Che cos’hanno in comune l’autunno, la Luna piena e il monte Fuji? La risposta si trova nella tradizione giapponese: il mito di Kaguya-Hime.
La favola è una delle tante meraviglie nascoste nella terra del Sol Levante, ma altrettanto particolare è la stagione O-Tsukimi, in cui gli abitanti celebrano la Luna piena con una festa in piena regola.
Il racconto originale è datato attorno al X secolo ed è conosciuto con due nomi: Taketori monogatari («Il racconto di un tagliabambù») e Kaguya-hime no monogatari («Il racconto della principessa splendente»).
La ragazza splendente
La leggenda racconta di un vecchio tagliabambù che, passeggiando in un boschetto, si imbattè in un uno stelo di bambù splendente nella notte. Quando lo spaccò a metà, però, al suo interno trovò una ragazza così minuscola che poteva stare sul palmo di una mano.
Il vecchio immaginò che fosse un dono degli dei: infatti lui e la moglie erano vecchi e non avevano potuto avere figli. Decise quindi di portarla a casa e di crescerla. Tra le altre cose, da quel momento ogni volta che il vecchio tagliava una canna di bambù, all’interno ci trovava sempre una moneta d’oro, che gli permise di arricchirsi in breve.
La ragazza fu chiamata Kaguya-hime o, per la precisione, Nayotake no Kaguya-hime («principessa splendente del bambù flessuoso»). Crescendo acquistò una straordinaria bellezza, al punto che le si presentarono alla porta cinque principi pretendenti.
Come condizione per accettare la proposta di matrimonio, lei stabilì per ognuno di loro di recuperare un tesoro impossibile da trovare: la sacra ciotola del Buddha, un ramo di un albero dal tronco d’oro e dalle foglie d’argento, la pelle di un topo di fuoco della Cina, il gioiello multicolore sulla testa di un drago e la conchiglia nascosta nella pancia di una rondine.
Nessuno portò mai a compimento l’impresa, nemmeno con l’imbroglio, e anzi uno dei principi perse la vita nel tentativo. La ragazza rifiutò persino la corte dell’imperatore in persona.
Il ritorno sulla Luna
Intanto però Kaguya-hime diventava sempre più introversa con l’avvicinarsi della Luna piena d’autunno, scoppiando spesso a piangere. Quando il vecchio padre le chiese il motivo, lei rispose di appartenere a un altro mondo.
Non sono di questo mondo! Provengo dalla Città sulla Luna e quando sarà piena dovrò farvi ritorno.
L’imperatore la sentì e, per non lasciarla andare, circondò la casa della ragazza con i soldati. Ma dalla Luna scesero dei guerrieri per proteggere la donna, che accecarono i soldati.
Quando fu il momento, gli emissari della Luna vestirono Kaguya-hime con un abito piumato appartenuto all’ancella celeste: subito i suoi ricordi della Terra svanirono. Fu attratta da una forza invisibile, che la riportò sulla Luna.
L’elisir di immortalità dell’imperatore
Prima di andare, Kaguya-hime aveva lasciato ai genitori la sua veste fatta di fili d’oro. Inoltre lasciò un elisir di immortalità e una lettera di addio da consegnare all’imperatore.
L’imperatore la lesse, ma fu presto da uno sconforto enorme e stabilì di non voler vivere in eterno se non poteva stare con la sua amata. Per cui bruciò l’elisir sulla cima della montagna più alta del Paese, il punto più vicino alla Luna.
La montagna era, naturalmente, il Monte Fuji. Il suo nome deriva infatti dal giapponese fushi, che significa «immortalità».
O-Tsukimi, la festa di luna piena d’autunno
Cosa c’entra l’autunno con la storia di Kaguya-hime? Secondo l’antico calendario la Luna piena sarebbe stata il giorno 15 dell’ottavo mese, che corrisponde appunto all’attuale settembre.
La festa O-Tsukimi (che significa «ammirare la Luna piena») viene celebrata ogni anno in Giappone e ha origine nel Festival di metà autunno cinese. Nel tempo della sua nascita, i nobili della corte Heian (periodo tra il 794 e 1185 d.C.) si riunivano per guardare la luna piena, comporre musica e versi di poesia. Nella tradizione cinese aveva infatti un carattere poetico, mentre i giapponesi la trasformarono in una ricorrenza agricola.
Oggi questo giorno si festeggia offrendo alla Luna i tsukimi-dango (dolcetti di riso che ricordano la forma della Luna piena) e ciuffi di susuki (graminacea simile al riso). È una festa propiziatoria, ma anche un’ottima occasione per la famiglia di riunirsi attorno a un buon piatto di udon conditi, gli spaghetti tradizionali.