio in una missione spaziale, perché in assenza di peso il muco si accumula invece di defluire e soffiarsi il naso causa forti dolori alle orecchie.
Durante il rientro, con la testa incapsulata nel casco, gli astronauti non avrebbero potuto soffiarsi il naso e l’accumulo di pressione non compensata avrebbe potuto sfondare i loro timpani. Nonostante il parere contrario della NASA, gli astronauti eseguirono il rientro senza casco e non subirono danni.
L’equipaggio, inoltre, litigò con il Controllo Missione, parlando apertamente di «esperimenti mal preparati e concepiti frettolosamente da un idiota» e rifiutandosi ripetutamente di eseguire gli ordini da Terra. Fu una delle varie ribellioni poco pubblicizzate degli equipaggi.
Apollo 8
La prima circumnavigazione umana della Luna fu disturbata dal vomito e dalla diarrea degli astronauti, in particolare Frank Borman. Il sigillante di alcuni finestrini ebbe delle perdite che offuscarono la visuale, guastando le osservazioni necessarie per la navigazione, e si ripresentarono gli accumuli d’acqua in cabina.
Durante il volo, l’astronauta James Lovell cancellò per errore parte della memoria del computer, per cui il sistema di misurazione inerziale della posizione (IMU) credette che la capsula fosse ancora sulla rampa di lancio e accese automaticamente i motori di manovra per tentare di correggere il problema. Gli astronauti dovettero calcolare e reimmettere manualmente i dati corretti.
Apollo 9
L’astronauta Rusty Schweickart vomitò ripetutamente a causa della nausea da assenza di peso. Si guastarono un motore di manovra del modulo di comando e servizio e la luce di posizione del modulo lunare: due elementi importanti, visto che i due moduli dovevano separarsi di oltre 100 km in orbita intorno alla Terra e poi ricongiungersi. Ci riuscirono comunque, grazie all’abilità degli astronauti.
Apollo 10
Quando lo stadio di risalita del modulo lunare si sganciò da quello di discesa, a soli 15 km dalla superficie lunare, un’impostazione errata dei comandi lo fece girare su se stesso all’impazzata. L’equipaggio riprese il controllo solo due secondi prima che il modulo lunare si ritrovasse su una rotta irreversibile di caduta sulla Luna.
Apollo 11
La missione più celebre fu una vera carrellata di disastri sfiorati.
- Durante la discesa sulla Luna, il computer di atterraggio del modulo lunare si sovraccaricò ripetutamente. Le istruzioni preimpostate avrebbero inoltre portato il modulo lunare verso una zona piena di massi e crateri, sulla quale il veicolo non avrebbe potuto posarsi: fu solo l’intervento manuale di Armstrong e Aldrin, che cambiarono luogo d’atterraggio, a salvare la missione.
- Le comunicazioni radio in orbita lunare, dopo la separazione del modulo lunare dal modulo di comando, furono talmente disturbate e frammentarie che Armstrong e Aldrin non udirono il via all’allunaggio da parte del Controllo Missione. Per fortuna Michael Collins, nel modulo di comando, lo udì e lo riferì ai suoi compagni Armstrong e Aldrin nel modulo lunare.
- Terminato l’allunaggio, uno dei serbatoi di propellente dello stadio di discesa del modulo lunare non sfiatò correttamente, rischiando di esplodere. Solo il Controllo Missione se ne accorse, e chiese con discrezione agli astronauti di attivare manualmente lo sfiato.
- Dopo l’escursione lunare, prima di decollare, gli astronauti si accorsero che la manopola di un interruttore di alimentazione dei circuiti del motore a razzo necessario per decollare era stata rotta, probabilmente dall’urto dello zaino della tuta di Aldrin, e non era più azionabile. Senza chiudere quell’interruttore, non potevano decollare. C’erano anche delle soluzioni alternative, ma gli astronauti improvvisarono usando un pennarello per chiudere l’interruttore rotto.
- Al rientro dalla Luna, quando il modulo lunare si riagganciò al modulo di comando e servizio, l’allineamento leggermente errato dei due veicoli li fece ruotare su loro stessi. I rispettivi computer di bordo si contrastarono a vicenda, facendo girare ancora più all’impazzata i due veicoli agganciati. Solo la bravura di Collins e Armstrong permise di correggere manualmente la rotazione caotica dei veicoli.
Apollo 12
Il fulmine che colpì il Saturn V durante il decollo causò lo spegnimento completo dei computer di bordo dell’Apollo. Soltanto un suggerimento inviato dai tecnici a terra via radio (l’ordine di impostare “SCE to AUX”) permise di riavviare i computer ed evitò che la missione venisse interrotta immediatamente.
Durante la diretta TV, la telecamera fu puntata contro il Sole e il suo sensore si bruciò, rendendola inservibile.
Nell’ammaraggio a fine missione, il vento fece oscillare la capsula appesa ai paracadute e gli astronauti subirono ben 15 g di decelerazione; una cinepresa cadde dal proprio supporto e colpì Alan Bean alla tempia. Se fosse caduta pochi centimetri più a sinistra avrebbe causato un trauma cranico potenzialmente fatale.
Apollo 13
[…] il veicolo subì lo scoppio di un serbatoio d’ossigeno, togliendo aria ed energia agli astronauti. Fu necessario usare il modulo lunare come scialuppa d’emergenza e rientrare precipitosamente a Terra. James Lovell fu costretto a riallineare manualmente i sistemi di navigazione traguardando le stelle.
Apollo 14
Fallirono cinque tentativi di aggancio del modulo lunare durante il viaggio verso la Luna. Il sesto andò bene, senza alcun motivo evidente. Nonostante l’anomalia si decise di proseguire il volo.
Apollo 15
A fine volo, uno dei tre paracadute usati per l’ammaraggio non funzionò correttamente […], causando un impatto violento con la superficie dell’oceano.
Apollo 16
Il motore del modulo di comando e servizio, necessario per tornare sulla Terra, segnalò un’avaria mentre il veicolo era in orbita intorno alla Luna. Fu quasi annullato l’allunaggio.