Pioggia e grandine
Una pioggia mista a grandine, si sa, può provocare ben più di qualche ammaccatura sulle auto. Rinchiusi in casa, con gli occhi puntati alla finestra dove i pezzi di ghiaccio continuano a impattare, lo spettacolo è indubbiamente inquietante.
Ma la grandine che siete abituati a vedere in Italia, in genere durante l’estate inoltrata, non è niente se paragonata a quella che i meteorologi definiscono come la tempesta perfetta, che secondo loro ha sfiorato la città di Montreal nel 1998.
Come si forma una tempesta di ghiaccio
Tra le manifestazioni della natura, questo tipo di tempeste è tra le più pericolose. L’aria calda, più leggera, può risalire e ritrovarsi al di sopra di un’aria più fredda. Nel caso in cui la pioggia precipiti, attraversa entrambi gli strati e di conseguenza le sue gocce si ricoprono di ghiaccio prima di cadere al suolo. Ma ancora non solidificano: il loro congelamento, infatti, avviene durante l’impatto.
È a questo punto che l’autentica tempesta ha inizio e diventa pericolosa. Le strade diventano lastre di ghiaccio, rendendo spesso impossibile la guida per mancanza di attrito. Gocce lunghe anche 15 centimetri (veri e propri proiettili di ghiaccio) creano disagio e una serie di danni che possiamo immaginare.
Il guaio peggiore sta nell’imprevedibilità della tempesta, che può mutare nel giro di qualche ora e arrivare a sommergere in poco tempo tanto i piccoli paesi quanto le grandi metropoli. E più il tempo passa, più la situazione può farsi critica.
Anno 1998 – Montreal, Canada: si rischia la tempesta perfetta
Un esempio? Una puntata di Discovery Science del 22 ottobre 2008 riporta il caso della succitata Montreal, in Canada. Nel 1998 contava all’incirca 1.800.000 abitanti e, come oggi, aveva una modesta escursione termica tra l’estate e l’inverno, passando da oltre 25°C ai -16°C (con un picco di -39,9°C nel 1957). Fenomeni tempestosi sono abbastanza comuni nella zona, motivo per cui i cavi elettrici dei paesi sono costruiti secondo rigide norme di cautela, che li aveva tutelati in passato senza troppe conseguenze.
Ma nell’anno in causa ha raggiunto proporzioni disastrose, diventando una tragedia senza precedenti. La tempesta ha coinvolto una buona parte del Canada meridionale e centro-est, arrivando fino agli Stati Uniti. Quattro milioni di persone sono rimaste senza elettricità per la caduta, a catena, dei piloni portanti. Le tubature congelate impedivano all’acqua di raggiungere le case, il riscaldamento era assente. Gli alberi caduti, i ponti chiusi e la strada impercorribile hanno bloccato ogni soccorso. Il maltempo ha continuato a imperversare per 6 giorni.
Come risultato, si ebbero 35 morti e danni ingenti per tre miliardi di euro (soprattutto all’agricoltura), senza contare il numero di animali domestici assiderati nelle stalle. L’energia elettrica è stata ripristinata tre settimane dopo.
Considerando la situazione, il Canada è stato (nella malasorte) fortunato. Se la tempesta fosse durata più a lungo, probabilmente non ci sarebbero stati sopravvissuti. Il ghiaccio che si forma a terra è pesantissimo: una goccia gelata di 15 centimetri quadrati è un vero mattone e, tra l’altro, si attacca come una colla a qualsiasi cosa. Gran parte delle strutture rischiano di crollare sotto al suo peso. I piloni che portano l’elettricità a Montreal sono lunghi chilometri e basta che ne cada uno solo per distruggere l’intera rete. Il supporto aereo diventa impossibile come quello via terra, perché il velivolo non ha una base solida su cui atterrare.
Gli effetti della tempesta si avvertono ancora oggi
In una tempesta perfetta, si inizia ad avvertire le conseguenze già al quarto giorno. Mentre nei primi tre il ghiaccio si deposita ovunque, a questo punto alberi e pali crollano per il peso. Tolta l’elettricità, in tre giorni le case congelano e gli abitanti non hanno di che scaldarsi. Gli effetti del freddo sull’uomo sono terribili (chi è curioso può dare un’occhiata a un mio vecchio articolo dove parlo degli effetti del freddo sull’uomo). I danni al cervello portano incidenti altrimenti evitabili e disorientamenti. Gli abitanti cadono presto assiderati.
Come è stato possibile generare una tempesta come quella di Montreal? La colpa sembra essere dovuta a una strana combinazione meteorologica: una bassa pressione ha spinto aria calda nella zona, quando era già presente un’aria fredda con temperature sotto lo zero. Un altro sistema di alta pressione, verso l’Oceano Atlantico, ha tenuto bloccato l’aria calda (e quindi la tempesta) per diversi giorni sopra il Canada. El Nino ha dato il colpo di grazia, spianando la via alla tempesta.
Aggiornamento [5 ottobre 2014]
A distanza di una generazione, gli effetti della tempesta continuano ad avvertirsi nei geni dei nuovi nascituri. Una ricerca denominata Project Ice Storm ha confrontato le cellule del sistema immunitario di 36 bambini con quelli di altri bambini che sono nati dopo la tempesta e le differenze non lasciano dubbi.
Per maggiori dettagli, potete leggere l’articolo dedicato al progetto.