Mito e alchimia
La Pietra filosofale è […] in tutte le cose create da Dio e tuttavia è disprezzata da tutti. Ricchi e poveri la maneggiano tutti i giorni… E tuttavia nessuno la apprezza, benché sia, dopo l’anima, la cosa più meravigliosa e più preziosa della Terra… Tuttavia è considerata la più vile e la più miserabile delle cose terrestri.
La pietra filosofale è un mito ricorrente nella cultura antica. Chi non è ne ha sentito parlare? A quel tempo era considerata parte integrante della scienza, una specie di reliquia che – con le giuste formule – era possibile ricreare. Anzi, per dirla tutta, era lo «scopo ultimo dell’alchimia», cioè di quella branca filosofica che includeva diverse discipline scientifiche (e che probabilmente portò alla nascita della chimica moderna).
Ma anche nella società moderna ogni tanto il suo nome salta alla ribalta, con un ruolo però legato al fantastico o al magico.
Che cos’è la pietra filosofale?
La pietra filosofale è una sostanza solida, che si presenta qualche volta allo stato liquido, simile all’ambra come aspetto o a una polvere rossa molto densa. C’è addirittura chi ha affermato che racchiuda in sé tutti i colori dello spettro visivo.
La sua origine sembra ricondursi al musulmano Geber, che attorno ai primi decenni dell’800 a.C. stabilì le basi di passaggio dalla chimica all’alchimia. A quel tempo gli arabi (e gli orientali in genere) erano un passo avanti rispetto agli occidentali nell’ambito della scienza e i misteri legati all’alchimia non impiegarono molto per sedurre i popoli vicini.
La conseguenza è che presero rapidamente piede nel continente europeo. L’ignoranza della gente fece il resto, trasformando i prodotti alchemici in misticismo. Il culmine arrivò nel Rinascimento. Fu allora, alla fine del 1700, che il conte di Cagliostro giurò di esserne entrato in possesso e di farne uso di frequente.
Potrebbe sembrare una favola per la notte, ma furono molte le persone che credettero di poterla ottenere e l’elenco include soggetti di spicco o di grande intelligenza, come il matematico Leibniz o la regina Cristina di Svezia. Le normali persecuzioni verso tutto quello che è strano e inspiegabile hanno costretto alcuni a lavorare in segreto, come per esempio l’enigmatico Paracelso.
Le proprietà: elisir di lunga vita e metalli in oro
In realtà non è tanto semplice classificare la pietra filosofale tra la scienza o la magia, visto che nel mondo antico spesso si mescolavano. Il suo nome – filosofale – indicava la capacità di donare la conoscenza assoluta, la profezia, la visione del passato e soprattutto la distinzione senza errori tra bene e male. Ricordiamo infatti che nel medioevo la dualità Dio-Diavolo era molto sentita.
La dote più conosciuta (ma non la più importante) è la sua capacità di trasmutare qualsiasi metallo in oro. Attraverso un procedimento chimico mai rivelato, legandosi a un metallo comune (o vile) riesce a cambiare la struttura di quest’ultimo e a trasformarlo in oro. Il processo era reso possibile usando un forno particolare chiamato athanor.
Vi è per caso venuto in mente la storia di re Mida? Bene, perché l’avidità è uno dei fattori che ha reso tanto famosa la pietra filosofale. Nella Repubblica di Venezia si racconta di Bragadino, autore di una delle più grandi truffe della storia. Si dice che invitasse centinaia di persone ai suoi esperimenti solo per ottenere notorietà e riconoscimento: versava in un recipiente varie sostanze come carbone e mercurio, poi spargeva una polvere e mescolava il tutto con una bacchetta di ferro.
Alla fine dell’esperimento rimaneva sul fondo uno strato di granelli d’oro. Il trucco? La bacchetta con cui mescolava aveva un tappo, che si scioglieva con il calore e lasciava scendere nel recipiente la polvere d’oro. Quando l’inganno fu scoperto Bragadino era già fuggito da Venezia con tutto il denaro delle sue “vittime”.
Ma la pietra filosofale aveva un dono ben più importante: conferiva l’immortalità e guariva da qualsiasi malattia. E’ quella che gli alchimisti chiamavano “elisir di lunga vita”.
Il suo potere va oltre la materia
Per gli alchimisti l’importanza della pietra filosofale andava oltre la materia. Era unica nel suo genere, inalterabile nel tempo e capace di trasferire le sue proprietà agli altri metalli. La sua forza era legata ai quattro elementi che secondo Aristotele formavano il cuore di ogni metallo (fuoco, acqua, terra e aria).
Era anche ricca di significati. Essendo l’oro un metallo “immortale”, capire il suo funzionamento voleva dire capire come rendere un corpo immortale, cioè trasformare il corpo materiale in spirito. Per produrla serviva inoltre l’azoto, ritenuto l’anima del mondo che Dio aveva infuso in tutto il creato.
Prima abbiamo parlato dell’athanor, il forno indispensabile per lavorare la pietra filosofale. Questo nome risale in greco alla parola athanatos, il cui significato è “privo di morte”, e si riferisce al fatto di avere la capacità di bruciare senza fermarsi. Nella De confectione veri lapidis philophorum di Giovanni di Rupescissa vi si trova una dettagliata descrizione, ma in questo caso è meglio sottolineare che l’athanor era visto come una metafora per lo spirito umano: l’animo si forgia, si trasforma e cresce, fino a raggiungere (o tentare di raggiungere) la perfezione della pietra filosofale. In pratica si tratta di una purificazione dai peccati.
Il Sacro Graal può essere visto come una sua valida alternativa, visto che il suo ruolo è di portare fertilità al regno e di estirpare la sua corruzione. La pietra filosofale è quindi un tentativo di raggiungere la perfezione, un simbolo di ricerca materiale, spirituale e psicologica. Il fatto che non sia ancora stata trovata la rende senz’altro uno specchio della natura umana.
L’uomo è in continua esplorazione. C’è da chiedersi cosa stia cercando in quest’epoca. Il denaro? La tranquillità? Il significato del sé o della vita? Ha forse dimenticato cosa significa «pietra filosofale»?
A voi la risposta.
athanatos, è “privo di morte”,
Hai ragione: ho corretto, grazie 🙂