Perché l’essere umano cerca il potere?

27 Giugno 2018 | Mente e corpo umano

In breve

Il potere attiva gli stessi meccanismi nel cervello che entrano in funzione durante il sesso o l’assunzione di cocaina, quindi ci regala piacere e contentezza.

Quando però il potere è troppo o troppo poco, gli effetti sul nostro umore e sul nostro comportamento si estremizzano e diventano incontrollati.

Approfondimento

L’essere umano, lo sappiamo, cerca da sempre di guadagnarsi una posizione di comando. I dittatori, per esempio, hanno un atteggiamento così simile tra loro è che possibile identificarli sulla base di 5 comportamenti sempre presenti.

Ma anche chi non cerca la supremazia, non può fare altro che sentirsi soddisfatto quando acquisisce un potere sugli altri. È genetico, è nella nostra natura, e di per sé non è affatto un male.

I circuiti del piacere e dell’euforia

Quando possediamo qualcosa che tutti vorrebbero, oppure quando ci rendiamo conto che gli altri ci temono o ci rispettano per le nostre qualità, la nostra chimica vivene subito alterata. Basta una piccola quantità di potere per cambiarci dal punto di vista mentale ed emozionale.

Il potere infatti accresce il testosterone (sia negli uomini che nelle donne), che a sua volta porta da aumentare la dopamina, un neurotrasmettitore adibito «al senso della ricompensa» e responsabile del piacere e dell’euforia. La dopamina è un meccanismo molto utile nell’evoluzione: ci rende coraggiosi e più astuti, e ci abbassa il livello di ansia e di stress.

Troppo potere logora, ma anche troppo poco

Il problema nasce quando si acquisisce troppo potere o quando ci si ritrova ad averne troppo poco tra le mani. Come gran parte dei neurotrasmettitori, la dopamina funziona bene quando raggiunge un picco ottimale: se scende o sale troppo, perdiamo il controllo sulle nostre emozioni e di conseguenza sul nostro comportamento.

Più di preciso un aumento sconsiderato del potere (e quindi della dopamina) causa problemi nel giudizio e nell’empatia, e porta alla perdita di inibizioni e della consapevolezza dei propri limiti. Arriviamo a trattare gli altri come oggetti perché non ci rendiamo conto di far loro del male; anzi, il più delle volte non ci interessano neppure le conseguenze sugli altri.

Detta in altri termini, i grandi “potenti” del nostro pianeta non sono nati dittatori, ma ci sono diventati attraverso un meccanismo di accrescimento del potere, che ha sbilanciato l’equilibrio nel loro cervello e li ha resi particolarmente insensibili nei confronti degli altri. E visto che il piacere richiama piacere, è un’ascesa difficile da fermare senza un aiuto esterno.

Fonti principali
«BBC Scienze - Le meraviglie del cervello», anno 2017
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