Sommario
1. Gli animali hanno una coscienza: la scienza lo conferma con una dichiarazione scritta
2. Gli animali hanno una coscienza: cosa significa?
Introduzione
Se vi dicessi che gli animali hanno una coscienza paragonabile a quella dell’uomo, quale sarebbe il vostro pensiero?
Ognuno di voi avrà avuto la sua reazione leggendo la domanda, ma suppongo che in gran parte dei casi siano stati due i pensieri principali che vi sono comparsi nella mente:
1. Si tratta di un’affermazione fatta alla leggera, personale e senza alcuna prova decisiva o scientifica.
2. Se anche fosse vero, le conseguenze sarebbero minime: gli animali vanno rispettati in quanto esseri viventi, ma l’uomo ha comunque una coscienza di livello superiore e ha quindi il diritto di essere posto in primo piano.
Vale la pena scendere nei dettagli visto che nonostante l’importanza del tema e nonostante siano trascorsi ormai due anni da quando si sono avute delle risposte, la notizia è passata in sordina come se niente fosse.
Analizziamo i due punti separatamente. In questo articolo vediamo il primo punto, che già di suo dovrebbe permettervi di trarre delle conclusioni. Nella seconda parte proveremo a ricavare le conseguenze che derivano dal riconoscere una coscienza negli esseri animali.
Le forme di vita animali hanno la coscienza: parola di scienziati
Se mi seguite da qualche tempo e avete già letto alcuni articoli su One Mind, saprete che le mie affermazioni non sono campate in aria, ma create sulla base di una logica o di fonti scientifiche – anche se a volte difficili da confermare.
In questo caso, la nostra fonte è una dichiarazione scritta su carta il 7 luglio 2012, in seguito a una conferenza che si è tenuta a Cambridge, in Inghilterra. La versione originale, in inglese, la potete leggere e scaricare dal sito ufficiale del Francis Crick Memorial Conference (vedi le fonti a fondo articolo).
Il titolo della conferenza è esplicativo: «Coscienza negli animali umani e non-umani». Lo scopo era di valutare il tema della “coscienza” di cui ancora conosciamo poco. Per farlo, si parlava della coscienza umana ma anche e soprattutto di quella animale. Sappiamo bene, infatti, che diverse specie animali sono capaci di auto-riconoscersi allo specchio. La conferenza è andata oltre, stabilendo che gli animali sono dotati di una vera e propria coscienza simile a quella dell’uomo.
La dichiarazione
Sulla dichiarazione si legge:
Gli studi hanno mostrato che un circuito cerebrale simile tra gli animali non-umani […] può essere agevolato od ostacolato per osservare se, effettivamente, è legato all’esperienza e alla percezione della coscienza.
[…] Eccitazioni artificiali della stessa regione del cervello generano una corrispondenza di comportamento e di sensazioni sia tra gli umani che tra gli animali.
[…] Inoltre, circuiti neurali legati all’attenzione, al sonno e alla presa di decisione sembrano essere nati in campo evolutivo al tempo della diffusione degli invertebrati, essendo evidente negli insetti e nei molluschi cefalopodi (come i polpi).
Le stesse conclusioni sono state riportate per uccelli (in particolare il pappagallo grigio africano) e mammiferi di vario tipo, dagli elefanti, ai delfini e alle scimmie.
Si legge ancora:
Interventi farmacologici in animali non-umani con componenti che sono risaputi avere un effetto sulla consapevolezza dell’uomo, possono portare a perturbazioni nella consapevolezza negli animali stessi. Negli umani, ci sono prove a suggerire che la consapevolezza è correlata con l’attività corticale. […] Le prove che le sensazioni umani e animali non-umani nascano da una simile sub-corteccia neurale forniscono indizi sul fatto di una primitiva condivisione evolutiva delle emozioni.
La sentenza finale della dichiarazione
La conclusione della dichiarazione è chiara e la riporto per intero:
L’assenza di una neocorteccia non sembra precludere un organismo dall’esperienza degli stati affettivi. Prove convergenti indicano che gli animali non-umani hanno stati di substrato di coscienza neuroanatomica, neurochimica e neurofisiologica, assieme alla capacità di esibire comportamenti intenzionali.
Di conseguenza, il complesso delle prove indica che gli umani non sono gli unici in possesso di un substrato neurologico che genera coscienza. Anche gli animali non-umani, inclusi mammiferi e uccelli, e molte altre creature, inclusi i polpi, posseggono questi substrati neurologici.
Ma da chi è stata firmata la dichiarazione?Oltre alla partecipazione di Stephen Hawking, ritenuto uno dei più grandi scienziati contemporanei, la dichiarazione è stata scritta ed editata da individui di scienza di notevole rispetto in campo della neurologia, dell’anatomia e della neurobiologia. Chi è interessato può trovare più sotto l’elenco di chi ha partecipato alla conferenza.
La lista dovrebbe togliere ogni dubbio sulla serietà e la validità scientifica della conferenza – indipendentemente che siate d’accordo o meno sui risultati.
Chi ha partecipato alla conferenza
Ecco l’elenco di chi ha partecipato alla Francis Crick Memorial Conference, con una breve descrizione delle loro competenze. La lista e la biografia completa sono visibili nel file pdf del programma (in inglese).
– Baltazar Gomez-Mancilla: laureato in medicina e in neurologia.
– Bruno Van Swinderen: laureato in Evoluzione e Biologia della popolazione.
– Christof Koch: neuroscienziato che dedica gran parte del suo lavoro a studiare la “coscienza”.
– Diana Reiss: biopsicologa, specializzata nella comunicazione e apprendimento dei delfini, e nell’auto-riconoscimento davanti allo specchio.
– David B. Edelman: sociologo e paleoantropologo.
– Franz Vollenweider: nuerochimico e psicopatologo.
– Harvey Karten: chimico e psichiatra.
– Irene Pepperberg: chimica specializzata nelle capacità di comunicazione.
– Jaak Pnaksepp: veterinario, neurologo e biologo.
– Melanie Boly: neurologa specializzata in stati vegetativi, anestetici o di sonno.
– Naotsugu Tsuchiya: biologo specializzato nei processi di visualizzazione inconscia.
– Nikos K. Logothetis: direttore del dipartimento di “Processi fisiologici di cognizione”, con un dottorato in neurobiologia umana.
– Philip Low: fondatore dell’azienda NeuroVigil, che si occupa dello studio neurale soprattutto in fase del sogno. Per l’azienda ha creato, tra l’altro l’algoritmo SPEARS per facilitare l’acquisizione dei dati.
– Ryan Remedios: neuroscienziato con un dottorato sulla biologia cibernetica.
– Steven Laureys: medico farmaceutico specializzato in coscienza della mente durante il coma o stati fuori dalla norma, come il panico e il sonno.
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