Uomo e natura
Sono stati diversi gli articoli che ho scritto a dimostrazione della potenza della natura e di quanto l’uomo si trovi impreparato a combatterla. Cito, per esempio, i sinkhole – le voragini che si aprono improvvisamente nel terreno – e la tempesta di ghiaccio che nel 1998 ha rischiato di congelare Montreal, una città del Canada.
Se nemmeno oggi, con la scienza che abbiamo, possiamo farvi fronte, figuriamoci al tempo del medioevo, quando gli uomini vedevano l’ira degli déi nelle manifestazioni delle catastrofi. E nel 536 d.C. giunse una catastrofe che se ricapitasse in tempi moderni metterebbe in ginocchio gran parte degli Stati del mondo.
Il Sole si eclissa: un anno di oscurità
Il primo segno della ribellione della natura fu l’oscuramento del Sole. Alcune mitologie antiche, per esempio quella dei norreni, raccontano che la fine dei tempi sarà segnata da un’eclissi di Sole che durerà anni e che farà piombare il mondo in una morsa di gelo. Forse fu un evento simile a quello accaduto nel 536 d.C. a dare vita a una leggenda tanto funesta.
Nel caso della nostra storia, il Sole non fu coinvolto da un’eclissi comune (cioè dovuta a una sovrapposizione con un corpo celeste), ma si trasformò in una pallida luce coperta da una cappa impenetrabile. Durò oltre un anno e provocò delle nevicate persino in estate.
Queste furono le parole del vescovo Zaccaria Scolastico:
Il Sole si oscurava di giorno così come la Luna di notte, mentre l’oceano era in tumulto con nebbie e vapori; dal 24 marzo di quell’anno al 24 giugno dell’anno successivo, ci furono freddo e neve in abbondanza, gli uccelli morivano, gli uomini erano in difficoltà.
Gli storici di quel tempo raccontano che il Sole assunse un colore bluastro, tanto da non gettare più ombre sul terreno.
Le conseguenze: civiltà in declino
Le conseguenze furono davvero terribili. A causa del freddo, i campi non producevano più cibo per sostentare la popolazione e iniziò la carestia. Si moriva di fame e di epidemie, in particolare sotto la scure impietosa della peste nera: a causa sua nell’impero romano d’Oriente morì un quarto della popolazione.
Il fenomeno, naturalmente, colpì il mondo intero e portò al sovvertimento degli ordini sociali.
Nella Gran Bretagna e in Irlanda l’agricoltura fu devastata, e Bulgari e Avari furono costretti a invadere i Balcani per sopravvivere. La neve arrivò persino nella fertile Mesopotamia.
Proprio in quest’anno si assistette al declino di due grandi potenze: gli abitanti di Teotihuacàn, la più grande città-Stato dei Maya, e la dinastia cinese Wei. Gli scritti affermano che sotto la dinastia Wei morì il 75% della popolazione per siccità ed epidemie. Ma ci sono tracce di stravolgimenti anche nel Nord America e in Perù.
Le cause: comete e vulcani
Il fenomeno del freddo si fece sentire probabilmente per un arco di 10 anni, favorendo il propagarsi della peste a causa delle migrazioni e il logorio delle popolazioni.
Ma cosa provocò questa catastrofe ambientale? Sembra che la colpa sia da ricercarsi in una serie di eventi (s)fortuiti che, assieme, non abbiano lasciato via di scampo.
L’oscuramento del Sole è stato evidentemente causato dal sollevarsi di una grande nube nell’atmosfera, come quella che può verificarsi dopo la violenta esplosione di un vulcano. Vicino al 536 d.C. sembra che sia eruttato il vulcano Ilopango in Salvador, cioè in una posizione troppo lontana perché i testimoni potessero rendersene conto (motivo per cui non si trovano scritti a parlarne). La sua capacità di eruzione è stimata sugli 84 km quadrati di cenere.
La cometa di Halley
Il vulcano, però, non può spiegare il prolungarsi del fenomeno di 10 anni, perché le ceneri sarebbe cadute naturalmente in un tempo molto più breve. Gli scienziati hanno trovato traccia di nichel in alte concentrazioni, indizio che un corpo celeste ha impattato sul nostro pianeta.
Nel 530 gli astronomi cinesi avvistarono la cometa di Halley e la descrissero fortemente illuminata: quindi portava con sé un’enorme quantità di detriti, che con ogni probabilità causarono una pioggia di meteore fino all’anno 540. In aggiunta, la presenza in Groenlandia di organismi marini tropicali lascia immaginare che un grande impatto abbia sollevato queste creature fin nell’atmosfera, facendoli poi ricadere nell’Artico.
Vulcano o cometa? Le ipotesi sono entrambe valide e gli esperti sono propensi ad avvalorare l’idea che siano accadute entrambe. Una cosa è certa: l’uomo si troverà sempre impreparato davanti a simili fenomeni naturali, capaci all’improvviso di mettere in crisi potenti civiltà da un capo all’altro del pianeta.