150mila anni fa la specie umana rischiò seriamente l’estinzione

5 Giugno 2018 | Storia

In breve

Tra 100 e 200mila anni fa la specie umana è arrivata sull’orlo dell’estinzione, scendendo ad appena 10mila o forse addirittura a 5mila individui.

Le cause sono legate alle malattie e alle infenzioni che uccisero i nostri antenati. Soltanto i pochi fortunati che, grazie a una mutazione, riuscirono a sviluppare le difese ebbero la possibilità di salvarsi.

Approfondimento

La scoperta è avvenuta a opera di un team internazionale di scienziati coordinato dalla Scuola di Medicina dell’Università della California, nel quale tra l’altro hanno collaborato l’Università di Firenze e il Cnr di Milano. Un grande sforzo congiunto che ha analizzato le caratteristiche genetiche dei primitivi.

Sapevamo già che migliaia di anni fa gli esseri umani sul pianeta Terra erano pochi, ma la situazione precipitò circa 100-200mila anni fa. Come accade spesso nella storia, sono le malattie e le infezioni a distruggere i popoli umani in tempi brevi.

Mutazione genetica contro i virus

A quanto pare alcuni sopravvissero alle epidemie grazie a una mutazione genetica che li rese resistenti a certi organismi patogeni. Infatti il nostro moderno patrimonio genetico porta la traccia di geni resi inattivi (e che invece sono ancora attivi negli scimpanzé): questi geni portano a produrre le proteine utili a far diffondere virus quali Escherichia Coli K1 e strepococchi di gruppo B.

Alla fine del periodo interessato, la situazione s’invertì: ci fu un boom demografico di esseri umani in Africa e poi nel resto del mondo, segno che la mutazione è stata trasmessa correttamente nei figli e si è insediata in modo stabile.

Quindi, se oggi stiamo ancora camminando sulla Terra lo dobbiamo all’evoluzione naturale che ci permise di disattivare i geni “pericolosi” e impedire alle epidemie di intaccare le future generazioni.

Fonti principali
«Focus Storia» n. 136, febbraio 2018
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