3 è il numero massimo di persone con cui è possibile parlare in contemporanea

9 Aprile 2019 | Mente e corpo umano

In breve

Il linguaggio ci ha permesso di socializzare con più persone mentre svolgiamo delle attività, ma con un limite: il gruppo deve essere formato da 3 persone.

Con gruppi più grandi tendiamo a perdere la concentrazione e, se siamo almeno in cinque, dobbiamo alzare la voce per farci sentire.

Approfondimento

Come abbiamo già visto in un altro articolo, gli esseri umani cercano di aggregarsi in gruppi di massimo 148 individui, spesso senza esserne consapevoli. Un gruppo più numeroso porterebbe a dei problemi sociali e a difficoltà di gestione.

Sembra poco, ma se consideriamo che gli scimpanzé si uniscono al massimo in clan di 55 membri, è normale chiedersi perché noi umani riusciamo invece a convivere con un gruppo tre volte superiore. La risposta è nel linguaggio.

Parlare accelera le attività

Robin Dunbar, docente di psicologia alla Liverpool University, ha fatto un’analisi sui vantaggi del linguaggio umano rispetto al grooming delle scimmie (cioè il rito sociale con cui si puliscono in modo reciproco per cementare i rapporti).

La conclusione è evidente: mentre noi siamo impegnati nelle attività, possiamo parlare con più persone e discutere su come dividere le “prede” (che nei tempi moderni può essere visto come discutere in che modo gestire le risorse, vendere e comprare per guadagnare).

Dunbar ha provato anche a calcolare il numero esatto di persone con cui ognuno di noi può parlare in modo efficiente senza che le attività ne risentano. Per farlo, ha messo a confronto il gruppo massimo delle scimmie (55) con il nostro (148).

Tre è il numero perfetto

Nelle scimmie la relazione di pulizia è di 1 a 1, cioè ogni scimmia si occupa di una sola scimmia. Per noi umani occuparsi di un altro significa “parlare”. Il linguaggio ci rende 2,7 volte più efficienti delle scimmie (148/55=2,7), cioè il nostro rapporto di “intrattenimento sociale” è di 1 a 2,7. Questo significa che il numero ottimale di conversatori dovrebbe essere 3,7 (ovvero chi sta parlando più 2,7 persone che ascoltano).

Le osservazioni sul campo hanno dato ragione a Dunbar, visto che usciva una media di 3,4 individui. Quando le persone erano più di 4, tendevano infatti a separarsi in gruppi più piccoli.

C’è anche un altro dato che dà sostegno a Dunbar e che nasce dalla nostra anatomia. Quando il gruppo di conversatori è formato da 5 persone, siamo costretti a metterci in cerchio per starci tutti e quindi a trovarci a una certa distanza l’uno dall’altro. In un cerchio simile, dobbiamo alzare la voce rispetto al solito per farci sentire. In altre parole, il nostro apparato uditivo e linguistico sembra essersi evoluto per parlare con al massimo altre tre persone.

Fonti principali
John Reader, «Africa», Mondadori Libri, 2017, pp. 113-114
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