Destino e caso a confronto
Immagino sia capitato a tutti di chiedersi, dopo un fatto, se il risultato sarebbe stato diverso cambiando alcune nostre azioni del passato. Avrei incontrato quell’attore famoso se non avessi perso il treno e fossi stato costretto a prendere il taxi? Sarei riuscito a superare l’esame se il giorno prima fossi andato a letto presto?
In definitiva, esiste il destino o siamo governati dal caso?
Nella filmografia abbiamo qualche esempio che ci porta a riflettere. In Matrix, per esempio, il protagonista Neo va a trovare l’Oracolo, un’anziana capace di leggere nel futuro. Non appena entra nella stanza, la donna gli dice di non preoccuparsi per il vaso. Neo, non capendo a cosa alludesse, volta le spalle e urta un vaso vicino, mandandolo in mille pezzi. Avrebbe rotto il vaso lo stesso se la donna non avesse parlato?
Will Hunting: una deviazione e tutto cambia
In Will Hunting, come si capisce dalla traduzione italiana del titolo («Genio ribelle»), il protagonista – interpretato da un ottimo Matt Damon – è un genio incompreso e anticonformista. A un certo punto gli viene proposto di lavorare per la NSA, ma tergiversa e quindi il datore di lavoro gli chiede: «La domanda è […] perché non dovresti lavorare per l’NSA?». La risposta gli arriva come una frustata.
Riporto qui sotto lo stralcio completo del film:
Una serie concatenata di eventi, partita semplicemente dalla decifrazione di un codice, ha portato a una catastrofe di enormi proporzioni. È un’ipotesi estremista (il protagonista, dopotutto, è un genio ribelle), ma è comunque uno dei futuri possibili. Basta togliere un solo elemento nel mezzo per far crollare il castello e impedire che la catastrofe si presenti.
Benjamin Button: cause concatenate
L’esempio migliore è stato reso, però, in Il curioso caso di Benjamin Button. Nel complesso ho trovato il film piuttosto noioso: interessante l’idea del protagonista che attraversa la vita al contrario, nascendo vecchio e ringiovanendo con il tempo (idea che tra l’altro non è nuova: si veda il fumetto La neve se ne frega di Liga Bue), ma per il resto si tratta di una biografia senza sorprese.
C’è un tratto, però, in uno dei suoi monologhi, che ha attirato la mia attenzione. Vale la pena di riportare il video:
«Se solo una cosa fosse andata diversamente… Se quel laccio non si fosse rotto o se quel furgone si fosse spostato un momento prima; o se quel pacchetto fosse stato pronto perché la commessa non si era lasciata col fidanzato; o quell’uomo avesse messo la sveglia e si fosse alzato 5 minuti prima; o se quel tassista non si fosse fermato a prendere il caffè; o se quella donna si fosse ricordata del soprabito e avesse preso un taxi prima… Daisy e la sua amica avrebbero attraversato la strada e il taxi sarebbe sfilato via.
Ma la vita, essendo quella che è, aveva creato una serie di circostanze incrociate e incontrollabili, per cui quel taxi non sfilò via… E quel tassista si distrasse un momento… E così il taxi investì Daisy… e la sua gamba fu spezzata…»
Una serie di circostanze concatenate, tutte indispensabili per realizzare quell’evento che è, in pratica, l’incidente tra il taxi e Daisy. Togliamone una e ancora una volta tutto crolla. Daisy avrebbe continuato la sua strada e non si sarebbe ricongiunta con Benjamin.
Caso e destino
È caso o è destino? Come facciamo a rendercene conto, visto che lo studiamo solo dopo che si è verificato? È facile pensare: «è stato tutto predestinato, sono accadute troppe cose che hanno permesso il realizzarsi dell’incidente». Ma se il tassista avesse rinunciato al caffè e l’incidente non si fosse verificato, avremmo pensato comunque che fosse destino?
Poniamo il caso che, senza l’incidente, Daisy avesse proseguito per la sua strada e avesse incontrato un uomo ricco e famoso. Di lì a qualche giorno lui le avrebbe chiesto di uscire, poi sarebbe seguito il fidanzamento e infine il matrimonio. Un futuro diverso, sempre possibile e magari migliore per lei. In questo caso avremmo parlato lo stesso di destino, no? Il numero di fatti concatenati sarebbe stato lo stesso, ma avrebbe condotto a un futuro diverso, forse più radioso.
Per capire se il destino esiste veramente, non è possibile osservare un fatto dopo che si è realizzato. Dovremmo guardarlo prima del suo avvenire e assicurarsi poi che, in effetti, non avremmo potuto fare niente per impedirlo. Ma una simile dimostrazione è ancora lontano dalle nostre menti, che sono improntate solo sui ricordi.