La pressione atmosferica
I venti che si creano sulla Terra sono legati a due elementi: le massa d’aria e la pressione atmosferica.
Immaginate una colonna d’aria alta dal suolo alla fine dell’atmosfera. La «forza peso» che questa colonna genera su un metro quadro di terreno è chiamata, appunto, pressione atmosferica e si misura in millibar (mb) o in ettopascal (hPa). Possiamo misurare facilmente questa pressione, perché è la stessa che viene creata da una colonna di mercurio alta 76 cm.
Nell’atmosfera si formano zone di bassa pressione (se la pressione è minore rispetto a quella delle aree vicine) e di alta pressione (se è maggiore). Quando le masse d’aria si spostano da una zona di alta pressione a una zona di bassa pressione, ecco che si formano i venti.
Ma come fanno a spostarsi le masse d’aria? Lo dobbiamo prima di tutto alla temperatura dell’aria: l’aria più calda tende a salire al di sopra di quella fredda. Se non ci fossero altre forze in gioco, le masse d’aria tenderebbero soltanto a salire e a scendere. La rotazione terrestre, però, crea una forza (la forza di Coriolis) che porta queste masse d’aria a deviare.
I tipi di vento
Come ben sappiamo, a seconda delle condizioni – umidità dell’aria, temperatura, presenza del mare, ecc. – si possono creare venti più o meno forti, fino agli spaventosi tornado che si abbattono in America ogni anno, causando quasi sempre dei disastri.
Partiamo dai venti più comuni.
La brezza
La brezza è un vento che si crea lungo le coste a causa del diverso riscaldamento tra acqua e terra. Di giorno la terra si riscalda più velocemente del mare, per cui l’aria sulla terra tende a salire, lasciando il posto all’aria più fredda proveniente dal mare (si parla di “brezza di mare”). Di notte succede il contrario ed è il mare a rilasciare più calore, richiamando aria dalla terra (“brezza di terra”).
Chi abita in montagna si renderà conto che lo stesso effetto si ha con la differenza di temperatura tra le cime dei monti e le vallate.
Temperature diverse, venti differenti
A seconda della temperatura del terreno, poi, distinguiamo aree di vento diverse. Lungo l’equatore il suolo si scalda molto più velocemente e spinge l’aria verso l’alto; questa massa si muove verso i tropici e poi ridiscende. Anche lungo i poli abbiamo simili zone di alta e bassa pressione.
Questi spostamenti permettono ai meteorologi di stabilire delle aree di corrente abbastanza precise:
– gli alisei soffiano dai tropici all’equatore
– i venti occidentali si formano dai tropici (alta pressione) alle zone subpolari (bassa pressione). Sono questi venti a determinare buona parte del clima in Europa
– i venti polari soffiano dall’estremo nord o estremo sud (alta pressione) alle zone subpolari
– i monsoni agiscono nella penisola indiana in due direzioni: nei sei mesi d’estate (la famosa «stagione delle piogge») vanno dall’oceano alla terra, nei sei mesi invernali soffiano al contrario
Venti violenti
Infine, non è una novità che sulla Terra si creino forme di vento particolarmente violente. I cicloni tropicali sono tipici delle aree tropicali e raggiungono un diametro di qualche centinaio di chilometri. È il riscaldamento delle acque e la loro grande evaporazione a generarli. Queste masse d’aria creano un circolo a “ciambella”, con una zona completamente calma all’interno (l’occhio del ciclone). Paradossalmente, se l’area perturbata è minore, la potenza del ciclone è più concentrata.
I cicloni extratropicali, invece, si formano a medie latitudini per la differenza di pressione tra i poli e i tropici. Possono raggiungere anche un diametro di migliaia di chilometri e sono loro i responsabili delle perturbazioni che interessano l’Europa.
Ho già accennato, poi, ai tornado dell’America, trombe d’aria con poche decine di metri di diametro ma che causano catastrofi ogni anno.