Un dono inaspettato

Il 25 dicembre, nella città di Maebashi poco lontana da Tokyo, uno sconosciuto ha lasciato una lettera e dieci pacchi di fronte alla porta di un centro per la tutela dei minori. I pacchi contenevano delle cartelle per la scuola elementare e la lettera indicava espressamente di consegnarle alle scuole: “Un regalo per il nuovo anno”. In fondo recava la firma enigmatica di Naoto Date.

Dal manga alla realtà

Alcuni di voi avranno già intuito il collegamento. Per gli altri serve una piccola precisazione.

Ricordate il cartone animato dell’Uomo Tigre (in inglese «Tiger Man»)? I più giovani probabilmente non ne avranno mai sentito parlare o lo conosceranno solo di fama, ma chi ha vissuto in una generazione precedente non può ignorarlo. Nato da un manga del 1969, è arrivato in Italia nel 1982 e ha spopolato tra i ragazzi per la sua semplicità e la sua storia (e, diciamolo, anche per la violenza che la solita censura italiana non è riuscita a nascondere).

Cos’ha a che fare con il titolo di questo articolo? Nel manga Naoto Date era un orfano che indossava la maschera di una tigre come copertura e lottava in un ring regolare contro altri combattenti del suo stampo, accumulando vittorie su vittorie grazie a tecniche sleali e alla crudeltà. Quando, un giorno, l’orfano Kenta lo incita a uccidere il suo avversario sconfitto, la bella Ruriko prega l’Uomo Tigre di cambiare il suo stile di lotta, affinché i piccoli non crescano con una morale distorta. Da quel giorno il feroce lottatore prende la via della correttezza e della lealtà.

Il protagonista è in realtà un personaggio che ha sempre avuto un cuore d’oro ma che le circostanze lo hanno messo di fronte a scelte estreme. Ricordando il suo passato di orfano, infatti, Naoto Date offriva le vincite dei suoi incontri agli orfanotrofi del Giappone. E qui ci allacciamo alla storia di apertura.

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Meno per essere più liberi

In Italia lo chiamiamo semplicità volontaria, nei paesi anglosassoni lo chiamano downshifting (letteralmente “scalare la marcia”). Un fenomeno che ha preso piede negli ultimi tempi con una rapidità sorprendente e che è in continua crescita, tanto che la Gran Bretagna nel 2007 gli ha dedicato la settimana dal 23 al 29 aprile.

Già negli anni ’70 ne parlavano nei loro libri i filosofi Jean Baudrillard (La società dei consumi) e André Gorz (Ecologia e politica) e nel 1997 ha coinvolto il segretario di Stato al Lavoro Robert Reich, che dopo sei anni sotto la presidenza di Bill Clinton ha deciso di rinunciare di seguirlo al suo secondo mandato e di dimettersi per dedicare più tempo ai figli.

Cos’è il downshifting?

Di cosa stiamo parlando? Il New Oxford Dictionary tratta il termine sotto un aspetto puramente economico:

An instance of changing to a less pressured and less highly paid but more fulfilling career or lifestyle

Tradotto:

Il passaggio a una carriera con meno pressioni e meno guadagno, ma più gratificante

In pratica, l’abbandono di una posizione di lavoro remunerativa per ottenere in cambio più tempo libero e meno stress. Questo non significa smettere del tutto di lavorare e darsi all’ozio, non significa come molti credono ritirarsi in un’isola sperduta e dimenticare il passato: vuol dire prendere i propri spazi, dedicarsi a se stessi e ai propri hobby, scegliere un part-time e tornare a casa con la testa meno confusa e meno stanca. Vuol dire maggiore propensione a vivere la propria vita.

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Introduzione

Nota: questo articolo è una recensione e NON È il vero Cleverbot. Ho dovuto inserire questo avviso perché mi è arrivato più di un commento chiaramente intenzionato a interagire con Cleverbot. I commenti di questo genere (cioè chiaramente diretti a interagire con il bot) non saranno resi pubblici. Chi volesse porre una questione al vero robot-online non deve fare altro che cliccare nel link qui sotto e raggiungere così il suo sito.

==> Visita la pagina di Cleverbot

Un robot che si crede un umano. In questa frase si può racchiudere tutta la sostanza di Cleverbot.

Il funzionamento (per l’utente) è molto semplice: aperto il sito, basta digitare la domanda  nell’apposito spazio e premere invio. Un algoritmo selezionerà la risposta tra milioni nel suo database e la mostrerà a video, iniziando una vera e propria conversazione, fatta di affermazioni e domande su entrambi i fronti. Come in una comunissima chat.

Attraverso il tasto “Thoughts so far” è possibile aprire una schermata contenente la conversazione appena fatta e inviarla verso un’email. Il suo uso è del tutto gratuito, anche perché il creatore, Rollo Carpenter, l’ha messo in rete proprio per testare i suoi limiti e capire come evolverlo.

Capacità di apprendimento automatico

Cleverbot non è statico, non è un programma fatto e lasciato ad ammuffire. È una forma (primitiva) di intelligenza artificiale, il che significa che è capace di apprendere dalle risposte degli utenti. Se la comunità gli pone delle domande intelligenti, imparerà delle risposte altrettanto intelligenti e sarà capace di ripeterle in futuro. Fate un tentativo: proponetegli più volte la stessa domanda e vedrete che le risposte saranno quasi sempre diverse.

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Trasferimento di DNA

Che l’uomo sia una creatura particolare, nessuno può metterlo in dubbio. Nel bene o nel male la sua intelligenza è senz’altro qualcosa di introvabile in natura. Ma chi pensa che l’uomo sia una specie separata dalle altre si dovrà presto ricredere.

All’University of Texas di Arlington, negli Stati Uniti, i ricercatori hanno scoperto che il trasferimento di DNA tra animali di specie diverse non è una cosa impossibile. Capita per esempio che i parassiti e i loro ospiti mescolino i geni, oppure che insetti succhiatori di sangue “contaminino” le loro prede. I responsabili sembrano essere dei frammenti di cromosomi chiamati trasposoni, capaci di spostarsi in zone diverse del genoma e di causare quindi delle mutazioni genetiche (per questo sono anche chiamati “geni saltellanti”).

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L’Acchiappasogni, in inglese Dreamcatcher, ha avuto origine dalla cultura degli Ojibwa (chiamati in seguito Chippewa dagli europei), un popolo del Nord America che abitava un tempo l’attuale Michigan. Dopo gli anni ’60 si è diffuso nelle tribù vicine, grazie ai legami di sangue e al commercio, e infine è stato importato in occidente.

Già il suo aspetto sembra emanare qualcosa di magico. Il cerchio centrale è fatto di legno flessibile, in genere colorato di rosso, ed è avvolto da un laccio di daino o di animali da caccia, considerati sacri. Un lungo filamento di pelle crea poi all’interno del cerchio una rete simile alla tela di un ragno, dove si attaccano una o più perline. Quattro piume d’aquila sono invece legate all’esterno del cerchio, anche se oggi sono sostituite da fili di stoffa (più facili da reperire).
Vederlo muoversi al vento, davanti a una finestra, è uno spettacolo affascinante: dà l’impressione che una presenza invisibile vi stia soffiando sopra, come se volesse sussurrare qualche parola lontana e dimenticata.

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