Cos’è il libero arbitrio?
Espressione usata per indicare la libertà dell’uomo, i cui atti non sono determinati da forze superiori (di tipo soprannaturale o naturale), ma derivano da sue autonome scelte.
L’espressione è nata sul terreno delle discussioni teologiche cristiane, in relazione alla conciliabilità tra onnipotenza e onniscienza divina e libertà umana. A sostenere la tesi del libero arbitrio con particolare calore sono stati soprattutto i protagonisti dell’Umanesimo e del Rinascimento.Libero arbitrio, Treccani
Il libero arbitrio è una questione spinosa. Da un punto di vista religioso, è difficile conciliarlo con l’idea di “onniscienza” di Dio: se Dio conosce già il futuro e sa quindi come agirà l’uomo, può l’uomo considerarsi libero di compiere delle scelte?
Mettiamo da parte la religione, visto che si tratta di un concetto personale e non oggettivo e che persino credenti di religioni diverse si trovano spesso in disaccordo a riguardo. Che cosa dice la scienza sul libero arbitrio?
La scienza è obiettiva: guarda i fatti, esegue esperimenti, trae conclusioni concrete. Se i dati e i test ripetuti danno sempre gli stessi risultati, significa che una “ipotesi” diventa “legge fisica”. Si tratta, quindi, di un metodo oggettivo, che non dipende cioè dal punto di vista e dalle idee di una persona.
Le particelle sono inanimate, eppure l’uomo è vivo
Fino a qualche decennio fa, la scienza non poteva sbilanciarsi: di fatto, mancavano delle prove che andassero pro o contro il libero arbitrio dell’uomo. Gli argomenti che cercano di negarlo sono parecchi ed alcuni li abbiamo già trattati: c’è chi lo nega attraverso la nuova concezione di “tempo” e chi invece propone l’esistenza di realtà virtuali in cui l’uomo sarebbe costretto senza possibilità di uscirne.
Ma al di là delle ipotesi, il vero problema è un altro e più concreto. Vediamo di spiegarlo in termini semplici.
Perché gli atomi si attraggono?
Abbiamo detto che, perché una legge sia ritenuta valida, deve essere sempre vera: questo significa che possiamo osservarla più volte e darà sempre un risultato che possiamo prevedere. Sappiamo cos’è che spinge un atomo a muoversi, a unirsi con altri atomi e a formare la materia – tanto che in laboratorio possiamo dividere e unire gli atomi con la giusta strumentazione.
Quello che la scienza ancora non sa è perché gli atomi si attraggono, cioè qual è la spinta “cosciente” che ordina, per esempio, a due atomi di idrogeno e a uno di ossigeno di unirsi per formare una molecola d’acqua.
Da un punto di vista religioso è facile: è Dio a ordinarlo.
Da un punto di vista scientifico non lo è: l’atomo, di suo, è inanimato. Non ha capacità di decisione “cosciente”. Però gli atomi possono unirsi e creare una mente pensante come l’uomo, che è al contrario cosciente. Da miliardi e miliardi di particelle senza coscienza, quindi, otteniamo un individuo cosciente. Razionalmente, sembra una cosa assurda.
Scienza e religione
Dobbiamo credere che la scienza debba infine “inchinarsi” alla religione? No, almeno fino a prova contraria. Se qualcosa non possiamo spiegarla adesso, non significa che non saremo in grado di capirla in futuro. Gli esempi dal passato si sprecano: pensiamo per esempio alla relatività di Einstein, che ha dimostrato che il tempo non è immateriale come si credeva e – semplificando – può essere deviato, rallentato o accelerato. Se vi sembra impossibile, sappiate che è stato ampiamente dimostrato.
Molti scienziati sono pronti a scommettere che, prima o poi, arriveremo a scoprire anche questo “perché”, continuando a sperimentare e a provare. Per quale ragione è così importante scoprirlo?
Riuscire a scoprire il “perché” gli atomi si uniscano, significa scoprire le leggi che creano la coscienza dell’uomo. Significa, anche, che esiste un processo ben chiaro e definito che porta alla coscienza dell’uomo: un processo che possiamo prevedere. La conclusione finale sarebbe una soltanto: il libero arbitrio non esiste, perché sarebbe dettato da una legge sempre fissa.
La fisica quantistica può ammettere il libero arbitrio
Di recente ha fatto capolino una nuova branca della fisica: la quantistica. Si tratta di un sistema tutto nuovo di considerare le leggi. Per una spiegazione più approfondita rimando all’articolo «cos’è la fisica quantistica in parole semplici», qui mi limito ad accennare agli aspetti che ci servono per il tema.
In breve, la fisica classica spiega che osservando una particella possiamo stabilire di preciso le sue proprietà: dove si trova, qual è la sua velocità, ecc. Con le stesse misurazioni, vedremo la particella sempre e comunque nello stesso posto.
In fisica quantistica questo non succede: facendo due misurazioni usando gli stessi dati, potremmo trovare la particella in posti diversi. È come se la particella si trovasse contemporaneamente in più luoghi e noi le facessimo decidere dove fermarsi soltanto quando la osserviamo (in realtà, si tratta di una “rosa di probabilità” in cui la particella può trovarsi, ma per lo scopo di questo articolo non serve entrare nei dettagli).
Osservare per scegliere
Cosa deriva da questo comportamento? Nella pratica, la particella è “sospesa” finché noi non decidiamo – osservandola – dove collocarla (parlo di «noi», ma genericamente dovremo parlare di «natura»). La fisica quantistica ha creato una serie di discussioni etiche e filosofiche incredibili, non ancora risolte, ma per alcuni scienziati il risultato è evidente: siamo noi a scegliere, osservandole, dove “piazzare” le particelle quantiche. E visto che spetta a noi la scelta, significa che il libero arbitrio esiste.
Alzo però una provocazione, questa volta filosofica. Le particelle quantiche formano tutta la materia che conosciamo, noi compresi. Chi è che osserva le nostre particelle per stabilire che debbano formare esattamente il nostro corpo? Teoricamente, potremmo dire che è la natura a «osservarci». Ma allora la natura è cosciente? Non è forse un circolo vizioso che non porta da nessuna parte?
Come sempre, si aspettano risposte dalle future scoperte scientifiche.
“Quello che la scienza ancora non sa è perché gli atomi si attraggono, “.
Ma i legami primari, covalenti, gli stati energetici non ti dicono proprio nulla?
Se la chimica non ti piace, leggi almeno Houellebecq.
Peccato, come riflessione era partita bene, poi hai deragliato.
Quando leggo commenti del genere mi chiedo sempre perché ci si soffermi sul significato letterale delle frasi, invece di guardare il contesto e di leggere tutto quello che è stato scritto attorno. Visto il tono è ovvio che tu abbia scritto tanto per fare polemica e non per correggere “un errore”: in caso contrario lo accetterei volentieri, come ho già fatto spesso in altri articoli.
Per risponderti vedo di spiegarmi anch’io in modo letterale. Copio quello che ho scritto subito prima la parte che hai citato: «Sappiamo cos’è che spinge un atomo a muoversi, a unirsi con altri atomi e a formare la materia». Da qua mi sembra evidente che i legami covalenti di cui parli sono impliciti (e sì, la chimica e la fisica teorica mi piacciono e ho letto anche diversi libri sull’argomento).
La frase che hai citato tu – che hai troncato a metà giusto per dare un senso alla polemica – si chiede in realtà quale sia la spinta cosciente alla base, non la spinta chimica “risultante”. Per esempio, cosa fa decidere allo stato di una particella di collassare in uno dei potenziali autostati quando la misuriamo anziché un altro; o perché miliardi di atomi inanimati possano produrre degli esseri coscienti come noi. Al momento la fisica e la chimica ci possono spiegare come avviene, ma non il perché. Magari un giorno lo faranno, ma al momento siamo ancora in alto oceano e possiamo solo avanzare delle ipotesi più filosofiche che scientifiche.
Questo mi piace molto di più. Eccome mi piacerebbe sapere perché un ammasso di cariche elettriche è in grado, non so, di preparare le pappardelle al sugo di cinghiale (!) o scrivere “Il Processo”. Chissà, forse il prossimo Nobel per la fisica risponderà a questa domanda. Personalmente mi sono fatto l’idea che siamo degli automi biologici programmati con il DNA con lo scopo di trasformare energia. Il perché, ovviamente è roba da altro Nobel, magari per la filosofia (esiste?). Basta lasciar stare Dio, Allah, Buddha e compagnia. Ammetto solo Manitou e le Celesti Praterie.
Ciao
Siamo noi a scegliere quando una particella “si ferma” o è il nostro osservare che fa collassare il sistema quantistico?
Visto che una risposta definitiva a questa domanda ancora non c’è, personalmente tendo a preferire la risposta meno antropocentrica (il rasoio di Occam, anche se non vale come legge, ha una sua utilità).
Quello che è certo dall’approccio quantistico è invece l’inserimento della pura casualità all’interno di un mondo fatto di azioni-reazioni. Questo non dimostra né confuta l’esistenza del libero arbitrio; scardina però il concetto di predeterminismo che disegna un mondo in cui la casualità non è reale ma piuttosto dettata dalla sola ignoranza dei dati.
Immagino che la risposta alla domanda farà luce anche su altri temi scottanti, per esempio cosa sia la coscienza e da dove salti fuori la scintilla che porta alla nascita di una vita.
Sono anch’io dell’idea che in caso di forte dubbio, prendere la più semplice tra le alternative sia il modo migliore per procedere. Tra l’altro se si seguisse sempre questa ideologia per questioni più generiche, buona parte dei problemi politici, religiosi e sociali si risolverebbe abbastanza in fretta.
Ciao a tutti
Queste sono senz’altro domande a cui è difficile dare una risposta. Tuttavia se per un attimo la smettessimo di pensare alla cosiddetta “coscienza” come se fosse una sorta di “spirito immateriale cosciente” campeggiante all’interno di una struttura materiale incosciente poiché costituita da atomi, forse potremmo (anche solo lontanamente) dare un’interpretazione al miracolo della vita. Io personalmente non credo che il corpo sia “l’hardware” e la coscienza il “software”, piuttosto credo che tutti gli esseri viventi (uomo compreso) siano solo “hardware” dove ciò che chiamiamo coscienza, in realtà sia la risultante di reazioni chimiche complesse fra particelle; un atomo da solo è incosciente (presumibilmente), una molecola da sola anche (presumibilmente), una cellula anche, ma miliardi e miliardi di atomi in interazione fra di loro all’interno di ogni molecola, potrebbero essere alla base dell’origine della coscienza. Quindi non mi meraviglia tanto di come da materia incosciente possa venir fuori un essere pensante, piuttosto mi meravigliano e stupiscono non poco le “istruzioni” di questi complessi legami (come giustamente ti sei chiesto tu: “chi dice agli atomi COME unirsi”).
Ciao a tutti, è sempre un piacere
Anche questo è un buon concetto da sviluppare: partendo dal micro e salendo sempre più nel macro l’intelligenza aumenta, cioè piccole parti messe in connessione tra loro formano individui (o, più in generale, elementi) sempre più complessi. Così come avviene con l’intelligenza, potrebbe succedere anche con la coscienza – visto che la consapevolezza aumenta di pari passo con l’intelligenza.
Ci sono branche specializzate della scienza che si dedicano proprio a questo tema. Nell’informatica per esempio si stanno sviluppando le reti neurali, che secondo me sono una base indispensabile per arrivare a un’intelligenza artificiale vera e propria, semmai riusciremo davvero a costruirla. Invece la sociologia e la psicologia studiano le masse delle persone come se fossero un’unica intelligenza, diversa da quella del singolo individuo che le compone; e lo stesso processo si crea tra gli animali e le piante.