Immaginate che una specie di extraterrestri arrivi in visita sulla Terra e si metta a studiare da lontano le forme di vita che abitano il pianeta. Vedrebbe costruzioni artificiali imponenti, i segni del progresso tecnologico un po’ ovunque (compreso nel clima) e più di 7 miliardi di creature intelligenti vestite con abiti sgargianti che hanno conquistato buona parte del mondo.
Il suo pensiero sarebbe senz’altro che la Terra sia dominata dagli esseri umani, giusto? Probabilmente no. O almeno non la penserebbe in questo modo se avesse la capacità di analizzare anche i piccoli animaletti del micromondo.
I tardigradi appartengono al regno Animalia, lo stesso a cui apparteniamo noi, ma le loro dimensioni non superano i 1,5 millimetri e spesso stanno sotto il decimo di millimetro: così minuscoli da essere invisibili al nostro occhio. Nel mondo ne esistono miliardi, nell’ordine di almeno un miliardo per ogni essere umano esistente. E si annidano praticamente ovunque, perché la loro particolarità principale – la caratteristica che li rende più “in gamba” di noi agli occhi degli extraterrestri – è la capacità di sopravvivere in ambienti estremi.
Minuscoli ma coriacei come nessun altro
Chiamati anche «orsi d’acqua», i tardigradi assomigliano a insetti tozzi e piuttosto bizzarri, con quattro paia di zampe e una pelle che assume vari colori a seconda della specie presa in esame: grigia, gialla, verde, nera. Sono invertebrati detti «poli-estremofili», cioè in grado di sopravvivere in quasi ogni ambiente in cui si trovano, e non soltanto sulla Terra: persino lo spazio può diventare la loro casa temporanea.
Un tardigrado può vivere fino a 100 anni in condizioni di forte disidratazione (uno stato chiamato anidrobiosi), possono sopportare un arco di temperature tra -273° C e i 150° C e pressioni che vanno da quelle presenti nello spazio a 75 mila volte la pressione atmosferica.
Tutte situazioni in cui l’essere umano morirebbe in pochi minuti: tanto per farvi un’idea di cosa significano le temperature appena citate, potete leggervi l’articolo dedicato agli effetti della temperatura, tenendo presente che la temperatura più bassa raggiungibile (lo zero assoluto) è pari a -273,15° C.
E per quanto riguarda le radiazioni? I tardigradi sono capaci di sopportare una quantità di raggi X mille volte superiori a quella letale per l’essere umano. Questo significa che se li mettete nel vuoto dello spazio, sono capaci di sopravvivere per almeno 10 giorni, come ha dimostrato un esperimento del settembre 2008 effettuato da ricercatori svedesi e tedeschi.
Alcuni video sui tardigradi
Tardigradi: supereroi dello spazio
Durata: 1m 7s
Lezioni di microscopia: i tardigradi, come trovarli e osservarli.
Una spiegazione su come osservare i tardigradi se avete un microscopio.
Durata: 4m 37s
I meccanismi di difesa dei tardigradi
I tardigradi vivono da 500 milioni di anni e sono sopravvissuti a tutte le ultime 5 estinzioni di massa (per informazioni dettagliate vedi l’articolo sulle estinzioni di massa). Sopravvivono ovunque: nel gelo, nei vulcani, nello spazio, in ambienti privi di ossigeno e di acqua per decenni. Se ne trovano sulla terre e nei mari, vivono persino in Antartide e nelle cime più alte del mondo.
Ma qual è il loro segreto? In situazioni estreme i tardigradi riescono ad adattare il corpo per sopravvivere. Sospendono l’attività del metabolismo entrando in criptobiosi, cioè in una condizione di “letargo” grazie alla quale possono vivere in stato di disidratazione, congelamento e assenza di ossigeno (naturalmente le normali funzionalità, come la riproduzione, sono anch’esse sospese). Se sono disidratati, si contraggono su loro stessi per diminuire l’evaporazione dell’acqua.
A basse temperature il loro corpo riesce a controllare la formazione dei cristalli di ghiaccio all’interno del liquido che riempie la celoma (una cavità interna): questo meccanismo avviene grazie allo zucchero trealosio che, mescolandosi con l’acqua e le sostanze presenti nella cellula, forma un gel di protettivo per gli organi interni.
Comprendere il funzionamento dell’organismo dei tardigradi può esserci utile a capire le basi della formazione della vita. Ecco perché alcuni ricercatori stanno studiando dei campioni e cercando di sequenziare il loro genoma. Nel frattempo, mettiamoci l’animo in pace: i tardigradi sono di gran lunga più resistenti di noi e, quindi, la Terra appartiene di diritto a loro.