Introduzione
È difficile immaginare che un fungo abbia la coscienza (o l’istinto) per aggredire un insetto e insinuarsi nella sua mente, fino a prenderne il controllo. Potrebbe sembrare uno scenario da film di fantascienza, ma è proprio in questo modo che si comporta la specie Ophiocordyceps camponoti, scoperta nella foresta pluviale del Brasile dall’entomologo David Hughes.
Funghi parassiti
Si contano in realtà quattro tipi di funghi con questo comportamento: si attaccano all’insetto, penetrano nella loro mente e, non appena raggiungono un lungo ideale alla loro crescita, lo uccidono.
David Hughes ha scattato numerose foto in cui il fenomeno si vede chiaramente: appendici che spuntano dalla testa di formiche, vespe con filamenti che escono dal suo corpo, grilli soffocati dai germogli. La parte più inquietante è che, nel corpo ospite, a volte il fungo rilascia delle spore capaci di infettare altri insetti sani che si avvicinano. Una sorta di “zombificazione” vegetale.
Una volta infettato il corpo ospite, il fungo arriva al cervello e lo spinge ad ancorarsi verso luoghi stabili dove può crescere e moltiplicarsi. Gli impulsi sono potenti e irresistibili: in una delle foto si vede una formica aggrapparsi a uno stelo con tutte le sue forze, rimanendo anche a testa in giù.
Il crostaceo che divora dall’interno
Pensate a questo punto di aver sentito una tra le cose più orribili in natura? Allora forse non conoscete il Sacculina carcini, un crostaceo dell’ordine dei Rizocefali.
Al suo secondo stadio di vita, quando è lungo pochi millimetri, il simpatico parassita (sempre femmina) introduce uno stiletto nelle parti più fragili dell’ospite, in genere un granchio, e inietta tramite questo alcune delle sue cellule. Le cellule in questione assomigliano a piccole lumache e si stabiliscono all’interno della nuova dimora, iniziando a rubare il nutrimento presente.
Queste larve sono puri apparati riproduttori: non hanno organi di senso o di movimento. Ma, come nel caso del fungo, in breve si impossessano della mente del granchio. Non solo: nel caso in cui prenda possesso di un granchio maschio, il parassita tende a “trasformarlo”, nei comportamenti, in femmina. Il motivo? Le femmine di granchio si prendono istintivamente cura del sacchetto esterno (chiamato externa) che il crostaceo produce dopo circa 9 mesi dall’infestazione e che, una volta fecondato da due crostacei maschi esterni, darà vita a centinaia di altri parassiti.
È dura immaginare la sofferenza del granchio, anche perché la sua mente è sotto il controllo esterno: inizialmente la larva lo porta a pensare solo a nutrirsi, trascurando tutte le sue altre funzioni; in seguito lo spinge a proteggere uova non sue e a sopportare la lunga e fastidiosa fecondazione.
L’autore dell’articolo da cui ho tratto le informazioni sulla Sacculina carcini ci informa che, per contenere la popolazione del granchio europeo, l’uomo ha ben pensato di introdurre il parassita in America e in Australia, probabilmente senza considerare che Madre Natura avrà avuto un motivo per tenerli alla larga da quei continenti. Ci saranno danni imprevisti? Solo il tempo saprà dircelo.