Introduzione
In un articolo precedente ho affrontato il significato di relatività ristretta. L’idea di base ci tornerà utile per fare un salto in avanti e per parlare di un altro tema affascinante legato al tempo e allo spazio. L’argomento è piuttosto corposo, ma cercherò di spiegarmi il meglio possibile senza far uso di termini complessi o poco comuni.
L’equazione di Einstein: se un corpo accelera, aumenta anche la sua massa
Che cos’è lo spaziotempo? Negli ultimi decenni – ma già a partire dagli anni quaranta – è una parola che si sente pronunciare spesso dalla bocca degli scienziati (e anche dagli appassionati di scienza o dagli scrittori di fantascienza). Il concetto, che in realtà è abbastanza semplice se affrontato dall’esterno, ha un’importanza fondamentale e ha aperto uno spiraglio immenso nel campo della fisica.
Dalla teoria della relatività di Einstein deriva la più importante e conosciuta tra le equazioni fisiche: E=mc2.
Tradotta in parole, «l’energia è uguale alla massa moltiplicata per la velocità della luce al quadrato».
Einstein aveva infatti dimostrato come la velocità della luce sia identica davanti a qualsiasi osservatore, per quanto questo sia in quiete o in movimento. Per accelerare un corpo è necessario aggiungergli energia. Più energia si aggiunge, più il corpo accelera. Poiché la velocità della luce (c) è una costante, perché la formula resti valida quando aumentiamo l’energia significa che anche la massa del corpo deve aumentare. Questo naturalmente rende difficile un’ulteriore accelerazione, perché la massa è adesso maggiore.
In laboratorio è stato dimostrato, comunque, che per aumentare anche di poco la velocità ad alti livelli occorre una quantità spropositata di energia. Al Cern di Ginevra sono riusciti a spingere un protone a una velocità pari al 99,99999% di quella della luce. Per aumentare di soli 0,001% la velocità, sono dovuti passare da 450 GeV di energia a 7000 GeV.
La luce è il limite: niente raggiunge la sua velocità
Il limite di accelerazione è la velocità della luce: non esiste modo per raggiungerla, perché occorrerebbe somministrare al corpo una quantità di energia infinita. Piero Angela, nel suo Viaggio nella scienza – dal Big Bang alle biotecnologie, ci mostra un esempio con dei numeri concreti. È il caso di accennarlo, perché renderà più semplice la comprensione del fenomeno.
Poniamo il caso che un’astronave riesca a viaggiare a 294mila km al secondo. Teniamo presente che la velocità della luce è di 299.792,458 km al secondo, quindi l’astronave vi si avvicina notevolmente.
Degli osservatori esterni la tracciano per mille anni. Secondo la teoria della relatività, il tempo di chi viaggia all’interno dell’astronave è molto più dilatato (perché è in grande movimento) e, per loro, sono passati soltanto 200 anni anziché mille. Ma basterebbe accelerare la velocità dell’astronave a 299.792 km/s perché l’intervallo si riduca a due mesi. Aumentando l’accelerazione di ulteriore 4 cm/s l’intervallo diventerebbe di tre giorni.
Sbalorditivo, non trovate? Mentre per un osservatore esterno sono passati mille anni, per l’equipaggio dell’astronave sono trascorsi solo tre giorni. Nella pratica, chi guardava l’astronave la vedeva muoversi al rallentatore.
A velocità elevate, spazio e tempo si dilatano
Questi i dati, che oggi gli scienziati danno per assodati. Ma cosa succede a un corpo che si muove a velocità così elevate? L’oggetto diventa sempre più schiacciato all’aumentare della velocità, perché lo spazio si contrae rapidamente. E il tempo? Anche il tempo subisce la stessa sorte, cioè si dilata e rallenta.
Per capire il fenomeno dobbiamo smettere di pensare al tempo come a un’entità astratta e vederlo come se fosse un’entità concreta, tangibile. Il tempo può essere rallentato o accelerato, allungato o accorciato.
Dopotutto si parla di tre dimensioni (lo spazio) più una quarta dimensione (il tempo). Queste quattro dimensioni sono strettamente collegate e, viste insieme, formano quello che viene chiamato spaziotempo. Non può esistere un tempo senza spazio, e viceversa.
È grazie a questo concetto se possiamo stabilire un intervallo di tempo tra un evento A e un evento B: ogni evento ha quattro grandezze (coordinate) che lo identificano, tre spaziali e una temporale.
Due corpi si attraggono perché lo spaziotempo attorno si curva
Ora che sappiamo di cosa ci si riferisce parlando di “spaziotempo”, possiamo fare un passo avanti. Come ho spiegato nel precedente articolo, in sintesi, la relatività ristretta dimostrava che:
a) la velocità della luce è uguale da qualsiasi direzione la si osservi e non può essere superata;
b) il tempo è relativo, cioè si misura in modo diverso a seconda che l’osservatore sia fermo o in moto (in questo caso, in un modo riduttivo, diciamo che il tempo rallenta).
Ma la relatività ristretta si può applicare soltanto a oggetti in moto rettilineo e costante, cioè senza accelerazione, e qui sta il suo limite. Nel 1915 però Einstein rende valida la teoria anche per i sistemi che si muovono in una curva e che sono accelerati uno rispetto all’altro.
L’esempio del razzo
Immaginatevi rinchiusi in una stanza. La forza di gravità vi attira verso il basso: anche se non ci facciamo caso, agisce sempre e “pesa” su di noi, inchiodandoci a terra. Potete facilmente rendervene conto lasciando cadere una palla.
Ora immaginiamo che questa stanza sia lanciata nello spazio, dove non esistono campi gravitazionali. Un razzo la sospinge incessantemente verso l’alto. Nonostante l’assenza di campi di gravità, vi sentirete comunque spingere verso il basso e se lasciaste cadere la palla, questa rimbalzerebbe ancora a terra. In questo caso l’effetto non è dovuto alla gravità, ma all’accelerazione del razzo. Voi però non vi rendereste conto se questa spinta verso il basso sia dovuta alla gravità o a un’altra forza.
Bene, Einstein ha aggiunto questa considerazione: l’osservatore non può stabilire se le forze che la muovono sono dovute alla gravità o ad altri meccanismi. Questa aggiunta va a comporre quella che viene chiamata teoria della relatività generale. Si tratta di una legge estremamente importante. Vediamo il perché.
La gravità è una proprietà dei corpi, non una forza
Prima della teoria della relatività generale, la legge gravitazionale di Newton stabiliva che due corpi sono attratti tra loro con una forza che è proporzionale alle loro masse. Adesso, invece, Einstein presuppone che due corpi si attraggono perché il corpo con massa maggiore “curva” lo spaziotempo e attira verso di sé il corpo con massa minore (vedi l’immagine sopra).
L’effetto è lo stesso, ma il concetto è diverso: la gravità non attira direttamente due corpi, ma distorce lo spaziotempo e porta il corpo minore a “cadere” verso l’altro. L’accelerazione di gravità non dipende più dalla massa del corpo.
L’esempio più semplice per spiegarlo è quello della palla da bowling e della pallina da tennis. Prendete un telo elastico e appoggiate la pallina da tennis in una zona a margine di questa superficie. Poi mettete la palla da bowling al centro dell’area: la materia della palla porterà il telo a incurvarsi al centro e la pallina da tennis scivolerà verso il centro, “attratta” dall’altra. Allo stesso modo, un pianeta (la Terra) è attratto da un corpo con una maggiore quantità di materia (il Sole).
Teniamo conto che la Terra, di per sé, curva lo spazio con un raggio che si allunga di circa mezzo miliardo di chilometri. Immaginate quanto lo possa incurvare un corpo che ha la densità del Sole. Ecco spiegato perché la presenza del Sole riesce a “intrappolare” polveri, comete e persino pianeti della stazza di Giove.
(altre informazioni sulla gravità: «Cos’è la gravità? Non è una forza e per molti aspetti non riusciamo a definirla»)
Se lo spazio si curva, il tempo rallenta
Cosa comporta tutto questo? Innanzitutto, la possibilità di piegare lo spazio è alla base di quel fenomeno “illusorio” secondo cui una stella si trova, in realtà, leggermente spostata rispetto a da dove la vediamo a occhio nudo. La sua massa infatti piega lo spazio e quindi anche la luce che viaggia su di esso (nella luce si trova il nostro spettro visibile).
Inoltre, teoricamente è possibile ipotizzare un sistema per cui, piegando abbastanza lo spazio, si avvicinino tra loro due punti estremamente lontani, permettendoci di raggiungere distanze altrimenti impossibili. È quello che dovrebbe fare il noto wormhole: in pratica un tunnel che mette in comunicazione un punto dello spazio con un altro punto lontanissimo. Mi limito a citarlo, perché la sua trattazione esce dal tema dell’articolo.
Infine, abbiamo visto che lo spazio e il tempo sono strettamente collegati, come un’unica entità chiamata spaziotempo. Ora, se lo spazio viene incurvato dalla gravità, anche il tempo deve essere incurvato allo stesso modo. Quindi incurvando lo spazio (per esempio creando il wormhole citato prima) sarebbe possibile non solo raggiungere distanze lontane, ma anche tempi estremamente lontani.
Le conseguenze della teoria della relatività sono state solo accennate in questo articolo. Scienziati di ogni fede (scientifica e religiosa) stanno ancora battagliando per raggiungere un accordo ed elaborano ogni anno nuove teorie che si fondano su questa. Una cosa è certa: l’intuizione di Einstein è stata un punto di partenza, non di arrivo. Gli orizzonti che si sono aperti ci mostreranno sorprese che, forse, non riusciremmo nemmeno a capire fino in fondo.
Ottima spiegazioni e semplificazione di concetti molto complessi.
Complimenti !
Grazie =)
E’ incredibile come una sola teoria abbia tante implicazioni… i fisici hanno tentato di smontarla senza successo e adesso basano i loro studi su questa.
Albert Einstein meriterebbe una statua al merito.
SALVE DOTT. MARANGONI M., NELL’ARTICOLO “IL LEGAME TRA SPAZIO E TEMPO” LEGGO: POICHE’ LA VELOCITA’ DELLA LUCE E’ UNA COSTANTE, SIGNIFICA CHE PER COMPENSARE L’AUMENTO DI ENERGIA DEVE AUMENTARE LA MASSA DEL CORPO. VORREI TANTO CAPIRE COSA CENTRA IN QUESTO FENOMENO, LA VELOCITA’ DELLA LUCE. CORDIALI SALUTI DA CARMINE
Salve Carmine,
l’affermazione si basa sull’equazione di Einstein: E=mc^2 (ovvero l’energia è uguale alla massa moltiplicata per il quadrato della velocità della luce).
L’unico dato fisso in questa equazione è la velocità della luce, circa 300 mila km al secondo; gli altri due dati (energia e massa) dipendono l’uno dall’altro.
Perché l’equazione sia sempre in equilibrio, se aumenta l’energia significa che deve aumentare anche la massa del corpo. Allo stesso modo, se aumenta la massa, l’energia che si può liberare sarà più alta.
Finalmente un articolo nel quale è comprensibile il funzionamento di questi sistemi parecchio complessi. Dopotutto Einstein lo diceva “se non lo sai spiegare ad un bambino significa che non hai appreso bene il concetto”. Be in questo caso i bambini sono coloro che, come me, hanno la curiosità di imparare certe cose anche senza entrare per forza nel dettaglio, questo lavoro spetta agli scienziati. Complimenti
Se ammettiamo vera l’affermazione “un corpo con grande densità curva lo spaziotempo e attira verso di sè un corpo” vuol dire che il tessuto spazio tempo è una costante ed è uguale e tensionato nello stesso modo in ogni luogo e tempo ?
Se consideriamo l’Universo nel suo complesso e ignoriamo la densità di materia che è presente in certi settori (es: galassie), possiamo vedere lo spaziotempo come se fosse omogeneo, cioè uguale in ogni suo punto. Usando questo modello puoi prendere un qualsiasi punto dell’Universo come origine.
Ci sono vari “ma”, tra cui il fatto che le formule conosciute sono valide fin nel punto dello spazio che possiamo osservare, mentre non sappiamo se continuano a valere al di là di questo. Le varie ipotesi tirano in campo anche la costante cosmologica che Einstein introdusse per far quadrare i suoi calcoli, per poi eliminarla, e che è stata ripresa di recente.
Il tema non è semplice, ti lascio qualche link esterno per approfondire:
– un riassunto sulla costante cosmologica: https://tinyurl.com/yceo57d8
– qualche dettaglio in più: https://tinyurl.com/ybntthkz
– un articolo molto approfondito e tecnico: https://tinyurl.com/y7cjjpq7
Dire che il tempo, a velocità relativistiche, rallenta è tutto da provare. Per il momento sappiamo solamente che rallentano gli orologi:non si può confondere il tempo trascorso con il rallentamento di un orologio. Se due orologi sincronizzati, uno posto a terra e l’altro in movimento veloce su di un Jet, al ritorno del jet, segneranno due tempi diversi: eppure il tempo di volo del jet non può avere due misure diverse, benchè un orologio segni un dato e l’altro un altro.
http://www.ilmioscrittoio.it/modules.php?name=News&file=article&sid=120
In effetti è un punto di vista che non avevo mai considerato. Tra l’altro, ottimo il link che hai messo, spiega la situazione in modo chiaro e discorsivo…
Prendendo noi, sulla Terra, come sistema di riferimento, comunque, ci resta l’impressione che il tempo sia rallentato. Che sia dovuto alla massa o meno al momento abbiamo pochi mezzi per capirlo
Gli orologi sono dei “segnatempo” (meccanici, elettrici, elettronici …) e come tali sono soggetti alle varie forze in cui si vengono a trovare: gravità, accelerazione, temperatura, etc.
Un orologio atomico, per es, rallenta a gravità o accelerazioni maggiori ed accelera a temperature più alte; al contrario un altro “segnatempo” tipo il pendolo, si comporta in maniera esattamente opposta.
Ad oggi, non siamo ancora in grado di avere uno strumento che sia indenne dall’ambito in cui si trovi.
Va tutto bene: non posso distinguere, nel caso della navetta spaziale, se sono in presenza di attrazione gravitazionale ovvero di accelerazione inerziale.
Ma da questo al passaggio logico della curvatura spaziotempo, come ci arriva Einstein? Mi sembra un salto intuitivo che avrebbe bisogno di un ulteriore approfondimento, per non essere una definizione assiomatica. grazie
Ciao Antonio,
in effetti la prima pubblicazione che descriveva il passaggio dalla relatività speciale (ristretta) a quella generale era dettata da intuizioni e da ragionamenti matematici: quando Einstein la rese pubblica, infatti, fu accolta con scetticismo, perché ovviamente servono dimostrazioni ed esperimenti per rendere “vera” una teoria.
Però qualche anno dopo (nel 1919) Arthur Eddington gli diede conferma: studiò gli effetti durante un’eclissi solare e vide che la luce di una stella era deviata dalla gravità del Sole.
Quindi sì, inizialmente si è trattata di un’intuizione senza prove effettive. Ma il suo anticonformismo è uno dei pregi che ha portato Einstein a distinguersi dagli altri scienziati 🙂
Ero completamente all’oscuro di tutto cio’ che questa notte ho letto, ma i sono rimasto talmente affascinato dalla vostra passione che siete riusciti a trasmettermela. La vostra spiegazione, come da voi citato, la colpirebbe anche un bambino.
Segnalo un imprecisione all’articolo, peraltro fatto molto bene: “Un razzo la sospinge incessantemente verso l’alto. Nonostante l’assenza di campi di gravità, vi sentirete comunque spingere verso il basso e se lasciaste cadere la palla, questa rimbalzerebbe ancora a terra. In questo caso l’effetto non è dovuto alla gravità, ma alla forza di inerzia che vi spinge”. In realtà l’effetto è dovuto all’accelerazione del razzo, equivalente alla forza gravitazionale. L’inerzia non è una “forza”, e dal punto di vista fisico, stato di movimento inerziale e stato di riposo sono equivalenti. Infatti, l’effetto gravitazionale cessa quando cessa l’accelerazione, e il razzo entra in stato di inerzia.
Vorrei inoltre far notare a nonsologrigio che non è solo l’orologio a bordo del’aereo a rimanere indietro, ma è tutto il tempo dell’aereo a rallentare, perciò in effetti ci sono due misure diverse del tempo di volo, quella compiuta da chi sta a bordo, e quella compiuta da chi sta all’aeroporto (i passeggeri atterrano e sono appena più giovani rispetto a chi li aspetta). Saluti.
Vero, grazie Enrico. Correggo subito l’errore 🙂
Ciao, é da poco che ho iniziato ad interessarmi alle teorie di Einstein, ma volevo capire una cosa. Un corpo, andando a velocità altissime, aumenta la sua massa, e, aumentandola, riesce a curvare lo spaziotempo, cosí che gli riesca di “vivere di meno”. Ma allora, non dovrebbe creare una forza di gravità, che attirerebbe altri corpi verso di lui? Un’ altra cosa. Avendo il sole e la terra masse enormi, che distorgono lo spaziotempo, uscendo dall atmosfera celeste oppure uscendo dal nostro sistema solare, fermandoci a velocità zero, non dovremmo già “vivere di meno”? In teoria, dovrebbe essere il nostro sistema solare ad andare a velocità aumentata… Grazie per l attenzione.
Ciao Francesco,
per la prima domanda il ragionamento è giusto, però devi vederlo da un punto di vista un po’ diverso.
Quando si parla di attrazione gravitazionale tra due masse, più che a una forza che «attira» dovresti pensare allo spaziotempo che si curva: più la massa è grande, più curva lo spaziotempo e attira le masse minori verso di sé. Quindi come dicevi, se aumenta la massa si aumenta anche l’attrazione degli altri corpi, ma è proprio perché lo spaziotempo si curva di più.
La seconda domanda invece richiede un po’ di pensiero laterale ed è anche complicata da spiegare a parole 🙂
La relatività si chiama così perché dipende dal punto di vista di chi sta osservando, cioè dipende da quello che i fisici chiamano «sistema di riferimento». Prendiamo due sistemi di riferimento: chi si muove veloce (chiamiamolo A) e chi osserva A dall’esterno (chiamiamolo B).
Se per A passa un minuto, per B che lo osserva da fuori saranno passati per esempio 10 minuti. Per cui il tempo di A rallenta soltanto se prende B come riferimento.
Ma se prendiamo soltanto A, un minuto è sempre formato da 60 secondi: se A non guardasse B, non si accorgerebbe nemmeno che il suo tempo è rallentato.
Questo è per dire che la percezione del tempo non è qualcosa di statico. Se vai al di fuori del sistema solare e osservi il sistema solare, avrai la percezione di un tempo diverso solo perché stai osservando il sistema solare. Tu «vivi di meno» solo se rapportato agli abitanti del sistema solare.
Sia chiaro, comunque, che le velocità con cui si muovono i pianeti sono ben lontani da quelli della luce e il fenomeno si avverte poco: se ricordo bene la Terra compie il giro di rivoluzione attorno al Sole a 30 km/s (cioè 10 mila volte meno della velocità della luce).
Grazie mille per la spigazione:-)
Ho solo un altra domanda: tu, alla risposta della seconda domanda, hai detto che il fenomeno del “vivere di meno” (lo chiamo cosí perché non so come altro chiamarlo, ho capito che la percezione del tempo da parte del soggetto non cambia:-) ) si avverte poco da fuori dell orbita celeste (o del sistema solare) a causa della loro poca velocità. Mi chiedevo, la poca velocità non viene compensata dall enorme massa del corpo? Grazie mille ancora
Serve un corpo davvero massiccio per avvertire il fenomeno entro la breve distanza (vedi per esempio un buco nero).
Una cosa importante, che può sfuggire, è che la fisica relativistica si fa sentire solo quando un corpo viaggia a velocità vicine a quella della luce: a velocità ridotte invece non si notano fenomeni come la dilatazione dei tempi e la contrazione delle lunghezze. È il motivo per cui nella vita di tutti i giorni non ce ne accorgiamo.
Se ti interessa entrare più nel tecnico, ci sono formule specifiche per calcolare di quanto si contrae il tempo e la lunghezza in base ai sistemi di riferimento: prova a cercare in rete «trasformazioni di Lorentz».
Sisi ok grazie mille per il tuo tempo. Saluti
Di niente, grazie a te. Le domande costruttive sono utili tanto quanto le risposte