Il mannaro è il risultato della trasformazione di una creatura in un'altra, che diventa di fatto fisicamente più forte, mentalmente più instabile e dotata di istinti cacciatori primitivi.
Il mannaro è una specie endemica del mondo di Gea, dove è stata creata.
Il mannaro è una specie dalla duplice natura: mentre in genere ha l'aspetto di una comune creatura, durante il periodo che va dai tre giorni precedenti ai tre giorni successivi alla luna piena si trasforma in un essere feroce, istintivo e predatore. La trasformazione può avvenire in un giorno imprecisato di questo lasso di tempo. Quando la trasformazione avviene, la creatura viene invasa dall'istinto e si comporta come una belva.
La creatura che risulta dalla trasformazione può differire a seconda di quanto è profonda la maledizione e a seconda della natura dell'essere originale. In ogni caso si ha un aumento delle prestazioni fisiche, della massa muscolare e della peluria su gran parte del corpo. Si ha un aumento della statura, zanne e artigli prendono il posto dei canini e delle unghie, e l'intera ossatura del corpo si modifica per permettere al mannaro di essere scattante e reattivo. Anche la vista si acuisce, adattandosi per catturare la debole luce notturna.
Riesce ad adattarsi rapidamente agli ambienti, il che lo porta spesso ad allontarsi dal luogo iniziale. Al termine della trasformazione, la creatura originale ha in genere ricordi confusi e un senso di inadeguatezza, e nei giorni successivi crolla spesso in un periodo di depressione inspiegabile, che nasce dalle azioni compiute che la razionalità non riesce ad accettare.
La pelle su di loro [sui mannari] era diventata tesa e dura come l'acciaio, le membra si erano allungate e i muscoli avevano raddoppiato il loro volume, strappando le vesti e denudandoli. Zanne aguzze si protendevano dai musi e artigli affilati stavano spuntando dalle dita delle mani e dei piedi.
Descrizione tratta da Il Sinkal
Il mannaro viene chiamato impropriamente «lupo mannaro» e, nelle società umane, «uomo lupo». Il nome richiama l'aspetto e la natura del lupo, che da sempre nell'immaginario collettivo è l'essere feroce per eccellenza e un predatore che si nasconde nella notte; in realtà, al mannaro mancano molti dei tratti tipici dei lupi, tra cui il carattere sociale e il desiderio di crearsi un proprio clan di appartenenza.
Il mannaro ha un grado di fertilità molto basso. I suoi istinti animaleschi lo portano ad accoppiarsi spesso, in gran parte dei casi contro la volontà del partner, ma anche quando ha rapporti con altri mannari non riesce quasi mai a dare inizio a un concepimento. Quando avviene, il più delle volte il nascituro non sopravvive.
Abita qualsiasi zona dove esistano prede da poter cacciare e capita spesso che, al termine della trasformazione, la creatura originale si ritrovi in un luogo ostile alla sua natura.
La maledizione che ha portata alla nascita del mannaro è di tipo magica. Infatti, una trasformazione evoluzionistica così rapida del corpo non è naturale, così come non lo è un ritorno al punto di partenza nell'arco di pochi minuti. L'ipotesi più probabile è che la maledizione sia stata creata in laboratorio, alterando un ceppo di virus con la magia naturale oppure manipolando i geni di una creatura usata come cavia, forse incrociandoli con i geni di creature animali sempre attraverso la magia naturale. Quest'ultima ipotesi sarebbe avvalorata dalla forma stessa del mannaro, che quasi sempre ricorda animali predatori comuni.
In ogni caso, la magia posseduta dal mannaro è di tipo innato.
I motivi che hanno portato il creatore a dare vita al primo essere simile non sono noti. Si tratta forse di un esperimento sfuggito al controllo, oppure del tentativo di generare dei potenti soldati da scagliare contro il nemico.
La creazione di nuovi mannari è indipendente dal grado di fertilità e si fonda sulla trasmissione della maledizione, come una sorta di malattia. La trasmissione avviene tramite il morso, le artigliate e (più raramente) lo scambio di fluidi corporei. Il soggetto colpito viene infettato da un potente veleno che nella maggior parte dei casi lo porta alla morte in breve tempo; quando invece sopravvive, si trasforma in un nuovo mannaro.
Il processo di trasformazione è estremamente doloroso. La creatura sente le ossa, i muscoli e gli organi modificarsi dentro il proprio corpo. La magia ha lo scopo non soltanto di rendere veloce questo processo, ma anche di permettere al corpo ospite di sopravvivere in condizioni traumatiche che porterebbero a una morte certa.
Alcuni [mannari] erano già caduti in ginocchio, si tenevano le mani sulla testa o si erano addossati alle pareti dei carri, cercando loro stessi di raggiungere le sbarre. Molti di loro avevano cambiato gli occhi in un colore giallo acceso, ansimavano e si tiravano i vestiti come se strappandoli potessero evitare l'agonia.
Descrizione tratta da Il Sinkal
Il mannaro non riesce a formarsi all'interno di tutte le creature. Attecchisce particolarmente bene nelle specie che per loro natura sono già predisposte a mostrare un atteggiamento feroce, come gli esseri umani, mentre reagiscono raramente con le specie che possiedono un lato poco aggressivo, come gli elfi della luce. Invece, non riescono quasi mai ad attecchire in creature nate dalla magia o già possedute da altri tipi di maledizioni magiche.
La maledizione rende il mannaro resistente alle ferite e lo dota della capacità di rigenerare gravi danni in pochissimi minuti. Ci sono storie che raccontano di mannari che si sono riformati completamente nell'arco di poche ore dopo essere stati decapitati. La capacità di rigenerazione, comunque, dipende da quanto la maledizione è radicata e in molti casi è così debole da non offrire un'adeguata protezione quando la ferita è profonda.
Il punto di partenza della rigenerazione (e quindi della maledizione) risiede di solito nel cervello, anche se c'è più di un'eccezione a ribadire il contrario. Se si trova e si distrugge, o si danneggia seriamente, il centro che diffonde la maledizione, il mannaro non avrà più modo di rigenerarsi.
È da tener presente che se la creatura originale viene uccisa e il suo centro della maledizione è ancora integro, è probabile che si rigeneri alla successiva luna piena e ritorni completamente integro.
Devan fa uso dei mannari nel corso delle sue battaglie. La sua idea è di tenerli a disposizione per le battaglie più dure. Al momento opportuno, i mannari vengono spinti verso le truppe nemiche, privati del nutrimento per "affamare" la ferocia delle belve dopo la mutazione. Durante il giorno e le notti di luna non piena, sono usati come comuni soldati.
Nel corso di una notte di sosta, però, lo stregone Radasha (in genere neutrale) decide di intervenire, temendo che Devan si stia muovendo con intenzioni poco nobili. Evoca quindi una magia particolare, che porta alla formazione di una luna piena in cielo laddove non dovrebbe esserci. Si tratta di un'illusione magica particolare, perché pur non creando effettivamente una luna vera riesce comunque a renderla visibile a Devan, la cui in mente in genere è immune a qualsiasi tipo di illusione.
La conseguenza è che i mannari, lasciati liberi perché ritenuti non pericolosi, si trasformano e aggrediscono i compagni, provocando scompiglio.
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