Introduzione
Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie.
– Carl Sagan
La prossima volta che intervenite in una discussione, provate a farvi questa domanda: «Posso dimostrare quello che dico, in modo che l’altro non possa dichiarare il contrario?». Se la risposta è no, probabilmente appartenete al gruppo di persone che preferisce usare la fede invece di cercare delle certezze.
Prima di tutto vediamo di chiarire i due concetti di base: la fede e la dimostrazione.
Fede e dimostrazione: una lotta infinita
Per fede non intendo solo quella religiosa, ma qualsiasi tipo di fiducia secondo cui, anche senza prove, si dà per scontato che un’affermazione sia reale. I motivi possono essere vari: per esempio ci lasciamo convincere da una persona famosa; oppure siamo cresciuti con una certa mentalità; oppure, semplicemente, ci piace pensare che sia vera e non accettiamo la possibilità che possa essere sbagliata.
Invece con metodo scientifico intendo una dimostrazione sul campo: un’affermazione non può essere considerata vera senza prima raccogliere dei dati, scartare le ipotesi che la rendono falsa e sentire il parare di diversi individui (possibilmente esperti).
Detto in altre parole, la fede è un approccio soggettivo e personale per dimostrare un fatto, il metodo scientifico è un sistema oggettivo che dovrebbe valere per tutti.
Leggendo le due descrizioni sembrerebbe evidente che il metodo scientifico debba prevalere, perché è più rigoroso e non lascia spazio a dubbi; o meglio, ne lascia meno. Eppure non è così. Perché il popolo, a volte anche ben istruito, ha un rifiuto verso la dimostrazione dei fatti? Perché parla di complottismo, di pseudoscienza e di religione come se fossero dei dati assodati, anzi preferendo spesso criticare chi ne sa più di loro?
La fede è un approccio pericoloso per valutare un’affermazione
A nessuno piace perdere. È una questione di orgoglio personale, ma anche di evoluzione e di sicurezza: la nostra mente si rifiuta di perdere. Se la famiglia o gli amici ci hanno cresciuto con un’idea, questa si sarà radicata nella nostra testa e sradicarla sarà davvero complicato. Lo diceva già Platone con il suo mito della caverna.
Finché la fede è limitata a noi stessi e all’astratto, si potrebbe dire che il problema non si pone; anche se pure su questa affermazione ci sarebbe da discutere. Quando però la usiamo per pretendere la verità di un fatto, nascono degli orrori pericolosi. E sottolineo, pericolosi.
Internet aveva un nobile scopo alle origini, cioè diffondere la conoscenza. Nessuno allora si sarebbe aspettato che sarebbe stato un ottimo mezzo per diffondere anche l’ignoranza. Complottismi senza prove o con prove dubbie, bufale mediche, addirittura il ritorno a concetti medievali come la Terra piatta.
Possiamo fare alcuni esempi per renderci conto di quanto sia pericoloso accettare le affermazioni senza avere delle prove in mano.
L’esempio (quasi) divertente: il fungo
Partiamo da una storiella. Nel weekend avete deciso di prepararvi un bel piatto di funghi e state pensando di raccogliere dei prataioli. Sapete che alcuni funghi sono velenosi e non siete esperti, per cui una volta raccolti mostrate la foto su internet e il popolo della rete vi conferma la commestibilità del fungo, perché lo ha già mangiato.
Mentre tornate a casa in autobus, con i funghi visibili nella sportina che avete in grembo, uno sconosciuto si avvicina e vi spiega: «Le consiglio di non mangiare quei funghi, sono tossici. Si fidi, li vendo da anni e ho un negozio proprio qua di fronte». Qualche dubbio vi viene, ma poi decidete di ignorarlo: di sicuro lo fa per vendervi la sua merce e, dopotutto, vi siete già informati su internet. Così andate a casa, li cucinate e li mangiate. Il giorno dopo siete all’ospedale.
Cos’è successo? Il fatto è che avete messo su internet una foto parziale del fungo, non completa, che sembrava per l’appunto un prataiolo; il popolo non vi conosce, non si premura di controllare meglio, e quindi dà la risposta ovvia: se è un prataiolo, è commestibile. Peccato che abbiate raccolto un’amanita verna, simile per l’aspetto al prataiolo (le differenze sono minime) e incredibilmente tossica.
L’ho spacciata per una favola, ma sappiate che l’amanita verna è uno dei funghi più velenosi che esistano: finire all’ospedale è la cosa migliore che possa capitarvi dopo averla divorata.
Esempi di tutti i giorni
Adesso immaginate di espandere l’esempio del fungo ad altri settori. Avete bisogno di fortuna perché in questo periodo vi è capitato di tutto? Vi rivolgete a un cartomante, che vi spinge a spendere fior di quattrini in varie sedute. Vostro figlio sta molto male ma avete letto che i medicinali sono un complotto dello Stato per farvi spendere? Affidarvi a medicine alternative, non riconosciute, porterà con ogni probabilità ad aggravare le condizioni del bambino (se non sono riconosciute, un motivo ci sarà…).
Potremmo continuare all’infinito. Ritenete che il cambiamento climatico sia una propaganda senza senso? Andatelo a spiegare ai climatologi che – dati alla mano – vi stanno mostrando nero su bianco che gli uragani aumentano sempre più di intensità, i ghiacci si sciolgono a vista d’occhio (letteralmente) e la temperatura globale è in salita. Credete che i dogmi della vostra religione siano migliori degli altri? Prima di tutto, ricordatevi che sono stati degli uomini a scrivere quei dogmi e sono stati loro stessi ad affermare di averli scritti «perché dettati dall’alto», senza fornire uno straccio di prova; in secondo luogo, proprio perché non dimostrabili, i dogmi di una religione sono validi quanto quelli di un’altra religione, che magari professa una fede opposta; ed ecco quindi che in certe culture diventa lecito sottomettere la donna, dividere i popoli in caste gerarchiche o pretendere che gli omosessuali finiranno all’inferno.
Le credenze popolari, i complotti, le voci di chi va contro corrente spesso sono spazzatura pericolosa. A volte sono parole innocue, più spesso sono dannose. Può capitare che un “bastian contrario” abbia ragione, ma in tal caso dovrebbe portare a sostegno delle prove per supportare le sue idee. Altrimenti stiamo parlando di aria fritta.
Senza prove possiamo affermare tutto e il contrario di tutto e ritenerlo una verità. Senza prove, anche se abbiamo ragione, è come se fossimo in torto, perché non possiamo dimostrarlo nemmeno a noi stessi.
Siamo tutti ignoranti e dobbiamo ammetterlo
Quello che dobbiamo capire è che ognuno di noi può essere esperto su uno o due settori, ma è ignorante su tutti gli altri. Possiamo permetterci di fare affermazioni sui nostri settori di competenza (perché abbiamo studiato, sperimentato e visto sul campo), mentre dobbiamo essere umili sugli altri argomenti. Essere umili significa accettare le affermazioni di chi è più esperto di noi sul tema, semplicemente perché può permetterselo ed è meno ignorante di noi.
Se lavorate da vent’anni come meccanici, non vi sognerete mai di accettare i consigli del primo venuto su come montare un motore. Avete una laurea in scienze dell’alimentazione e praticate da alimentaristi da dieci anni? Di sicuro troverete orribile l’idea della dieta vegana povera di nutrienti che un vostro paziente vi propone perché «l’ha trovata su internet e ha visto che è usata da molti».
Il riassunto è che in questioni dove non abbiamo esperienze dirette sul campo, non possiamo dare sentenze. Possiamo discutere, lanciare dei consigli, chiedere; ma se l’esperto vi dice che non è così, non è così, anche se voi non lo capite. Punto. Il fatto di aver letto su internet o sui libri una grande quantità di informazioni a favore della vostra tesi conta fino a un certo punto: voi non avete comunque esperienze dirette. Potreste aver frainteso o aver letto semplicemente le fonti sbagliate.
Sia chiaro, nemmeno le parole degli esperti devono essere prese per oro colato, l’uomo è per natura fallace e imperfetto. Tuttavia gli esperti sono la migliore alternativa a noi stessi, che ne sappiamo poco o niente, per cui fino a prova contraria le loro affermazioni sono più concrete e valide delle nostre.
Se credete che non sia così, dimostratelo.