La Guerra dei Popoli è un conflitto combattuto dal 24 maggio 5:16003 (38431 d.C.) al 28 settembre 5:16074 (38502 d.C.) sul pianeta Gea, tra l'impero di Kerastra e il regno di Ystora. La guerra si è conclusa con la caduta di entrambi i regni e la nascita di un impero unificato che ha preso il nome simbolico di Regno Libero.
Le vicende del conflitto sono descritte in modo dettagliato nell'opera La via della guerra nel tempo e nello spazio.
Mentre Kerastra ha occupato i secoli ad assoggettare i piccoli regni degli uomini che ancora resistevano al suo dominio (o che di tanto in tanto si ribellavano), gli elfi riunivano le terre e i popoli non umani sotto a un unico regno chiamato Ystora. Si tratta di un regno ideale, dove non c'è una vera linea gerarchica, costruito solo per creare una linea di protezione contro l'avanzata dell'impero umano che si è dimostrato per secoli bellicoso e poco incline al dialogo. Infatti, spesso i popoli al suo interno non sono nemmeno consapevoli di farne parte.
Nel 24 maggio 5:16003 (38431 d.C.) un piccolo drappello dell'esercito di Kerastra entra nei confini che appartengono a Ystora, armati e senza preannunciarsi. Non si tratta di un attacco, ma di uno sconfinamento che porta gli elfi del regno nemico a reagire con un decreto di espulsione.
È il pretesto che Kerastra stava aspettando. L'impero degli umani risponde con una minaccia, affermando che non esiste nessun titolo ufficiale che espanda Ystora fino a quelle terre e che riconosce la loro autorità solo attorno alle città elfiche, nel lontano ovest. Intima quindi di lasciare all'esercito la libertà di passare per esplorare le terre ancora libere. Come previsto, gli elfi rifiutano la concessione.
Nei giorni seguenti diversi generali marciano al comando di plotoni separati, invadendo i confini da più direzioni senza però iniziare delle lotte armate. Gli elfi li incontrano più volte cercando un dialogo e dei compromessi; tutte le volte vengono accolti senza difficoltà e i generali sono sempre propensi al dialogo, ma rifiutano di continuo le condizioni di far ritirare le truppe o di entrare senza le armi in pugno. Nel frattempo, i plotoni avanzano sempre più all'interno formando un esercito in espansione e gli elfi sono costretti a impiegare il proprio tempo e le proprie risorse per contenerli.
Il motivo per cui Kerastra provoca gli elfi, invece di attaccarli direttamente, è il timore che alcuni popoli interni a Ystora si sentano in dovere di rispondere in caso di un attacco esterno. Spingendo invece gli elfi a fare la prima mossa, è probabile che molti gruppi rimangano in disparte non sentendosi direttamente coinvolti. Gli elfi sono consapevoli di questa strategia ed è la ragione per cui a loro volta preferiscono non reagire, ma è ovvio che senza intervenire rischiano di trovarsi in seno un pericolo sempre più ampio.
A un certo punto i soldati umani sono così numerosi che risulta difficile persino controllare i loro spostamenti. Tra gli elfi nascono dei gruppi politici opposti: da una parte si chiede di intervenire e di scacciare il nemico prima che diventi ingestibile; dall'altra c'è chi vorrebbe continuare quel logorio nella speranza che l'esercito a un certo punto retroceda o faccia la prima mossa, spingendo alcuni popoli neutrali ad appoggiare la difesa (come le fate, che possiedono delle magie particolari che potrebbero spaventare l'impero e portarlo ad abbandonare il proposito di conquista); una terza fazione afferma che la guerra è iniziata dal giorno della loro invasione e che dovrebbero preparare delle imboscate per attaccare il nemico senza preavviso.
La tensione si avverte anche nei dialogi tra gli elfi e gli uomini, che si fanno accesi. Il 6 luglio 5:16003 (38431 d.C.) un elfo reagisce alle provocazioni e nella rabbia scaglia un incantesimo contro un soldato umano, uccidendolo. È probabile che non sia stato nell'intenzione dell'elfo provocare la morte del soldato, ma soltanto di colpirlo, perché in seguito si è consegnato all'esercito senza tentare la fuga; in ogni caso il gesto ha fornito il pretesto a Kerastra per iniziare una guerra armata senza temere l'intervento dei popoli neutrali.
I messaggeri avvisano i plotoni di attaccare così com'erano stati istruiti a fare e, nell'arco di poche settimane, la zona orientale di Ystora viene messa sotto assedio. In un primo tempo gli elfi cercano il dialogo, azzardando persino un risarcimento simbolico per l'assassinio, ma si tratta di un tentativo disperato: lo scopo di Kerastra infatti non è mai stato il guadagno, ma l'espansione.
I successivi sessant'anni vedono un continuo succedersi di attacchi diretti e indiretti a entrambe le parti. Kerastra riesce inizialmente a espandersi fino quasi all'interno, ma già dopo poche settimane viene respinta e costretta a tornare al limite orientale di Ystora. Gli elfi possono contare sulla magia e sull'appoggio delle popolazioni più bellicose, tra cui figurano i centauri, che sono molto aggressivi e territoriali. L'impero invece ha un esercito decisamente più vasto e un'esperienza forgiata su secoli di guerra interna.
Le prime battaglie sono le più cruente e portano a numerosi morti, a distruzioni e a catastrofi naturali provocati quasi sempre dagli umani (avvelenamenti delle acque, disboscamenti per liberare il passaggio, massacri a scopi di intimidazione). Dopo diversi anni di lotta, Kerastra inizia a sentire gli effetti del malcontento popolare e della crisi economica per aver dedicato troppe risorse all'espansione e poche allo sviluppo interno. Le città degli uomini che erano state inglobate di recente all'impero tornano a ribellarsi: Kerastra è così costretto a interrompere l'avanzata per proteggere i suoi domini.
Dopo dieci lunghi anni dall'avvio della guerra, le ostilità tra i due imperi raggiungono un equilibrio. Le battaglie continuano, ma sono meno marcate e più brevi, e sembrano avere soltanto lo scopo di mantenere tesi i rapporti aspettando il momento propizio per attaccare. Gli attacchi provengono spesso anche da parte degli elfi, che hanno ormai sviluppato un odio profondo per l'esercito umano e per i danni che ha causato loro: rinunciano persino a tentare dei dialoghi di compresso durante i periodi di tregua.
I popoli delle Terre Antiche arrivano a isolarsi tra loro, perché si forma un clima di diffidenza e di paura crescente, fino a quando non restano soltanto gli elfi e gli umani a fronteggiarsi per un motivo che appare sempre più irragionevole. Gli elfi arrivano ad abbandonare i confini orientali lasciandoli a se stessi e restano a difendere più che altro la zona ovest di Ystora, dove si trova la loro capitale. D'altra parte, Kerastra non ha più la forza per tentare un attacco su larga scala, visto che le ribellioni interne si fanno sempre più frequenti.
Le rivoluzioni culminano nel 7 dicembre 5:16066 (38494 d.C.), quando i ribelli cercano di assassinare l'imperatore Wintar Ferlagor con l'aiuto di tre vashaar, ritenuti tra i migliori (e più costosi) mercenari dei regni degli uomini. L'assassinio dell'imperatore fallisce, ma i ribelli riescono a liberare un gruppo di prigionieri poco prima dell'esecuzione, dando un duro colpo alla corona e una nuova spinta al senso di rivoluzione.
La svolta a questa situazione di stallo si ha nel 6 giugno 5:16073 (38501 d.C.) quando Devan, uno dei rari sinkal apparsi nella storia, decide di intervenire. La sua comparsa non è casuale, ma il frutto di una lunga pianificazione che ha lo scopo di porre fine alla Guerra dei Popoli e alle inutili morti che continua a portare. Tra i due imperi in gioco, Devan sceglie di appoggiare Kerastra per una ragione pratica: è il contendente con l'esercito più vasto, che quindi può sopportare una lunga e difficile campagna di conquista contando sul numero.
Il suo piano generale è semplice. Una volta fatto cadere il regno di Ystora e unificati i popoli sotto a un'unica bandiera, ucciderà l'imperatore degli uomini e farà crollare anche Kerastra. Senza più una tirannia, le guerre finiranno e si potrà partire da un nuovo regno più moderato, memore delle ultime esperienze passate.
Devan ha aspettato il momento adatto per attirare l'attenzione dell'imperatore e convincerlo del suo valore, in modo che potesse affidargli un manipolo di soldati. L'occasione è offerta dalla città di Ritra che si era ribellata e si stava dimostrando un difficile baluardo, protetta da un potente stregone che impediva l'avvicinamento dei soldati. Una volta occupata, si ingrazia l'imperatore che gli concede un incontro e da questo momento inizia la sua scalata ai vertici militari.
Le conquiste successive delle ultime città libere nei pressi di Kerastra gli permette di acquisire truppe sempre più capaci e di iniziare un'autentica campagna di espansione. Nel corso del 5:16073 (38501 d.C.) cadono Bern e Jiva, una tra le città libere più fortificate. Dall'impero ottiene quindi l'aiuto di un manipolo di kriniel, capaci guerriere addestrate sin dalla nascita a sopportare la fatica e la privazione, mentre Devan si conquista da solo il favore dei dazar, un popolo selvaggio abituato anch'esso alla guerra.
Si concentra poi su Sarkar. La città-stato rappresenta una fortezza invalicabile, sia per la sua posizione isolata in mezzo all'oceano sia per l'esercito addestrato. Devan subisce la sua prima, pesante disfatta e si vede costretto a chiedere l'alleanza alla stirpe dei vampiri, che strappano il potere dalle mani del governatore e permettono a Kerastra di impossessarsi dell'ultimo dominio umano.
Devan non si limita a conquistare i territori liberi degli uomini, ma si espande soprattutto all'esterno. Già prima di Sarkar aveva sottomesso il Bosco delle Fate, un importante avamposto di controllo per il territorio circostante. La battaglia si era conclusa in fretta, ma prima di essere catturata una delle fate ha scagliato una maledizione su Devan che lo perseguiterà per tutta la vita, facendogli provare un continuo sentimento di tristezza.
Molto più difficile risulta essere la battaglia contro i centauri, robusti ed abili lottatori. Per garantirsi la vittoria, il generale introduce nell'esercito le truppe speciali imperiali: i mannari. Nonostante riesca a ottenere il successo, Kerastra si trova a subire perdite non indifferenti. Tra le altre cose fa la sua apparizione lo stregone Radasha, in genere neutrale nelle questioni dei popoli ma preoccupato per l'improvviso avanzamento dell'impero; il suo contributo porta ad aumentare in modo sensibile le perdite dell'impero.
Proprio in uno dei villaggi dei centauri, Devan incontra Inilel, una rara mezz'elfa rimasta orfana. Per il generale lei è il simbolo perfetto che stava cercando, perché ha nel sangue sia l'eredità degli elfi che quella degli umani. Decide quindi di prenderla sotto la sua protezione fino al termine della guerra.
Nel corso del 5:16074 (38502 d.C.) si svolgono gli ultimi importanti eventi della Guerra dei Popoli.
Le conquiste precedenti hanno aumentato la fiducia dell'imperatore nei confronti di Devan, che si vede assegnare un grande esercito per invadere le montagne dei nani. La decisione di attaccare i domini dei nani è dovuta a vari elementi: innanzitutto i nani sono degli abili combattenti e possiedono delle ampie conoscenze scientifiche; se lasciati liberi, potrebbero rappresentate un grande pericolo per l'impero una volta finita la guerra. Inoltre tra le montagne i nani nascondono tesori, segreti inaccessibili ai popoli esterni e conoscenze di varia natura che potrebbe rivelarsi un valido aiuto (oltre a infoltire le casse dell'impero).
Ma sin da subito è evidente che non sarà una battaglia facile. I nani piazzano trappole e usano dei macchinari meccanici per sfoltire l'esercito già nel primo scontro. I soldati di Kerastra, tra l'altro, sono affaticati per il viaggio e stanchi della guerra che sembra non avere mai termine; in almeno un'occasione si verifica un tentativo di assassinare il generale Devan, il quale reagisce con rabbia e imponendo delle leggi tiranniche.
La situazione peggiora quando appare per la seconda volta lo stregone Radasha. Questa volta il suo scopo non è di bloccare le conquiste dell'esercito, ma di impedirgli di raggiungere i tesori sepolti sotto le montagne dei nani, alcuni dei quali sono pericolosi se dovessero cadere in mani sbagliate. Lo stregone bersaglia l'esercito con una tormenta e mette Devan in ginocchio quando questi decide di incontrarlo e di affrontarlo. Il generale è costretto a rinunciare alle montagne dei nani e ad aggirare il territorio per continuare l'opera di conquista.
Devan torna a concentrarsi sul suo principale obiettivo, cioè l'Isola degli Elfi, capitale di Ystora. La battaglia si preannuncia già da subito una sconfitta sicura per gli umani: gli elfi sull'isola sospesa sono a migliaia e dotati di archi, ed erano già a conoscenza del loro arrivo. Altrettanti soldati si trovano nella pianura ad aspettarli, assieme a grifoni addestrati al combattimento che rappresentano una forza aerea non indifferente.
Devan capisce che è troppo tardi per tirarsi indietro e decide comunque di impegnare il suo esercito in battaglia, mentre da solo aggira l'area attraverso il Bosco di Rugiada per cercare di raggiungere il re elfo e di assassinarlo. Proprio nel bosco però viene chiuso da un incendio, appiccato in tutte le direzioni, e si scontra con il Condottiero che lo stava aspettando per impedirgli l'uccisione del re. Il duello si rivela difficile per entrambe le parti, perché ambedue gli armigeri sono dotati di capacità innaturali e di una grande esperienza in campo militare. Alla fine, tuttavia, sarà Devan a prevalere, pur riportando delle ferite importanti, e il Condottiero resterà bloccato in una buca (da lui stesso scavata come trappola) e impossibilitato a intervenire.
Il duello ha avuto comunque un effetto inatteso: il generale ha perso troppo tempo e il suo piano deve essere di nuovo modificato. Devan decide di far ritirare le truppe e si porta in campo aperto, dove poi si lascia catturare dagli elfi. Trasportato sull'isola per finire nelle prigioni, il generale si libera facilmente grazie alle sue capacità innate e raggiunge la stanza dove si trova Irianil Thäral, il re di Ystora.
Quello che è successo nella stanza non è certo, perché non esistono fonti dirette a testimoniarlo. La versione più accreditata parla di un accordo tra il re elfo e il generale: Irianil avrebbe fatto crollare il palazzo con la sua magia e inscenato la propria morte, così da far cessare le ostilità e costringere gli elfi alla resa. Un'altra versione, però, specifica che è stato il generale stesso a far crollare il palazzo sepellendo il re elfo. Quale sia la verità, l'uccisione (vera o fasulla) di Irianil Thäral segna la resa degli elfi e la caduta definitiva del regno di Ystora.
Durante il periodo in cui Devan si espandeva nei domini di Ystora, a Kerastra infiammava una rivoluzione popolare senza precedenti. La ribellione era stata innescata da Farivahin, una potente druida che si era liberata di recente da un incantesimo che la teneva prigioniera, e dal suo fedele Condottiero (lo stesso che poi affronterà Devan vicino alla capitale degli elfi).
La magia della druida non trova paragoni tra i maghi dell'impero e in breve le città crollano una dopo l'altra, aumentando la schiera di popolani che vogliono unirsi alla ribellione. Quando Devan ritorna in patria, si trova uno scenario di devastazione che non si era aspettato.
A questo punto Devan lascia cadere la maschera di generale che aveva portato fino a quel momento e rivela i suoi propositi di assassinare Wintar Ferlagor, il re di Kerastra, per unire il mondo intero sotto a un unico comando. Si allea quindi con Farivahin, il Condottiero e i dazar per l'assalto finale alla capitale. Al gruppo si uniranno anche il popolo rivoluzionario e i soldati che hanno deciso di tradire l'impero per fedeltà nei confronti di Devan.
Nel 27 settembre 5:16074 (38502 d.C.) si consuma l'ultima battaglia a Keleron. Mentre la battaglia infuria all'esterno, Devan penetra a palazzo e affronta a duello la figlia del re, Gwen Ferlagor, che si dimostra abbastanza abile da procurargli una ferita profonda e da impedirgli di raggiungere il padre per ucciderlo. Ma l'intervento del Condottiero riequilibrio le sorti: Gwen viene uccisa e il re catturato.
Qualche giorno dopo, Wintar viene giustiziato per volere del popolo, lasciando il posto vacante sul trono di Kerastra. L'evento segna la fine della lunga Guerra dei Popoli.
Dopo la caduta dei due regni nemici, Devan riunisce le terre sotto il suo comando formando un unico impero, che chiama Regno Libero. Le ostilità che avevano martoriato i popoli per decenni cessano all'improvviso. Vengono emanate nuove leggi, si avvia la ricostruzione delle città date alle fiamme, si cerca di pareggiare il più possibile i diritti e la libertà dei cittadini. I popoli iniziano un timido ritorno alla diplomazia, che tuttavia non abbraccerà l'intero impero: molte specie, infatti, sono state seriamente danneggiate dalla guerra e non hanno intenzione di integrarsi con le altre.
Dopo due anni dall'incorazione, Devan decide inaspettatamente di abdicare dal trono e passa il comando sotto la reggenza della giovane Inilel, che aveva portato con sé durante l'intera campagna di conquista. Inilel è scelta quale simbolo di rinascita, perché è l'unica creatura a essere stata generata da un'elfa e da un umano, le due specie che si erano fronteggiate durante la Guerra dei Popoli. Tuttavia la sua reggenza è temporanea e al compimento del ventesimo anno di età avrà il compito di scegliere il successivo imperatore.
L'unificazione portata avanti da Devan si farà sentire a lungo e per secoli non si verificheranno altre guerre degne d'importanza.