Il disturbo ossessivo-compulsivo (abbreviato in DOC oppure, in inglese, «OCD») si spiega da solo con il nome: è un disturbo dove i sintomi principali sono l’ossessione e la compulsione.
Tra poco entreremo nei dettagli, ma se vi sentite presi in causa sappiate che analizzandovi da soli non è così semplice distinguere tra il DOC e la paranoia o l’ansia dovuta ad altri disturbi. Quando parliamo di disturbo ossessivo-compulsivo, ci riferiamo a una vera e propria malattia mentale e non di un’ansia episodica (che può capitare a tutti, con frequenze diverse).
In psicologia le parole “malattia mentale” devono essere prese con la pinza e spesso ci sono delle diatribe in merito. Ma nel caso del DOC di questo si tratta, anche perché alcuni studi hanno dimostrato una possibile componente genetica responsabile del disturbo.
Teniamo presente che il DOC è stato classificato tra le dieci patologie più debilitanti in assoluto, causa di danni alla carriera e alla qualità della vita.
Sommario
Esempio: James Lloyd
— Pensieri intrusivi fuori controllo
— C’è speranza di guarire?
Cosa s’intende per ossessione e per compulsione?
— La compulsione come sollievo temporaneo
— Le ossessioni, pensieri intrusivi incontrollabili
Come capire se si ha un disturbo ossessivo-compulsivo
Cosa fare se si ha un disturbo ossessivo-compulsivo
I numeri sul disturbo ossessivo-compulsivo
Un esempio: la battaglia del giornalista James Lloyd
Il giornalista James Lloyd ci dà un’idea ben chiara di cosa significhi essere preda delle ossessioni e delle compulsioni. Nell’intervista fatta a BBC Scienze spiega che sin da bambino restava sveglio di notte perché temeva che la casa andasse a fuoco o che sarebbe successo qualcosa di terribile alla sua famiglia se non avesse recitato le solite preghiere.
Pensieri intrusivi fuori controllo
È normale avere dei pensieri “strani”, il nostro cervello continua a sussurrarci. Gli psicologi li chiamano «pensieri intrusivi» e le ricerche hanno dimostrato che tutti noi ne siamo affetti, perché fanno parte del meccanismo che la nostra mente usa per metterci di fronte a eventi nuovi, in modo da darci dei tentativi per risolvere i problemi.
Come spiega Lloyd:
Può capitare di passare su un ponte e pensare di buttarsi di sotto. Oppure di tenere tra le braccia un bambino e avere l’idea di farlo precipitare dalle scale. […] La maggior parte di noi è in grado di liquidare in fretta i pensieri intrusivi: ma chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo è incapace di ignorarli.
All’età di 20 anni, James ha cominciato a chiedersi se fosse una persona orribile e malvagia:
Camminavo per strada senza guardare le persone negli occhi, per la paura di lasciarmi andare a qualche atto inconsulto. Se per caso dovevo usare un coltello, mi preoccupavo della possibilità di perdere il controllo e pugnalare qualcuno. […] Se guardavo un bambino, i miei pensieri intrusivi mi facevano credere che sarei diventato un pedofilo. Era una vera e proprio tortura psicologica.
[…] Ogni giorno, per tutto il giorno, monitoravo i miei pensieri: se ne capitava uno che reputavo “cattivo”, dovevo pensare subito a qualcosa di “buono” per neutralizzarlo.
C’è speranza di guarire?
Prima di continuare, meglio precisare che non esistono dati a dimostrare che i pazienti mettano in atto i loro impulsi: al contrario, in genere gli impulsi sono in contrasto con i propri valori personali (ed è proprio questo a mettere loro addosso il dubbio di essere una cattiva persona).
In secondo luogo, come vedremo più sotto, il DOC si può curare. Lo stesso James Lloyd ha seguito una terapia che gli ha apportato dei grandi miglioramenti e che promette di guarirlo del tutto in futuro – o per lo meno di permettergli una vita del tutto soddisfacente.
Cosa s’intende per ossessione e per compulsione?
Vediamo di chiarire cosa s’intende in psicologia quando si parla dei due termini.
La compulsione come sollievo temporaneo
Il Treccani definisce la compulsione come:
L’impulso, comportamento, atto e sim., che viene eseguito da un soggetto in modo macchinale e infrenabile.
Detta in un altro modo, le compulsioni sono comportamenti rigidi o pensieri insistenti che cercano di placare una terribile angoscia o un dubbio opprimente. Con queste compulsioni, si allieva temporaneamente l’ansia.
Possono essere dei rituali mentali (come ripetere delle frasi) o dei comportamenti ripetitivi (come il bisogno di mettere in ordine le cose sul tavolo). In pratica, sono delle regole che ci imponiamo.
Le ossessioni, pensieri intrusivi incontrollabili
Invece per capire l’ossessione e non confonderla con altri tipi di disturbo dobbiamo scendere un po’ più nel dettaglio. L’IPSICO (vedi fonti a fine articolo) la identifica in questo modo:
Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi che si presentano alla mente contro la propria volontà, ripetutamente e generando profondo disagio soggettivo.
[…] L’ossessione è un fenomeno del tutto involontario, intrusivo e percepito come qualcosa fuori dal proprio controllo.
L’IPSICO fa un elenco dei possibili tipi di ossessioni e (giustamente) puntualizza che è ben diverso dalla «ruminazione», cioè chi ripercorre a mente gli episodi del passato e si chiede come avrebbe potuto cambiarli o si tormenta perché non si è comportato in modo diverso.
Le ossessioni possono essere delle più disparate. Potete essere ossessionati dal dubbio di essere omosessuali (anche se siete etero), dall’idea di star tradendo il partner con il pensiero oppure da pensieri blasfemi come l’impulso irrefrenabile di bestemmiare o di insultare i defunti.
Facciamo alcuni esempi per chiarire, ricordandoci però che l’impulso deve essere così forte da non riuscire a controllarlo:
– se non appena toccate il palo della metro vi sentite sporchi e correte subito a lavarvi;
– se passa un carro funebre e toccate ferro, e vi sentite male se qualcuno ve lo impedisce;
– se sentite l’impulso irresistibile di far del male ad altri o a voi stessi;
– se pensando a un numero, lo giudicate nefasto e quindi pensate a una preghiera per proteggervi;
– se controllate tre volte di aver chiuso bene l’auto prima di andarvene;
– se avete il dubbio di essere attratti da “oggetti” socialmente sconvenienti come animali e bambini, anche se così non è.
Teniamo sempre presente che per essere un’ossessione, il pensiero ricorrente deve essere intrusivo e sgradito al proprietario. Se così non è, si tratta di tutt’altro: potrebbe essere una fissazione, una fobia sociale, un’ipocondria, ecc.
Come capire se si ha un disturbo ossessivo-compulsivo
Citando le parole di James Lloyd:
[Il DOC] non assomiglia affatto allo stereotipo che vediamo nei film, dove questa malattia è invariabilmente associata a un tizio con una collezione di CD molto ben organizzata e un cassetto della biancheria perfettamente in ordine.
[…] Tantissime persone, là fuori, si fanno torturare dai loro stessi pensieri, hanno paura di chiedere aiuto e non riescono a parlarne, neppure con i propri familiari.
Le ossessioni del DOC portano sempre a emozioni molto forti e negative, per esempio paura, colpa, disgusto. La preoccupazione principale diventa il fatto di liberarsi da questo disagio.
Un’altra delle preoccupazioni è anche la paura di cosa penserebbero gli altri se scoprissero le proprie compulsioni. I pensieri tipici di un malato sono per esempio: «Perché mi comporto in questo modo? Sto forse impazzendo? Di sicuro gli altri mi crederebbero matto se sapessero cosa faccio!».
Questo perché chi soffre di DOC si rende conto che il proprio pensiero è esagerato, illogico; e spesso è proprio questa consapevolezza ad aggravare i sintomi.
Il DOC non è sempre costante: a volte migliora e altre volte peggiore, fino ad arrivare a casi critici in cui rende molto difficile vivere la vita di tutti i giorni. Quello che distingue il DOC da altri disturbi è il fatto che perduri per oltre un’ora al giorno e che, nonostante gli sforzi, non si riesca a cambiare il comportamento.
Cosa fare se si ha un disturbo ossessivo-compulsivo
Raramente il DOC scompare da solo, anzi la tendenza è di peggiorare senza un aiuto esterno: per guarire si deve far ricorso a una psicoterapia specifica e quindi il consiglio è sempre di rivolgersi a un esperto.
In genere la cura consiste nel mettere il paziente a confronto con la propria ossessione, in modo da abituarlo all’ansia e da fargli capire che è eccessiva, e di impedirgli i soliti rituali che ripete per “proteggersi”.
Alla cura psicologica si possono affiancare anche dei farmaci per inibire l’ossessione, ma è bene evidenziare che secondo i dati un buon 30-40% non risponde alla cura dei farmaci o lo fa in modo parziale; quindi la terapia cognitiva comportamentale è sempre necessaria.
È bene anche sottolineare che la risposta a questo tipo di terapia è piuttosto alta e va dal 50% all’85% dei casi.
Inoltre, nel 2017 è stata identificata una delle possibili cause del DOC: sembra che un difetto nel rilascio del neurotrasmettitore GABA porti ai pensieri intrusivi incontrollati. Agire su questo neurotrasmettitore, quindi, può aiutare i pazienti a inibire i pensieri eccessivi.
I numeri sul disturbo ossessivo-compulsivo
Secondo i dati statistici, almeno il 2% della popolazione mondiale è affetto da disturbo ossessivo-compulsivo, con un picco particolare tra i 15 e i 25 anni. Solo in Italia si contano 800.000 individui che sviluppano il DOC.
L’80% degli affetti da DOC possiede sia ossessioni che compulsioni; il restante 20% presenta solo l’ossessione o solo la compulsione. Infatti un quarto dei pazienti non mostra compulsioni visibili.
In ogni caso, il DOC è spesso dannoso per le relazioni di coppia o di amicizia: circa il 50% dei pazienti non riesce ad avere un rapporto stabile.
Uno studio del 2011 fatto sui gemelli, inoltre, ha scoperto che la genetica era responsabile del DOC per circa il 40%, mentre il restante 60% era dovuto all’ambiente di vita.
Infine, come ho già spiegato, il DOC tende ad aggravarsi perché i pensieri ossessivi si sommano senza trovare un vero sollievo. Quindi non c’è da sorprendersi che le vittime siano inclini al suicidio 10 volte più della media e che un terzo dei pazienti soffra di depressione.