Progetto A119: quando gli Stati Uniti progettavano di lanciare una bomba nucleare sulla Luna

26 Gennaio 2016 | Storia

In piena Guerra Fredda

Eravamo in piena Guerra Fredda, un periodo di accesa tensione in cui Stati Uniti e Unione Sovietica (URSS) misuravano la propria superiorità politica in base al numero di bombe atomiche che riuscivano a costruire.

Si tratta del periodo storico che, più di altri, ha dimostrato la natura istintiva dell’essere umano: la supremazia sopra ogni cosa, indipendentemente dalle conseguenze, e l’incapacità di gestire un progresso tecnologico improvviso e che offre il potere su un piatto d’argento.

Ma c’è una questione che mette in luce un aspetto più inquietante, se vogliamo persino più assurdo dell’intero tira e molla tra le due potenti Nazioni del mondo.

Se tutti, bene o male, conosciamo la Guerra Fredda e cosa ha comportato, un po’ meno risaputo è il fatto che gli Stati Uniti stavano nascondendo un secondo progetto: far esplodere una bomba nucleare sulla facciata visibile della Luna.

Studio della Luna o prova di forza?

La vicenda è stata raccontata la prima volta all’American Press, nel 2000, dal fisico Leonard Reiffel, a cui sarebbe stato affidato il «progetto A119» assieme al collega Carl Sagan. Il progetto era attivo dal 1958 e aveva il titolo pubblico di A Study of Lunar Research Flights («Uno studio di ricerca per i voli lunari»).

Ufficialmente, Leonard lavorava per l’Istituto di Tecnologia dell’Illinois in qualità di vicepresidente e il suo compito era di compiere ricerche scientifiche per i viaggi verso la Luna. A questo indirizzo è presente un pdf che contiene uno dei suoi rapporti, datato 19 giugno 1959. Il documento è non-classificato, per cui lo studio era disponibile anche ai non diretti interessati.

Nel report si legge che le esplosioni nucleari vicino alla superficie della Luna facevano parte dello studio, allo scopo di analizzare il nostro satellite. Infatti, si riteneva che l’esplosione potesse innescare dei terremoti e, attraverso le onde sismiche prodotte, permettesse agli scienziati di studiare il terreno un po’ come succede sulla Terra durante un movimento tellurico.

Questo, ufficialmente. Ma in un decennio dove gli sforzi erano concentrati sul dimostrare la propria supremazia sopra agli altri, è chiaro che lo scopo del progetto doveva essere tutt’altro. L’URSS stava accelerando la corsa agli armamenti e aveva appena lanciato il primo satellite artificiale nell’orbita terrestre, lo Sputnik 1.

Gli americani erano sconvolti ed era richiesta una prova di forza non indifferente per risollevarsi: far esplodere un ordigno nucleare sulla Luna sarebbe stato senz’altro spettacolare, perché il bagliore sarebbe stato visibile dalla Terra. La conferma risiede proprio nell’incarico di Sagan, il cui compito era di valutare quanto si sarebbe espansa la nube di polvere dopo l’esplosione.

L’abbandono del Progetto A119

Per fortuna, il progetto non fu mai portato a termine.

Il motivo non è politico, almeno non direttamente, ma tecnologico: non esisteva ancora la tecnologia adatta per spedire con precisione una testata nucleare sulla Luna (livello che, comunque, si sarebbe raggiunto di lì a un decennio). Il rischio era che il missile non riuscisse a raggiungere la velocità di fuga per abbandonare l’orbita e potesse ricadere sulla Terra, causando distruzioni su suolo americano e soprattutto un danno irreparabile all’immagine statunitense.

C’era anche chi valutava l’idea che un missile nucleare potesse causare una nube radioattiva sulla Luna che sarebbe perdurata per anni e avrebbe impedito i progetti futuri. Lo stesso Carl Sagan, che si occupò del progetto, ne divenne il più forte oppositore in seguito e pubblicò dei terribili articoli dove si annunciava uno scenario catastrofico a causa della Guerra Fredda.

Bisogna aggiungere che a quel tempo non si aveva davvero idea di quanto disastroso potesse rivelarsi l’uso del nucleare: si pensava di usarlo per appiattire montagne, scavare tunnel e creare porti. Inoltre, c’è da precisare che anche l’URSS stava pensando di far detonare una bomba nucleare sulla Luna. Dopotutto era così che funzionava: appena si progettava qualcosa da una parte, l’opposizione ne veniva a conoscenza, probabilmente anche grazie a un ottimo piano spionistico.

Il fatto che gli Stati Uniti, a tutt’oggi, debbano ancora riconoscere ufficialmente il coinvolgimento nello studio è il segno che provano un certo imbarazzo per il progetto (o che forse hanno qualcos’altro da nascondere, che preferiscono mantenere anonimo).

Fonti principali
The Guardian: «US planned one big nuclear blast for mankind», anno 2000
Daily Mail: «Revealed: How the U.S. planned to blow up the MOON with a nuclear bomb to win Cold War bragging rights over Soviet Union»
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