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Donna bionda davanti al portatile

La soddisfazione dell’utente è indispensabile per il successo di un sito web e va considerata sopra ogni aspetto (1)

Il primo scoglio che ci troviamo di fronte nel popolare il nostro sito è come le pagine appariranno agli occhi degli utenti. Anche se il sito è ben indicizzato e ben strutturato, se non attira il favore del pubblico avrà un ritorno piuttosto marginale.
I contenuti sono fondamentali. Il web writing (la scrittura per siti web) andrebbe studiato con attenzione prima ancora di costruire la struttura e il layout del nostro portale. Esistono regole precise su come il testo va formattato e posto all’interno della pagina per attirare opportunamente l’attenzione dei visitatori, ma in questo articolo ci concentreremo sulle domande immaginarie che dovremmo rivolgere a un utente per capire se la lettura delle pagine è di suo gradimento.

Il sito di Mashable Tech ha stilato un interessante elenco di domande, suddivise per categorie. Ne riporto il succo centrale. Quello che dobbiamo fare è immedesimarsi nel cliente e capire cosa risponderemmo se fossimo al loro posto e stessimo navigando nel sito web.

Domande per l’analisi utente nello svolgere i suoi compiti

Apprendibilità: quanto è facile per l’utente imparare il lavoro da fare? Per compiti più complicati, sono sufficienti tutorials, faq, tips, ecc.?

Intuitività: quanto è ovvio e facile eseguire il compito?

Efficienza: gli utenti stanno svolgendo i compiti in modo ottimale? Ci sono modi per ridurre il tempo per completare il compito?

Precisione: qual è la propensione all’errore? Quali sono i motivi che portano all’errore? Come possiamo migliorare l’interfaccia per diminuire l’errore ed evitare un suo ripetersi?

Tolleranza d’errore: in caso di errore nello svolgere il lavoro, quanto velocemente lo si ripara?

Memoria: è facile ricordarsi come fare il lavoro, in caso di una sua replica?

Interazione: gli elementi di interazione per svolgere il lavoro (come pulsanti, link, ecc.) sono facili da usare? Si capisce subito a cosa servono gli elementi a disposizione?

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Indipendentemente dal contenuto del blog o del sito costruito in WordPress, esistono dei plugin che considero indispensabili e che a mio avviso non dovrebbero mai mancare nell’installazione di base.
Si tratta di funzionalità che servono a migliorare la sicurezza del sito e la sua indicizzazione in rete, aiutando di conseguenza a diffonderlo attraverso i motori di ricerca e a renderlo più conosciuto al pubblico.

L’elenco dei plugin che segue non è esclusivo. Si tratta di una base, che va migliorata a seconda delle tipologia del sito e dell’uso che se ne deve fare. Ognuno è poi libero di sostituirli con plugin equivalenti, purché abbiano una buona validità e siano costantemente aggiornati.

Akismet

Ottimo per intercettare i commenti di spam. Se il vostro sito è avviato e le sue pagine cominciano a diffondersi, è probabile che sarete bersagliati da commenti pubblicitari, che c’entrano ben poco con i vostri articoli. Akismet li seleziona in base ad alcuni parametri e li mette in sospeso, in modo che possiate controllarli prima di pubblicarli.
Non solo. Nel vostro pannello di amministrazione avrete a disposizione le “Statistiche Akismet”: qui potrete visionare il numero di commenti spam bloccati, anche in un comodo grafico.
Una volta installato, occorre iscriversi (gratuitamente) per ricevere una chiave valida per l’intero sito, che dovrà essere inserita tra le impostazioni del plugin.
Plugin per WordPress: http://wordpress.org/extend/plugins/akismet/
Indirizzo per ottenere la chiave: http://akismet.com/wordpress/
Sito ufficiale: http://akismet.com/

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Uomo con la testa appoggiata sulla mano, sfondo effetto cinema

Il tutorial spiega come cambiare una foto per applicarle un effetto cinema di sicuro impatto

Se avete tra le mani la foto di un vostro primo piano un po’ “spento”, magari su uno sfondo monotono, non buttatela via. Con qualche ritocco e un po’ di fantasia potrete trasformarla in un’opera d’arte, degna di uno scatto cinematografico.

E’ quello che si propone di fare il tutorial che potete trovare a questa pagina. In 22 steps, l’autore mostra:
– come migliorare la foto per adattarla allo scopo
– come applicare attorno al soggetto un effetto “pioggia”
– come applicare alle spalle del soggetto un effetto di luce convergente, dandogli un particolare risalto
– e infine come applicare una retina in stile cinematografico

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Schermata di esempio di Youtube

Una schermata di esempio di Youtube. C’è qualche video che vi interessa avere sul pc? I siti online vi mettono a disposizione dei software gratuiti per scaricarlo

Se navigando su youtube incappate in un video che trovate particolarmente interessante, avete due alternative: salvarlo tra i preferiti del browser oppure cercare di scaricarlo sul vostro computer.
Nel primo caso l’accesso è immediato, ma capita a volte – più spesso di quanto si creda – che il video venga tolto dal sito per motivi di violazione del regolamento o per volere dello stesso autore.

Ecco allora che torna utile la possibilità di copiare il video sul vostro pc.
Esistono vari programmi da installare che permettono l’operazione – come Ultradownloader -, permettendo tra l’altro di stabilire in quale formato (in genere flv o mp4). Il problema di questi programmi è che, spesso, a un certo punto smettono di funzionare. Youtube si aggiorna, i video che sono caricati sopra pure, e il programma da voi installato potrebbe essere datato. A volte basta aggiornare il software, ma non sempre l’autore si prodiga di farlo, con il risultato che dovrete buttarvi in una nuova ricerca.

La soluzione migliore – almeno per chi ha una connessione internet decente? Fare uso dei siti online che mettono a disposizione i programmi sui loro server.
Il vostro sforzo sarà minimo: aprite il sito, inserite il link del video nell’apposita area e schiacciate “invio”. Il tempo di elaborare la richiesta, che dipende dalla pesantezza del video, e avrete a disposizione un link diretto per scaricare il file.

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Da quando è venuto alla luce, Ajax ha dimostrato subito il suo potenziale. Il suo stesso nome – acronimo di “Asynchronous Javascript and Xml” – lascia un indizio su cosa è capace di fare: chiamate “asincrone”.
Cosa significa? Ajax è stato progettato per creare applicazioni web interattive, cioè per aggiornare in modo dinamico una pagina web senza che l’utente debba ricaricarla. Una volta chiamata la richiesta, non dobbiamo aspettare che finisca per eseguire altre operazioni. In parole povere, può chiamare pagine php, eseguirle e stampare a video il risultato senza dover ricaricare la pagina.

Il potenziale è enorme. Come sappiamo, il javascript è eseguito lato client (cioè direttamente dal browser dell’utente, tant’è che è possibile far funzionare in locale una pagina html contenente script in javascript, senza bisogno di una connessione internet e di un server apposito), mentre il php è lato server (l’uso corretto in locale è possibile solo attraverso un programma che simuli un server adatto). Per eseguire un codice javascript non serve il caricamento della pagina, mentre il php ha bisogno di inviare i dati al server, elaborarli e rimandarli indietro, mostrandoli solo se la pagina viene ricaricata.
Ajax, quindi, è una vera rivoluzione.

L’unica pecca di questa meraviglia – come sempre – è che il browser deve essere aggiornato per supportarlo, anche se ai nostri giorni qualsiasi browser si prodiga per restare al passo con i tempi e raramente ne incontreremo uno “inabile”.

In questo articolo mostrerò un esempio completo su come far interagire Ajax con il php.
Prenderemo una select contenente le regioni italiane e faremo in modo che, in base al valore scelto, appaia in tempo reale una seconda select prima nascosta, contenente le province della regione. Le province saranno prese da un database, che sarà interrogato tramite php.

Nell’articolo dò per scontato che si abbia una conoscenza delle basi di PHP e di come interagisce con un database di tipo MySQL. Utile sarà anche avere una base di Javascript e di Ajax (anche minima), ma non è indispensabile: ogni parte, infatti, sarà dovutamente commentata in modo che possiate eventualmente approfondire con delle ricerche personali.

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Eccoci alla seconda parte della guida su WordPress.
In questo articolo esploreremo le funzionalità di base, vedremo come usare i menu e come sistemare le impostazioni. Soprattutto, capiremo come installare un nuovo tema e delle nuove funzionalità in pochi passaggi.

Il menu Articoli

Wordpress - menu articoli

Il menu per creare tags, categorie e articoli su WordPress

Creare le categorie è semplice. Entrare nel menu apposito e nel box “Nome” inserite il nome della categoria (libri, automobili, videogiochi, ecc.). Cliccate “Aggiungi una nuova categoria”.
Fatto. La categoria è creata.

I tags funzionano allo stesso modo. Il loro uso è però diverso: si tratta in pratica di parole chiave da associare di volta in volta agli articoli che creerete. Se per esempio state scrivendo un articolo che recensisce un libro di Michael Connelly, come tag potrete usare “recensione libri”, “Michael Connelly”. La categoria in cui inserirete l’articolo sarà invece “Libri”.
La distinzione vi risulterà naturale una volta che inizierete a scrivere.
I tag, comunque, possono essere creati all’interno degli articoli, senza mai entrare nel menu laterale specifico.

Arriviamo adesso al cuore di WordPress: la creazione di articoli, possibile nel sottomenu “Aggiungi nuovo”. Quello che vi apparirà nella sezione saranno i box base da compilare.
Nello spazio superiore dovrete inserire il titolo del vostro post, per esempio « Debito di sangue – Recensione personale del libro ». Una volta usciti dal box, WordPress vi proporrà in automatico il permalink all’articolo, ovvero l’indirizzo a cui un utente potrà accedere per vedere il vostro articolo. Come sarà presentato dipende dalle impostazioni (le vedremo in seguito). Anche qua, se non avete necessità particolari, lasciatelo così com’è, visto che è costruito in modo da indicizzare gli articoli sui motori di ricerca.

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Basta un hosting che supporti la creazione di siti in php e un database mysql. Scaricate WordPress, lo buttate online, sistemate un paio di parametri – guidati dalle istruzioni – ed ecco fatto. Il vostro sito è pronto da usare e già visitabile dai navigatori.
Tempo di realizzazione: i minuti necessari per buttare online WordPress (dipende dalla vostra connessione), più un quindici minuti per configurarlo.

Vi sembra impossibile realizzare un sito in poche ore, in modo gratuito, con un minimo sforzo e senza troppi problemi? Dovrete ricredervi.
Con i tempi che corrono, i cms (strumenti per facilitare la creazione di siti web) disponibili in rete in modo gratuito si sprecano, ma il migliore a mio avviso – e secondo il parere generale, considerando il numero di download – rimane WordPress.

In questo articolo vi fornirò qualche informazione di base, con i link alle risorse ufficiali, per iniziare a usare autonomamente WordPress e quindi costruirvi indipendentemente un sito web da zero.

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Ufficio con computer desktop

Con delle modifiche alle impostazioni, è possibile condividere i siti e il database del proprio computer in una rete lan

Il php.ini e il file httpd.conf sono il cuore di Apache: i file che permettono di settare le impostazioni del PHP e di Apache.
Volete nascondere gli errori di notice che appaiono a causa di un uso non appropriato dei vostri script? Vi serve che le vostre stringhe, quando vengono passate come post o get, abbiano il backslash davanti ai caratteri “pericolosi”, come gli apostrofi? Allora dovete mettere le mani sul php.ini.

Purtroppo non è sempre possibile accedere a questi file. Se il vostro sito si trova su un hosting a pagamento (come Aruba o Register), spesso vi dovrete accontentare delle impostazioni già settate per voi e adattarvi. Con hosting più permessivi, a richiesta, a volte potreste ottenere le modifiche volute.
Quando invece lavorate in locale, con il motore Apache installato sul vostro pc (o facendo uso di programmi “già pronti”, come EasyPHP), non avrete problemi: il computer è vostro, così come i file installati, e nessuno vi impedisce di metterci le mani (con un po’ di attenzione).

In questo articolo vedremo come modificare le impostazioni del httpd.conf al fine di:
– creare un alias (nome alternativo) di accesso per i siti, in modo da poterli raggiungere da browser digitando il nome voluto;
– condividere i siti con gli altri pc in rete;
– creare un alias per raggiungere il database mysql;
– condividere il proprio database mysql con gli altri pc in rete.

Si presuppone che i pc (dell’ufficio o dell’abitazione) siano già in rete LAN tra loro. L’esempio fa riferimento all’uso di EasyPHP alla versione 5.3.5, ma le modifiche nel php.ini possono essere apportate a chiunque abbia installato Apache e il phpmyadmin sul proprio computer.

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Spesso ci troviamo nella necessità di estrarre solo un pezzo di stringa da una frase: capita nelle anteprime delle news, dove vengono mostrati soltanto i primi ducento o trecento caratteri. Ma potremmo anche aver bisogno di scoprire se una certa stringa è contenuta in un’altra, per esempio durante una ricerca fatta dall’utente.

PHP mette a disposizione numerose funzioni per formattare una stringa.

Le stringhe (non gli interi) vengono trattate da PHP come se fossero degli array. Per estrarre la prima “u” dalla frase “Questa è una stringa”, potremmo quindi stamparla a video in questo modo:

1
2
$stringa = "Questa è una stringa";
echo $stringa[1]; //gli array partono a conteggiare le posizioni da 0

La funzione substr()

In genere, però, abbiamo bisogno di una funzione più versatile, che ci permetta di estrarre una certa stringa in modo dinamico. Ecco che ci arriva in aiuto la funzione substr(). Per estrarre i primi sei caratteri (“Questa”) della stringa precedente:

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echo substr($stringa, 0, 6);

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Homepage di Google Analytics

Google Analytics ci mette a disposizione uno strumento per monitorare la velocità di caricamento delle nostre pagine

Vi siete mai chiesti quanto impiega il vostro sito per caricare una pagina? Magari a casa avete l’adsl e notate poco la differenza tra una facciata senza immagini e una con una grafica pesante, ma – che ci crediate o no – nel nostro Paese esistono ancora zone isolate in cui arriva a malapena il vecchio 56Kb (evitiamo poi di considerare il resto del mondo).
Potreste vederli come episodi isolati e ignorarli di sana pianta, eppure anche chi è dotato di adsl si ritrova spesso a cambiare sito per impazienza quando vede la grafica apparire a scatti e il browser continuare a caricare senza sosta.

Problemi da poco? L’utente dovrà adattarsi? Niente affatto. Soprattutto perché Google ha intenzione, in un futuro non molto lontano, di penalizzare i siti lenti nelle sue ricerche. Ecco allora che monitorare la velocità del proprio website diventa obbligatorio e, per farlo, ci viene in aiuto niente meno che Google Analytics.

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