Lo spazio è un ambiente ostile per gli esseri umani, su questo c’è poco da sindacare. Persino con la tecnologia che oggi abbiamo a disposizione, una lunga permanenza nello spazio provocherebbe dei danni quasi certi alla fertilità degli astronauti.
Le difficoltà di un viaggio spaziale sono così tante che a malapena riusciamo a capire quali potrebbero essere le reali conseguenze sul corpo e sulla psicologia umani. Forse un giorno le nanotecnologie potranno esserci d’aiuto, spingendoci oltre i nostri limiti e trasformandoci in creature più adatte allo spazio, ma se anche dovesse succedere questo scenario richiederà ancora qualche decennio (più probabilmente qualche secolo).
Il problema politico ed economico
Il problema di colonizzare nuovi pianeti non è legato solo alla nostra natura di terrestri, ma anche alla politica. Anche se avremmo già a disposizione i mezzi e le idee per dare inizio a una corsa allo spazio (o per costruire, per esempio, delle stazioni spaziali) manca la volontà di farlo da parte delle Nazioni e dobbiamo affidarci ai privati per realizzare qualcosa “di veloce”.
La conseguenza è che la colonizzazione allo spazio sta procedendo lentamente, troppo lentamente, e potrebbe bloccarsi all’improvviso per colpa di una decisione. Inoltre, questi continui rallentamenti ci impediscono di concentrarci sul tipo di tecnologia che sarebbe indispensabile per le future colonizzazioni.
Automi per i lavori sporchi
Michio Kaku, nel suo libro Il futuro dell’umanità, ci spiega che la colonizzazione spaziale sarà possibile soltanto se riusciremo a progettare degli automi, cioè dei robot capaci di agire da soli dopo aver ricevuto un comando.
Il comando potrebbe essere qualcosa di semplice, come «raccogli la spazzatura», oppure molto più complesso e che richiede il lavoro di squadra come «costruisci una casa». Il loro scopo sarebbe quello di aprirci la strada: raggiungere un pianeta o una luna prima di noi e costruire quanto serve per poter iniziare subito a vivere una volta che l’equipaggio umano sarà arrivato.
I robot sono efficienti e sacrificabili, noi no
I vantaggi di inviare dei robot invece degli umani a fare il “lavoro sporco” sono enormi. Innanzitutto loro non temono né le radiazioni spaziali, né il gelo, né la mancanza di ossigeno, né i problemi psicologici dovuti al lungo viaggio. Anzi, potrebbero restare spenti e riattivarsi solo quando arrivati a destinazione.
Inoltre sono molto più forti di noi, possono sollevare enormi pesi e muoversi quasi senza problemi in condizioni di bassa gravità, senza mai fermarsi finché hanno una batteria a tenerli in vita. Un umano nello spazio invece è lento, goffo, debole e si stanca in fretta. Gli automi sbrigheranno i lavori monotoni e produranno le risorse di massa con una precisione impeccabile, non si lamenteranno quando dovranno pulire le fogne o smaltire le sostanze chimiche tossiche.
Ma soprattutto c’è la questione della sicurezza. Se dovessero succedere degli incidenti, un robot distrutto può essere riparato o sostituito. Se dovesse restare bloccato in qualche punto irraggiungibile, potremmo semplicemente lasciarlo dov’è perché di certo non soffre “di solitudine”.
Infine, i robot possono esplorare luoghi sconosciuti senza dover prima inviare delle sonde (sono loro stessi una sonda di esplorazione). Alcuni automi saranno progettati proprio per esplorare e gireranno in lungo e in largo per la colonia catturando e inviando dati utili. Entreranno in luoghi inaccessibili all’uomo, dove le temperature sono alte o addirittura vicine allo zero assoluto.
Automi simili sono davvero possibili?
Per poter colonizzare è indispensabile usare gli automi invece dei normali robot, perché dalla Terra serviranno ore prima che un’istruzione inviata via radio li raggiunga. Gli automi, a differenza dei normali robot, hanno bisogno solo di un’istruzione iniziale («costruisci una casa»), poi si arrangeranno a fare tutto il resto in comunione con gli altri automi: non ci sarà bisogno di impartire altre istruzioni.
Purtroppo i nostri robot di oggi sono del tutto inadeguati, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale è appena agli inizi. Non esiste nessun robot che possa capire il significato di «raccogli la spazzatura» senza avere delle sequenze di azioni pre-impostate. Se trovano un intoppo non previsto dal loro codice, non sanno come aggirarlo.
Per quanto possano apparire semplici, i gesti che svolgiamo tutti i giorni sono incredibilmente complessi da ricreare nella mente di un robot. Anche il solo camminare, cioè muovere un passo dopo l’altro, richiede una lunghissima serie di istruzioni. Figuriamoci le azioni più complicate.
Ecco perché è indispensabile concentrarci sull’intelligenza artificiale, nonostante i possibili rischi a cui possiamo andare incontro. I privati stanno già facendo la loro parte, i politici invece si preoccupano più che altro di “sopravvivere” per il prossimo mandato. Di questo passo, non sarà soltanto la colonizzazione spaziale a rimetterci.