Introduzione
È sufficiente anteporre una acca alla parola latina ara per trasformare un altare (ara) in un porcile (hara)
– Alcuino, insegnante di fine 700, precettore di Carlo Magno
La grammatica non è statica
La grammatica non è come la matematica: i numeri e le operazioni aritmetiche non cambieranno mai, mentre le parole sono in continua evoluzione. Se sommiamo 2+3 avremo sempre 5, per i secoli dei secoli. Nella grammatica, invece, le regole cambiano con il passare dei tempi. Le parole vengono troncate, modificate, eliminate e sostituite. Ci sono vere e proprie riforme grammaticali (anche in lingue estere, come nella recente riforma del tedesco). Alcune parole straniere entrano nei vocabolari, altre le lasciano.
Addirittura, se il “popolo” continua a usare una forma grammaticale sbagliata per lungo tempo, questa in alcuni casi diventa ufficiale.
Aggiungiamo che il linguaggio è stato creato dall’uomo per comunicare e farsi capire, non per essere “rigido e perfetto”, e alcuni di voi potrebbero pensare che chi si impunta sulle regole grammaticali (in gergo del web vengono indicati come grammar nazi) sono dei buontemponi che non hanno altro da fare durante il giorno.
Tra libri e web
Io scrivo libri per passione da anni, leggo saggi e racconti da quando ho imparato il significato dell’alfabeto e ho aperto questo blog su cui scrivo ogni settimana; eppure sono in buona parte d’accordo: il linguaggio serve per comunicare un concetto.
Ma non sempre. Se, per esempio, cercate lavoro e scrivete un curriculum indecifrabile, il datore eviterà anche soltanto di considerarvi. Chi fa per lavoro l’avvocato è ben consapevole che una virgola può cambiare completamente il significato della frase e fare la differenza tra il successo e l’insuccesso. In ambito politico, poi, non ne parliamo.
Senza entrare nelle “alte sfere”, comunque, possiamo renderci conto anche noi che leggere un commento nel forum di qualcuno che non sa usare la punteggiatura o che ancora non conosce la differenza tra il verbo essere e una preposizione è piuttosto fastidioso. Al giorno d’oggi si tende a scrivere sul web, battendo velocemente i tasti dello smartphone o della tastiera, e gli errori diventano inevitabilmente più frequenti. Ma un conto è lasciare qualche sbaglio sparso per strada (neanche immagino quanti ce ne possano essere tra i miei articoli di cui non mi sono accorto), tutt’altra storia è persistere sullo stesso errore: in quest’ultimo caso è sintomo di ignoranza e andrebbe colmata.
Ho stilato un elenco di alcuni tra gli errori grammaticali più comuni, che provvederò ad aggiornare quando mi verrà in mente qualcosa di nuovo. Non si tratta di un prontuario o di un corso per imparare la grammatica: è una lista per chi ha dei dubbi o vuole delle conferme.
Errori grammaticali più comuni
[Nota: il contenuto dell’articolo è stato trasferito in una pagina di Scrivere Libri dedicato agli errori grammaticali]
Adire la verità si dovrebbe scrive “cionnonostante”: “ciononostante” sarebbe errato perché “ciò”, nella lingua modello, vuole il raddoppiamento fonosintattico dopo di sé, il quale dovrebbe riflettersi pure nello scritto; ma siccome molto inorridiscono davanti a quella sfilza di ‘n’ — tanto che è invalsa pure la variante “cionostante” — e per di più la pronuncia si sta semprepiù settentrionalizzando, nessuno più oggi utilizza la forma veramente corretta. Io comunque resisto e scrivo sempre “ciò nonostante” in due parole, non si contravviene a nessuna norma.
Grazie per la precisione, Remo, ho aggiunto il riferimento al tuo commento
Articolo stupendo, ma….
“Alcuino, insegnante di fine ‘700, precettore di Carlo Magno” … Carlo magno a fine 1700? 😀
Un apostrofo in più 😀
Grazie della segnalazione, ho sistemato
Ed eccone un altro 😛 scusa m sono in tema con l’articolo 😉
Bell’articolo!!! Grazie.
Non c’è di che 🙂