Introduzione
Buona parte dei medicinali che acquistate in farmacia e delle scoperte in campo medico lo dobbiamo alle passate sperimentazioni fatte sugli animali (e solo in seguito, con sicurezza, sull’essere umano). Mettendo da parte l’etica per un attimo, è indubbio che i test medici sugli animali ci abbiano fatto progredire e abbiano debellato alcune malattie un tempo mortali.
In passato forse le alternative erano poche, ma oggi è davvero necessario continuare a tormentare gli animali per progredire nella medicina? La risposta non è così scontata.
Due schieramenti: etica e tecnologie come surrogati
I dibattiti si fanno più accesi di anno in anno, con la nascita di tecnologie e tecniche che potrebbero sopperire alla sperimentazione animale.
Da una parte troviamo chi sostiene che gli esperimenti sugli animali siano inevitabili, perché non esistono metodi che offrono la stessa efficacia e sicurezza. Dall’altra c’è chi afferma che i metodi alternativi esistono eccome: simulazioni digitali, cellule staminali, stampa 3D (ormai riusciamo persino a ricreare organi interi).
Per quanto possa sembrare assurdo, anche la prima categoria potrebbe essere mossa dall’etica, soltanto che la “sopprime” in favore di un pensiero realista: l’essere umano non può rinunciare a curarsi e di sicuro non farà dei passi indietro per motivi moralisti. La storia insegna che nessun popolo lo ha mai fatto.
Teniamo presente che gli scienziati hanno dichiarato ufficialmente che gli animali sono provvisti di coscienza tanto quanto l’essere umano.
Infine esiste una terza categoria, quella degli attivisti radicali, che a prescindere dal risultato non vogliono veder soffrire le creature. Un pensiero condivisibile e nobile, ma che a volte risulta ipocrita, perché se la nostra specie è riuscita a sopravvivere e ad allungare la vita lo dobbiamo anche alla sperimentazione (e ai medicinali nati da questa, che gli stessi animalisti spesso acquistano senza chiedersi da dove provengono).
Quindi essere moralisti va bene, ma con un po’ di criterio. Come conciliare etica e necessità di progredire?
I risultati delle sperimentazioni animali
Si stima che in un anno oltre 100 milioni di animali siano usati per gli esperimenti in tutto il pianeta, di solito allevati per creare delle specifiche mutazioni genetiche. Per il 95% si tratta di topi, uccelli e pesci, a cui si aggiungono circa 60 mila scimmie.
Le stime comunque sono in difetto, non esiste un modo per avere dei dati precisi perché ogni Stato ha il suo sistema di registrazione.
Che cosa ci hanno dato le sperimentazioni animali? Per riportare alcuni esempi dei più eclatanti, dobbiamo a loro la nascita del vaccino contro la rabbia nel XIX secolo e la produzione di insulina per combattere il diabete. La penicillina è stata testata con sicurezza sui topi, le trasfusioni di sangue sui conigli e i trapianti di rene su cani e maiali. Se un giorno avremo una cura contro l’AIDS (uno dei mali del secolo) lo dovremmo alle scimmie “sacrificate”.
Senza lo “sfruttamento” degli animali, molti uomini sarebbe morti durante gli esperimenti, oppure molti medicinali non sarebbero mai stati testati e non sarebbero mai finiti sul mercato. I 20 mila pazienti malati del morbo di Parkinson non sarebbero mai stati sottoposti alla cura.
Fin qui i risultati, che sono chiaramente indubbi e che – a dispetto del pensiero moralista – in passato non si sarebbero potuti raggiungere in altri modi. Ma i tempi cambiano.
Tecniche alternative e dubbi sulla sperimentazione animale
Una delle critiche più aspre sta nel fatto che i test sugli animali non siano del tutto affidabili, perché potrebbero non applicarsi sugli esseri umani a causa delle differenze biologiche. Il 90% dei farmaci usati contro il cancro e il 98% dei medicinali nati per contrastare le patologie psichiatriche funzionano sugli animali, ma falliscono sull’essere umano.
Aggiungiamo poi che alcune malattie colpiscono solo noi umani: di conseguenza servono comunque delle tecniche alternative per trovare le cure.
Inoltre, oggi abbiamo delle tecniche sicure che potrebbero tranquillamente sostituire gli esperimenti sugli animali e ci si chiede il motivo per cui nasca una legge in proposito. In verità alcune leggi sono già state approvate. In UE, Israele e India vietano la sperimentazione animale per l’industria cosmetica; al momento si sta puntando soprattutto ad annullare l’impiego dei primati (nota: perché simili a noi umani).
Le tecnologie mediche a nostra disposizione
Già adesso, comunque, sono disponibili delle tecnologie alternative, come la «organ-on-a-chip»: si coltivano alcune staminali umane sopra a dei microchip e si imitano le funzioni di uno specifico organo, in modo da poter testare la reazione dei medicinali. Si può simulare il funzionamento di polmoni, reni, intestini e midollo osseo, e imitare l’aggressione di virus o il verificarsi di infezioni.
E non dimentichiamoci delle stampanti 3D, che saranno sempre più presenti nella nostra vita e in campo medico, con la capacità di ricreare da zero cellule umane, tessuti e persino interi organi.
In definitiva, le tecniche per soppiantare le sperimentazioni animali esistono, almeno per la maggior parte dei test necessari. Tuttavia, come spiegano gli esperti, è probabile che la sperimentazione animale non scomparirà mai del tutto: si ridurrà senz’altro, ma esistono test che non siamo ancora in grado di replicare in laboratorio in maniera efficace senza la presenza di un animale.
Per eliminare del tutto gli animali come mezzi di test nella medicina dobbiamo prima progredire. Paradossalmente, per progredire avremo ancora bisogno di sperimentazioni animali.